MAFIA CAPITALE, RAFFICA DI 44 ARRESTI: GRAMAZIO (PDL), CORATTI (PD), CAPRARI (CD) , PEDETTI (PD), OZZIMO (PD) E TREDICINE (FORZA ITALIA)
NEL MIRINO IL BUSINESS DEI MIGRANTI..I REATI: ASSOCIAZIONE DI STAMPO MAFIOSO, TURBATIVA D’ASTA E FALSE FATTURAZIONI… IL CLAN MANCUSO ARRUOLATO PER LA CAMPAGNA ELETTORALE EUROPEA DI ALEMANNO IN FDI
Mazzette una tantum, stipendi mensili, acquisti di case e assunzioni di parenti e amici nelle cooperative di Salvatore Buzzi, gestite all’ombra di Massimo Carminati.
Il tutto in cambio di favori nell’assegnazione di appalti e lavori di ogni tipo.
C’è mafia ma c’è anche molta corruzione nella seconda ondata di arresti dell’inchiesta sul “Mondo di mezzo”.
Quarantotto gli indagati nell’ordinanza firmata dal gip di Roma Flavia Costantini di cui 44 arrestati all’alba dai carabinieri del Ros (19 in carcere e 25 ai domiciliari) perchè accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni e trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante delle modalità mafiose.
LA LISTA DEI 44 ARRESTATI
Gli arresti. Una seconda scossa che tocca la destra e la sinistra e che arriva dritta alle istituzioni. Comune, soprattutto, ma anche Regione.
In carcere finisce Luca Gramazio, ex consigliere capogruppo Pdl in consiglio comunale e poi in Regione: il procuratore aggiunto Michele Prestipino e i pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli lo accusano di avere messo le sue cariche istituzionali al servizio dell’associazione guidata da Massimo Carminati.
Di avere elaborato con loro “le strategie di penetrazione nella Pubblica Amministrazione e di essere intervenuto direttamente e indirettamente nei diversi settori della pubblica amministrazione di interesse dell’associazione”.
Sarebbe in sostanza ritenuto il collegamento tra il clan e le istituzioni.
Ma non è l’unico. Arrestato anche Mirko Coratti, ex presidente del consiglio comunale in quota Pd, dimessosi a dicembre dopo la prima ondata di arresti.
Insieme a lui, dietro alle sbarre finisce anche il suo capo segreteria, Franco Figurelli. Secondo l’accusa, avrebbero ricevuto la promessa di 150mila euro, la somma di 10mila e l’assunzione di una persona segnalata da Coratti in cambio di una serie di piaceri alle cooperative di Salvatore Buzzi.
In una intercettazione il patron delle Coop dice: “Me sò comprato Coratti, lui sta con me”.
Dietro alle sbarre pure Daniele Ozzimo, ex assessore alla Casa dem: anche lui aveva lasciato la Giunta dopo essere risultato indagato nell’inchiesta su Mafia Capitale. Per il gip era al servizio di Buzzi. Con lui, è indagata tutta la sua segreteria politica: ai domiciliari Angelo Marinelli e la sua assistente Brigidina Paone.
I pm contestano al consigliere Pd, di avere ricevuto da Carminati&Co una costante “erogazione di utilità a contenuto patrimoniale, comprendente anche un’assunzione” per favorire le attività della coop 29 Giugno.
Ancora. Tra gli arrestati anche Angelo Scozzafava, ex capo dipartimento alle Politiche Sociali di Roma.
In carcere pure Pierpaolo Pedetti, anche lui eletto eletto consigliere comunale nel 2013 con il Pd, presidente della Commissione Patrimonio.
Insieme a lui anche un dipendente del suo dipartimento, Mario Cola. L’accusa nei suoi confronti è di essersi fatto acquistare un appartamento “per il compimento di atti contrari ai suoi doveri di ufficio”, riguardanti in particolare l’emergenza abitativa, business che interessava molto a Buzzi.
C’era anche chi preferiva avere uno stipendio fisso dalla banda: è il caso di Giordano Tredicine, consigliere comunale e vicecoordinatore regionale di Forza Italia e rampollo della discussa famiglia di venditori ambulanti che gestiscono, quasi in esclusiva, tutti i camion bar di Roma.
Secondo il gip che ha disposto per lui i domiciliari, si era messo al servizio di Buzzi e Carminati, in cambio di “continue erogazioni” di denaro. In un’intercettazione telefonica i due dicono: “Giordano s’è sposato con noi e noi semo felici de stà con lui. E’ un serio e poco chiacchierato nonostante faccia un milione di impicci”.
Carcere, invece, per Massimo Caprari, capogruppo di Centro Democratico, formazione di Bruno Tabacci che nel 2013 riuscì ad eleggere in assemblea capitolina un solo consigliere comunale in alleanza con Ignazio Marino: anche per lui remunerazione costante e l’assunzione di un amico.
