MES, CADONO GLI ALIBI: NESSUNA SORVEGLIANZA RAFFORZATA, NESSUNA TROIKA, NESSUNA CONDIZIONE SE NON SPENDERLI REALMENTE PER LA CRISI SANITARIA
CHI DIRA’ NO AL MES SENZA CONDIZIONI FARA’ SPENDERE AGLI ITALIANI FIOR DI MILIARDI DI MAGGIORI INTERESSI PER RECUPARE PRESTITI ALTROVE… SE LI PAGHINO DI TASCA LORO
Nessuna sorveglianza rafforzata, nessuna troika, nessuna missione di controllo in Italia al di là di quelle “standard” previste nella cornice del ciclo di sorveglianza del Semestre europeo, nessun programma di aggiustamento macroeconomico da chiedere agli Stati che faranno uso delle risorse del Meccanismo europeo di stabilità .
Alla vigilia dell’Eurogruppo di domani, la Commissione europea chiarisce i termini dell’accesso alla nuova linea di credito per le spese sanitarie istituita nel Salva Stati per far fronte alla pandemia.
La Commissione, scrivono i commissari Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni dando conto in una lettera all’Eurogruppo di un rapporto redatto insieme alla Bce, vigilerà solo sull’uso delle risorse, 2 per cento del pil nazionale, affinchè vengano effettivamente usate per le spese dirette e indirette legate alla sanità in emergenza coronavirus.
La lettera del vicepresidente della Commissione e del Commissario all’Economia chiede l’approvazione dei ministri delle Finanze dell’Ue che si riuniranno domani in videoconferenza e dovrebbe ottenerla.
La firma anche Dombrovskis, da sempre ‘falco’ dell’austerity, anche se in questa fase pandemica ha lasciato questa parte agli Stati del nord Europa, muovendosi con una Commissione europea che sta spingendo per l’adozione di misure comunitarie.
Il problema restano gli Stati membri, che continuano a muoversi per interessi nazionali. A sera gli sherpa dell’Eurogruppo, riuniti oggi in videoconferenza, discutono a lungo della durata dei prestiti (l’Olanda li vuole brevi) e per distinguere spese dirette e indirette, soggette a condizioni o meno.
Giorni fa l’Olanda aveva chiesto di stabilire una sorveglianza rafforzata anche sulla nuova linea di credito istituita per la crisi pandemica. Oggi la Commissione detta un approccio totalmente diverso.
A Roma, il ministro Roberto Gualtieri è soddisfatto, si tratta di una soluzione per la quale il governo italiano ha lavorato molto contro i ‘falchi’ del nord.
“Accolti tutti i nostri rilievi”, dicono dal Mef. Piuttosto, il punto sarà capire quali altri Stati chiederanno il prestito del Mes insieme all’Italia per evitare il cosiddetto ‘effetto stigma’, segnale negativo per i mercati. Se a darlo fosse un paese solo, sarebbe peggio che chiederlo in compagnia.
A quanto si apprende da fonti istituzionali greche, la Grecia sta aspettando di capire cosa farà l’Italia, dove appare scontato che il ricorso al Mes verrà chiesto, con un dibattito e un voto in Parlamento, come da prassi costituzionale e come ha sempre precisato Giuseppe Conte, stretto tra le critiche di una parte del M5s al Salva Stati e il resto della maggioranza di governo favorevole all’uso dei 36 miliardi che arriverebbero da questo strumento europeo.
Insieme all’Italia, l’accesso ai fondi del Mes potrebbe essere richiesto dalla Spagna e dal Portogallo, altri due paesi del fronte del sud che in questi mesi si è scontrato con l’Olanda e gli altri Stati del nord più rigoristi sulle risposte comunitarie alla crisi.
Ma il governo spagnolo resiste a questa ipotesi. Secondo quanto riferiscono fonti spagnole, il Mes non è il primo dei pensieri di Pedro Sanchez, anche se i più sono convinti che anche per Madrid arriverà il momento di chiedere quei soldi: missione non facile per un paese uscito da poco dalle cure della troika, anche se in questo caso da Bruxelles promettono che la troika non ci sarà . In Spagna il Mes spaventa lo stesso una popolazione già colpita dalla crisi economica prima della pandemia.
