MEDIASET SANTIFICA BERLUSCONI
L’EX CAVALIERE PER RIMONTARE, IN VISTA DEL VOTO, ATTACCA PM E CONSULTA NELLO STUDIO DELLA D’URSO SU CANALE 5
Berlusconi cerca il miracolo. Lo fa a casa sua, a Cologno Monzese, negli studi di Barbara D’Urso, la platea che un anno e mezzo fa lo ha aiutato a risorgere quando tutti lo davano per spacciato.
Il suo è un comizio di un’ora e mezzo dove si fa accompagnare dalla conduttrice a parlare di paludi della politica come di Dudù, dalla corte costituzionale all’affidamento ai servizi sociali e a Beppe Grillo, definito “uno sfasciacarrozze che ha mandato in parlamento degli urlatori come lui”.
È arrivato di buon pomeriggio, senza troppi annunci come del resto farà stasera collegandosi a Piazza Pulita, la trasmissione della 7 condotta da Corrado Formigli.
In camerino con lui Mariarosaria Rossi e Deborah Bergamini, pochi altri fedelissimi che di volta in volta si sono affacciati per salutarlo. Padrone di casa, ovviamente.
Nello studio 10, scenografia di Domenica Live e di molti altri programmi, c’era un fabbro.
Fu lui, abituato com’era all’epoca, a tirare fuori il blocchetto degli assegni e a comprare lo studio. E alcuni che oggi sono al seguito della corte dei miracoli c’erano già allora.
Una volta in diretta torna Berlusconi, il solito. Non risparmia attacchi alla magistratura, ai “pubblici ministeri di sinistra” e nemmeno alla corte costituzionale, “11 membri di sinistra, solo quattro vicini al centrodestra”.
Ci arriva nel rispondere alla prima domanda della D’Urso, quella sull’affidamento ai servizi sociali: “Ho già parlato con una delle loro assistenti, mi sono messo a disposizione, credo che già da oggi dovrei essere convocato da coloro che gestiscono il centro dove andò a fare animazione o, comunque, quello che loro vorranno. Non è un problema. Sono a loro disposizione”.
Non pronuncia mai la parola condanna, perchè l’uomo davanti alle telecamere ci sa stare.
L’ora nel camerino gli è servita per ripassare un copione. Se uno si sintonizzasse e non conoscesse la sua storia, non essendoci il contraddittorio, può avere l’impressione di trovarsi davanti a un volontario, non a una persona che deve scontare una pena passata in giudicato.
Poi — prima di tirare una stoccata a Napolitano “non firmò una legge e mi fece perdere credibilità in Europa” — nella sua domenica, rispolvera l’argomento Matteo Renzi.
“Io non ho mai detto di aver rotto con lui un dialogo. È stato un fraintendimento dei giornali. Con Renzi al quale non nascondo la mia stima, l’enorme capacità lavorativa e la simpatia, abbiamo una intesa per quello che riguarda la legge elettorale , che è una legge ordinaria. Sulle riforme le nostre obiezioni sono arrivate quando Renzi ha iniziato a parlare di nomine dei sindaci al Senato, di senatori nominati direttamente dal presidente della Repubblica. Quello non era in discussione. Io credo fermamente che delle riforme alla carta costituzionale siano necessarie per il governo del Paese. Ma non così. Il presidente del Consiglio ha pochi poteri, non può neanche sostituire un ministro. Sono 64 giorni che Renzi siede a palazzo Chigi e ha già aumentato le tasse sulla casa che saliranno del 32-34%, ha aumentato le imposte sui conti correnti elevandole al 26%, un punto di più della media europea. Insomma, Renzi non fa che continuare le vecchie abitudini della sinistra. Non c’è altro modo per abbassare le tasse che tagliare la spesa pubblica, noi abbiamo indicato dove, ma non sempre è stato possibile farlo perchè contro di noi c’è stato lo schieramento dei sindacati e dell’opposizione di sinistra che ha seguito la strada del tanto peggio tanto meglio. Ora — prosegue — vogliono consegnarci alla damnatio memoriae parlando dei 9 anni dei 20 anni in cui abbiamo governato come fallimento, come se noi non avessimo fatto nulla e invece io ho qui le 40 riforme fatte in 9 anni di governo. Abbiamo fatto più noi in 9 anni che tutti i 50 governi dal ’48 a oggi”. Per poi concludere. “Bisogna arrivare all’elezione diretta del presidente della Repubblica”.
Sull’argomento Alfano, a domanda precisa della D’Urso, l’ex cavaliere non entra nel merito. Non usa la parola traditore – a vederlo in faccia l’avrebbe voluto fare — ma appare quasi scontato che nelle prossime elezioni politiche, non le europee, l’obiettivo è di riportare a casa i fuoriusciti e non di continuare a perdere pezzi.
“È il tempo di creare una grande casa dei moderati. Purtroppo, fino a oggi, il male di questo Paese è che gli italiani hanno sbagliato a votare. Ma la politica ha bisogno di essere svecchiata, di ripartire, non di incancrenirsi in interessi di bottega”.
Il pubblico applaude. Lo invoca. Ma troppo facile, è a casa sua.
Non sappiamo se la stessa platea la troverebbe da Michele Santoro. Probabilmente no. Anche pare che abbia deciso che andrà anche a Servizio Pubblico.
Insomma, Berlusconi, da come parla e come si muove, non ha nessuna intenzione di farsi da parte. Giudica la pratica europee una transizione, quasi persa.
Parla di svecchiamento della politica, ma lui a mollare non ci pensa assolutamente.
Emiliano Liuzzi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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