Indagato anche Andrea Tassone, ex presidente del X Municipio, costretto dal Pd a dimettersi dopo essere finito impigliato nelle maglie della prima ordinanza per rapporti poco chiari con Buzzi: da stamattina è ai domiciliari. Per i pm avrebbe ricevuto 30 mila euro in cambio di una serie di favori a Buzzi e Carminati riguardanti la gestione delle spiagge di Ostia.
Tra gli indagati ci sono anche l’ex segretario regionale della Lega Coop, Stefano Venditti, e il direttore del Dipartimento Politiche Sociali della Regione, Guido Magrini, e il sindaco di Castenuovo di Porto, Fabio Stefoni.
Infine ai domiciliari il costruttore Daniele Pulcini.
Le perquisizioni alla “Cascina”.
Arrestati anche Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Francesco Ferrara, tutti manager della cooperativa “La Cascina” vicina al mondo cattolico, perquisita stamattina dai carabinieri.
Per Ferrara è stato disposto il carcere, mentre nei confronti degli altri tre sono scattati i domiciliari.
Secondo il Gip, Luca Odevaine avrebbe ricevuto dai quattro “la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014”.
Le perquisizioni sono scattate non solo a Roma ma anche in Sicilia e in particolare a Mineo e a Piazza Armerina.
Le intercettazioni svelerebbero infatti il sistema di corruzione attorno al Cara e il tariffario delle mazzette sui migranti: “Facciamo un euro a persona” diceva Odevaine.
L’ordinanza.
Secondo i ros, l'”articolato meccanismo corruttivo” faceva capo proprio a Odevaine che, “in qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’ accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, è risultato in grado di ritagliarsi aree di influenza crescenti” in questo specifico settore.
Nell’ordinanza si legge che Odevaine “riceveva da Cammisa, Ferrara, Menolascina e Parabita la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014”, per favorire il gruppo La Cascina nella gestione dell’emergenza profughi.
Secondo l’ordinanza avrebbe ricevuto tali somme “in parte, direttamente ovvero per il tramite di Stefano Bravi e di Marco Bruera, i quali unitamente a Gerardo e Tommaso Addeo curavano la predisposizione della documentazione fittizia finalizzata a giustificare l’ingresso delle somme nelle casse delle fondazioni e delle società riferibili a Odevaine”.
Il gip ha però rigettato la richiesta della procura di emanare un nuovo provvedimento di arresto per Odevaine (comunque già in carcere a Torino da sei mesi).
Stessa decisione per Giovanni Fiscon, ex dg di Ama, attualmente agli arresti domiciliari a Roma. Salvatore Buzzi è stato invece colpito da un nuovo provvedimento restrittivo: è già detenuto a Nuoro dallo scorso dicembre.
Secondo gli investigatori la sua figura è “centrale”: il patron delle cooperative sociali, già coinvolto nella prima fase dell’inchiesta, è stato capace di assicurarsi “mediante pratiche corruttive e rapporti collusivi, numerosi appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate”.
Proprio 3 giorni fa il gip aveva disposto il giudizio immediato per Carminati e altri 33 imputati coinvolti nella prima ondata di arresti. Il processo inizierà a novembre.
“I clan per la campagna elettorale di Alemanno”.
Dall’ordinanza emerge anche che il clan ndranghetista Mancuso sarebbe stato arruolato nella campagna elettorale di Gianni Alemanno al Parlamento europeo. Stando a quanto si legge negli atti “a fronte di una richiesta di sostegno da parte di Alemanno, sin dalla fine del mese di marzo 2014, in vista delle elezioni europee del 25 maggio 2014, Salvatore Buzzi aveva espressamente richiesto, per il tramite di Giovanni Campennì, appoggio all’organizzazione criminale calabrese (di cui quest’ultimo è ritenuto espressione), per procurare i necessari consensi in occasione della campagna elettorale dell’ex sindaco di Roma”.
Una richiesta che Buzzi non esiterà a dettagliare nel corso di una telefonata con lo stesso Campennì, intercettata dagli investigatori.
Nonostante il ras delle cooperative tenti di far passare la richiesta come “come innocua e legittima istanza volta ad ampliare il consenso elettorale (“Basta che non sia voto di scambio…. tutto è legale … uno po’ votà gli amici???!!!”), nell’ambito di una circoscrizione elettorale particolarmente ampia, Buzzi, pur cogliendone al volo l’illiceità , non si tira indietro: “Va bene…. allora …. – sottolinea – è qua la famiglia? La famiglia è grande…un voto gli si dà “.
Maria Elena Vincenzi e Giovanna Vitale
(da “La Repubblica“)
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