In Francia il dibattito sul Mes non è ancora maturo. Nel senso che l’argomento non produce polemica politica ma non è all’ordine del giorno: dunque, la Francia, altra alleata dell’Italia in questa battaglia, potrebbe decidere di non chiedere un prestito al Salva Stati, per lo meno non subito.
La Commissione europea ha anche prodotto una documentazione sull’eleggibilità di ogni Stato membro per l’accesso alle risorse del Mes.
Da quanto si legge nella documentazione consultata da Huffpost, nessun paese dell’area euro corre rischi di insolvenza del sistema bancario, nè problemi di sostenibilità del debito pubblico, benchè questa percentuale in rapporto al pil crescerà ovunque per effetto delle spese da sopportare nella crisi pandemica.
Nemmeno l’Italia avrà problemi in questo senso: dal 160 per cento delle previsioni economiche per quest’anno, il debito pubblico dovrebbe calare al 140 per cento tra dieci anni.
È ancora una cifra altissima, naturalmente. Ma, scrive la Commissione, “il profilo” del debito pubblico italiano e la sua “posizione esterna mitigheranno le vulnerabilità ”. In particolare, “i tassi di interesse dovrebbero rimanere contenuti dagli standard storici per tutto il periodo di proiezione, anche in condizioni più avverse. L’importante quota del debito pubblico detenuta in Italia e l’evoluzione stabile delle riserve di liquidità contribuiscono anche alla resilienza della posizione del debito alle fluttuazioni del mercato globale”.
Certo, continua la Commissione, c’è “un certo grado di incertezza, legato a rischi di responsabilità potenziale derivanti dal settore privato, se non funzioneranno le garanzie statali per le imprese e i lavoratori autonomi durante la crisi Covid-19”.
Ma “nonostante i rischi, la posizione del debito rimane sostenibile nel medio termine”, “il rapporto tra debito e pil dovrebbe mettersi su una sostenibile traiettoria discendente nel medio periodo”.
Conte naturalmente pensa anche ad altri strumenti. Oggi ha parlato al telefono con Ursula von der Leyen che sta negoziando con tutti i leader europei al fine di costruire la proposta della Commissione sul recovery fund inserito nel bilancio pluriennale dell’Unione, ancora tutto da concordare.
La proposta dovrebbe arrivare non prima del 20 maggio e non appare scontato un ok finale a giugno, orizzonte temporale indicato dal governo di Roma.
Pesano anche le incognite rispetto all’approvazione del pacchetto all’Europarlamento, che la prossima settimana in plenaria voterà una risoluzione per piantare i suoi paletti intorno a questa trattativa.
All’inizio dell’anno il Parlamento europeo aveva proposto una mediazione sul bilancio più generosa rispetto a quella del Consiglio: naturalmente è stata bocciata dagli Stati membri per i veti dei cosiddetti paesi ‘frugali’ del nord Europa, che hanno bloccato l’intesa.
Ma Gentiloni resta fiducioso. Per il Commissario all’Economia, anche la sentenza della Corte Costituzionale tedesca critica del Quantitative easing della Bce aiuterà la composizione dell’intesa sul recovery fund. “Paradossalmente — dice Gentiloni – potrebbe essere un incentivo per il piano di risanamento, non qualcosa che indebolisce gli argomenti per rafforzarlo. Può essere un’allerta che si aggiunge alle parole di Mario Draghi o Christine Lagarde, e che chiede agli Stati membri di sviluppare strumenti comuni di politica fiscale e non lasciare la Bce sola ad affrontare la crisi e i momenti difficili”.
Nessuna troika quindi: l’unico vincolo agli stati che scelgono di utilizzare il Mes per la crisi in corso «è che quei fondi siano utilizzati per l’emergenza sanitaria»
La lettera inviata dai commissari Paolo Gentiloni e Valdis Dombrovskis al presidente dell’eurogruppo Mario Centeno, alla vigilia dell’incontro tra i ministri delle Finanze dei 19 paesi che hanno adottato l’euro di venerdì 8 maggio, cancella ogni alibi per chi teme che l’utilizzo del Meccanismo europeo di stabilità preannunci un’austerity alla greca.
La Commissione europea limiterà il suo controllo «sull’uso effettivo dei fondi di sostegno alla crisi pandemica per coprire i costi sanitari diretti e indiretti, riflettendo l’unica condizione legata alla linea di credito».
(da agenzie)
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