MEDIASET, RUBY E MONDADORI, LE GHIGLIOTTINE IN ARRIVO
I DIECI GIORNI CHE POSSONO SCONVOLGERE IL MONDO (DI BERLUSCONI)
In politica va (quasi) tutto bene, dice Silvio Berlusconi, evidentemente soddisfatto di come sta lavorando il governo che lo ha salvato dall’irrilevanza.
Intanto però si avvicinano i dieci giorni che potrebbero sconvolgere il mondo: almeno quello berlusconiano.
Salvarlo o affondarlo.
Si parte il 19 giugno: la Corte costituzionale si pronuncerà sul destino del processo Mediaset, in cui l’ex presidente del Consiglio è già stato condannato in appello a 4 anni; 24 giugno: prevista la sentenza per il caso Ruby, per il quale l’accusa ha chiesto una condanna a sei anni; 27 giugno: entra in scena la Corte di cassazione, che deciderà in maniera definitiva se Berlusconi deve pagare a Carlo De Benedetti i 560 milioni che gli sono stati imposti come risarcimento per avergli strappato la Mondadori grazie a una sentenza comprata.
In dieci giorni , due condanne penali e una batosta economica.
Lui, sulla scena della politica, manda segnali rassicuranti: “Siamo riusciti a mettere insieme il centrodestra e il centrosinistra ponendo fine a una lunga guerra fredda, a una guerra civile. Abbiamo un governo forte che può fare quelle riforme che una sola parte non poteva fare”.
Intanto i suoi avvocati, sulla scena giudiziaria, lo paragonano a Luigi XVI alla vigilia della ghigliottina.
Che cosa accadrà davvero?
I dieci giorni che sconvolgeranno il regno di Arcore si apriranno a Roma il 19, con il responso della Consulta su una vecchia questione rimasta per anni a riposare sotto le ceneri. Il 1 marzo 2010, il Tribunale di Milano, impegnato a giudicare in primo grado Berlusconi per la colossale frode fiscale del cosiddetto caso Mediaset (40 milioni di euro sottratti al fisco con giochi di prestigio tra società estere e società italiane impegnate a trattare diritti televisivi), non gli ha concesso il legittimo impedimento che aveva chiesto perchè impegnato in una riunione del Consiglio dei ministri.
I difensori Niccolò Ghedini e Piero Longo sollevano davanti alla Consulta un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato (quello giudiziario e quello esecutivo).
La Corte riceve il ricorso e lo tiene in un cassetto. Arriva la sentenza di primo grado, che condanna a 4 anni. Arriva l’appello che conferma.
Ora finalmente il cassetto si apre e la questione viene affrontata.
Se sarà data ragione al tribunale, avanti come prima.
Se la ragione sarà dell’imputato, su quell’udienza del 1 marzo dovrà pronunciarsi la Cassazione, che potrebbe perfino azzerare tutto e ordinare la celebrazione di un nuovo appello (in questo caso, la prescrizione salverà ancora una volta Berlusconi).
Più probabile però l’annullamento dell’ordinanza del tribunale emessa quel giorno, ma senza conseguenze sul resto del processo.
Così, la conferma definitiva della condanna farebbe diventare operativa anche la pena accessoria: 5 anni d’interdizione dai pubblici uffici, ovvero la perdita per Silvio del suo seggio in Senato.
Cinque giorni dopo la Consulta, arriverà la decisione del Tribunale di Milano che stabilirà se Berlusconi è colpevole di concussione (per le pressioni esercitate sui funzionari della questura per far liberare Ruby) e di prostituzione minorile (per i suoi supposti rapporti a pagamento con la ragazza).
Anche in questo caso c’è una pena accessoria, prevista per legge per chi è ritenuto colpevole di reati contro i minori: l’interdizione dai pubblici uffici, a vita.
Ma scatterà soltanto dopo l’eventuale conferma in appello e in Cassazione.
Tre giorni dopo, la Suprema corte dirà se la Fininvest di Berlusconi dovrà sborsare i 560 milioni alla Cir di De Benedetti.
Condannato in primo grado e in appello, questa sarà la decisione definitiva sulla questione. “È un esproprio”, aveva commentato a suo tempo Marina Berlusconi, “l’ennesimo scandaloso episodio di una forsennata aggressione che viene portata avanti da anni contro mio padre, con tutti i mezzi e su tutti i fronti, compreso quello imprenditoriale ed economico”.
Per i giudici, invece, è soltanto il congruo risarcimento per aver strappato al concorrente, con una sentenza comprata, la più grande casa editrice italiana.
Come se non bastasse, a luglio arriverà anche la sentenza su Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, accusati, in un processo parallelo a quello chiamato Ruby1, di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile.
Non coinvolge direttamente Berlusconi, ma potrebbe confermare il quadro delle feste di Arcore, poichè ai tre imputati è addebitato di aver portato all’ex presidente del Consiglio le ragazze, tra cui la minorenne Ruby.
Intanto la politica va avanti facendo finta di niente, come un mondo a parte, come un universo parallelo in cui lo statista Silvio Berlusconi è azionista di un governo impegnato a salvare l’Italia e a produrre grandi riforme.
Gianni Barbacetto
(da “il Fatto Quotidiano“)
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