MINEO: “NEL PROGRAMMA ELETTORALE DEL PD NON C’ERA SCRITTO DI SEGUIRE SACCONI NELLA SUA CROCIATA CONTRO L’ART.18”
FASSINA: “PIU’ SINTONIA CON PAPA FRANCESCO CHE CON RENZI”
“Io sono uscito dall’aula, non ho votato la fiducia. Quando mi hanno candidato, non c’era certo nel programma l’idea di dividere i sindacati o di dare ragione a Sacconi nella sua crociata contro l’articolo 18. Ma il dato è quello che è: Renzi ha vinto, ha costretto a capitolare i suoi oppositori. Questo gruppo che era di 14 ‘oppositori’ si è diviso, con alcuni che poi hanno votato la fiducia. La cosa più significativa forse l’ha fatta Tocci, che si è dimesso”. Sono queste le parole di Corradino Mineo, senatore della minoranza Pd, ad Agorà , su Rai Tre.
“Secondo me adesso la minoranza Pd è molto più debole – afferma Mineo -. Io il maxiemendamento l’ho letto, e non prende neanche tutte le promesse fatte nella direzione del Pd. La nostra battaglia per il momento si è conclusa con una sconfitta. “Cercavo il modo migliore – aggiunge il senatore – di dire al mio premier che di forzatura in forzatura si lasciano troppi cadaveri per terra. E non credo che il buffetto dato dalla Merkel ieri al governo italiano cambierà l’atteggiamento della Ue. Con la delega in materia di articolo 18 Renzi potrà fare quello che vuole. Così il Parlamento non conta più”.
Casson, Ricchiuti e Mineo: sono questi i senatori che non hanno votato la fiducia sul jobs act.
“Il tema sarà affrontato nell’assemblea del gruppo Pd al Senato – afferma il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini -. Non partecipare a un voto di fiducia che è politicamente molto significativo mette in discussione i vincoli di relazione con la propria comunità politica”. Sono fuori? “No, ne discuterà il gruppo e la direzione serenamente e pacatamente”, aggiunge sempre il vicesegretario.
“C’è una sintonia di analisi con un arco di forze ampio che va oltre i confini dei partiti e dei sindacati. Trovo una corrispondenza molto forte con la dottrina sociale della Chiesa, da ultimo con l’Evangelii Gaudium di Francesco che insiste sulla dignità del lavoro”.
Lo dice Stefano Fassina intervistato dal quotidiano on line ‘IntelligoNews’.
Il deputato Democratico rileva allora che “la sintonia non la trovo con le parole di Renzi che recupera il linguaggio dei conservatori”.
A proposito di possibili dimissioni dopo quelle del senatore Walter Tocci, Fassina afferma: “Non lo so… Dipenderà molto dalla disponibilità del presidente del Consiglio ad ascoltare posizioni che non isolate e personali, ma condivise da pezzi significativi del nostro mondo e degli interessi economici e sociali che rappresentiamo e vogliamo continuare a rappresentare”.
(da “Huffingtonpost”)
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