MACRON TRA GLI OPERAI DEL PORTO DI LE HAVRE
«LE PEN VI RIPORTERÀ INDIETRO» E LA STACCA DI QUASI DIECI PUNTI
Il candidato rinfrancato dalla vittoria al primo turno corre a salutare la folla che lo aspetta dietro le transenne, sceglie di avvicinarsi subito a un uomo in sedia a rotelle che gli chiede cosa intenda fare contro le barriere architettoniche, «siamo andati avanti durante lo scorso mandato ma adesso dobbiamo accelerare», gli risponde, con una frase d’esordio che varrà per il resto della visita a Le Havre e per i 10 giorni che restano prima del voto decisivo del 24 aprile.
Emmanuel Macron promette di accelerare, in tutto: nell’ecologia – con lo sviluppo delle energie rinnovabili – e nel progetto di sbloccare e trasformare la società francese, il grande sogno dell’entusiasmante corsa all’Eliseo 2017 che si era un po’ perso.
Arrivato in campagna elettorale tardi, per gli impegni della guerra in Ucraina e per presunzione, il capo di Stato ora ha fretta: se vuole battere Marine Le Pen deve convincere tanti elettori di sinistra, e i giovani, che per lo più non amano il più giovane presidente della storia di Francia. Macron ha scelto Le Havre, il grande porto della Normandia dove il primo classificato domenica scorsa è stato l’eroe della gauche Jean-Luc Mélenchon (adorato dai 18-24enni), per esibire quel coraggio che finora non si era visto.
Lo accolgono «la catena dei container» (gigantesca scultura che celebra la fonte di ricchezza locale), il fumo nero di pneumatici dati alle fiamme dai portuali scontenti, ma anche il sorriso fedele di Edouard Philippe, il sindaco di Le Havre che da primo ministro è stato il co-protagonista della prima fase del macronismo per poi venire gentilmente scaricato, quando stava cominciando a diventare troppo autonomo e popolare.
A rivederli insieme ci si ricorda del momento di grazia di Macron, quel primo anno di governo nel quale l’ottimismo, la fiducia nelle competenze e nel futuro sembravano inarrestabili.
Una rivolta dei gilet gialli, una pandemia e una guerra in Europa dopo, la coppia Macron-Philippe si riforma per un giorno: le basette dell’uno e la barba dell’altro si sono imbiancate (come accadde ai capelli di Obama), ma entrambi danno la sensazione di crederci di nuovo.
Macron visita le gigantesche strutture del porto fondato 500 anni fa da re Francesco I, le macchine che scaricano dalle navi tre milioni di container l’anno e che sembrano uscite da Star Wars, e parte il primo attacco a Marine Le Pen: «Rimettere i dazi come vuole fare lei significa sconvolgere l’attività del porto. La sfida è raggiungere Anversa, non moltiplicare controlli che affosserebbero la competitività». Macron torna a vantare i meriti dell’apertura e della libertà commerciale, contro la chiusura e il protezionismo invocati da Marine Le Pen.
Il presidente alza il pollice salutando gli operai, sorride a tutti confidando in una benevolenza che qualche volta viene crudelmente a mancare: un professore di storia e geografia lo avvicina, lui gli tende la mano credendolo un fan, ma quello lo gela: «Ho un grande problema morale. C’è il fascismo, il petainismo (riferimento a Marine Le Pen, ndr ) ma non vedo perché dovrei votare per lei, non vedo la differenza».
Macron scandalizzato prova a convincerlo, poi si arrende: «Lei è insegnante, dovrebbe interessarsi di più ai fatti», e passa a stringere altre mani. Il corteo del presidente-candidato si sposta poi in un’altra zona del porto, nel grande impianto Siemens Gamesa, «l’unico al mondo che produce sia le pale sia la navetta delle centrali eoliche», spiega fiero il capo stabilimento.
Dopo l’omaggio ai container che fanno parte del paesaggio di Le Havre da cinquant’ anni, ecco il futuro rappresentato dalle energie rinnovabili «che uniscono ecologia e economia», dice Macron.
Se l’invasione russa dell’Ucraina aggrava la crisi energetica e fa salire le bollette dei francesi, il presidente cerca di tenere insieme tutto, potere d’acquisto, accordi di Parigi sul clima e innovazione tecnologica, per promettere un avvenire di sviluppo.
Marine Le Pen vuole smantellare le centrali eoliche già esistenti, Macron la tratta da donna del passato e dice che «sarebbe un controsenso, non solo non smantelliamo nulla ma costruiremo altri 50 parchi eolici marini».
Il presidente vuole accelerare tornando ai suoi fondamentali: fiducia nel progresso, nell’Europa e nell’innovazione, e la sfidante gli dà una mano assicurando che «se vinco, mio padre Jean-Marie sarà all’Eliseo». L’ultimo sondaggio Ipsos sembra premiarlo: 55% dei voti contro il 45% di Marine Le Pen, dieci punti di distacco che solo una settimana fa sembravano appartenere a un’epoca lontana.
(da il Corriere della Sera)
Leave a Reply