MISOGINIA, XENOFOBIA E OMOFOBIA: ECCO L’UKIP DI FARANGE, L’ULTIMO ACQUISTO CINQUESTELLE
DA RODOTA’ E BERLINGUER A FARAGE SENZA CONSULTARE I CITTADINI, SE NON A COSE FATTE: ECCO A VOI LA DEMOCRAZIA DIRETTA (DA QUALCUNO)
Prima Rodotà , poi Berlinguer, ora Nigel Farage.
Il passo è breve, almeno per Beppe Grillo che accosta tutto e l’inccontrario di tutto.
Curiosamente, questa volta i «cittadini» non sono stati consultati: nessuno ha dato il mandato al «megafono» dei 5 Stelle di avvicinare il leader indipendentista.
Ma cosa si nasconde dietro la retorica no-euro di Farage?
Quali sono i temi su cui l’Ukip si contraddistingue nelle campagne elettorali?
E possono essere conciliati in qualche modo con Rodotà e Berlinguer? Sicuramente no: il primo, ad esempio, è sempre stato attento tanto ai diritti dei migranti quanto a quelli della comunità gay, lesbica e trans; il secondo, comunista, malgrado le ostilità di alcuni settori del PCI, si dimostrò particolarmente vicino e sensibile alle battaglie femministe. Posizioni che rappresentano l’opposto rispetto a quelle degli indipendentisti, fortemente liberisti in campo economico, nuclearisti convinti (per Farage, i cambiamenti climatici sono un’invenzione) e sostenitori delle privatizzazioni (anche di quei “beni comuni” tanto cari ai 5 Stelle).
Per quanto riguarda l’accusa di xenofobia, basterebbe leggersi il manifesto dell’Ukip del 2013 per farsi un’idea — seppur minima — delle loro idee: «I nostri valori tradizionali sono stati seppelliti. Ai bambini viene insegnato a vergognarsi del nostro passato. Il multiculturalismo ha diviso la nostra società . Il politically correct sta soffocando la libertà di parola».
Il programma del 2012 prevedeva l’abrogazione dello Human Rights Act (la Convenzione Europea per i diritti umani) «per porre fine alla spavalderia dei criminali pregiudicati e degli immigranti illegali».
Due settimane fa, Farage è stato accusato di razzismo per aver affermato che lui non vorrebbe un vicino di casa rumeno.
Una retorica anti-immigrati che ha colpito non solo contro i cittadini extracomunitari, ma anche contro quelli appartenenti all’UE.
«La campagn elettorale dell’Ukip va chiamata con il suo nome: razzista», ha dichiarato la labourista Barbara Roche: «usa le stesse pratiche e le stesse retoriche dei partiti apertamente razzisti ma invece che indirizzarle contro immigrati dall’Asia o dall’Africa, le indirizza verso gli europei».
Accuse provenienti anche dall’insospettabile Alan Sked, che dell’Ukip è il fondatore: «Lascio il partito. Sotto la guida di Farage è diventato troppo razzista».
Ma sono anche altri i temi che dovrebbero imbarazzare i pentastellati nel rapporto con gli indipendentisti: i diritti e la dignità delle donne e di omosessuali, lesbiche e transessuali. Tanto sulle prime quanto sui secondi vi è un vasto archivio di dichiarazioni da parte dei dirigenti dell’Ukip, Farage compreso, che spesso sfociano in vere e proprie forme di sessismo e omofobia.
A proposito della parità di stipendi tra uomo e donna, il leader indipendentista è stato chiaro: «Le madri lavoratrici che prendono il permesso di maternità valgono meno degli uomini».
E se vogliono avere successo ed essere brave quanto questi ultimi, devono «essere pronte a sacrificare la famiglia».
Una semplice caduta di stile? Macchè.
A ribadire il concetto ci ha pensato Godfrey Bloom, europarlamentare dell’Ukip, che in un suo intervento ha affermato che «nessun datore di lavoro con il cervello al posto giusto dovrebbe assumere una donna giovane, single e libera».
Farage ne ha preso le distanze? No: «È dimostrato che il suo commento è giusto». Successivamente, Bloom ha lasciato il partito — colpevole di non averlo difeso – dopo aver aggredito in strada un giornalista e averne minacciato un secondo e dopo aver dichiarato, in una conferenza dell’Ukip, che «questo posto è pieno di puttane» che «si dimenticano di pulire dietro il frigorifero».
Anche in questo caso, le accuse di misoginia nei confronti di Farage non provengono solamente dai suoi avversari, ma anche da membri interni.
È il caso di Marta Andreasen — unica europarlamentare dell’Ukip nella scorsa legislatura – che ha lasciato il partito muovendo pesanti critiche nei confronti del leader: «È uno stalinista. La sua visione prevede le donne in cucina o in camera da letto».
Toni che si alzano ulteriormente quando ad essere affrontato è il tema omosessualità .
Per David Silvester, consigliere dell’Ukip, l’approvazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso sarà causa di alluvioni e inondazioni.
Almeno in questo caso, il partito ha deciso di prenderne le distanze.
Ancor più pesanti sono state le dichiarazioni di Julia Gasper: «Tra omosessualità e pedofilia ci sono tali legami che non basta un’enciclopedia» e «alcuni gay preferiscono il sesso con gli animali».
Douglas Denny, candidato indipendentista, ha bollato gli omosessuali come «anormali» e «sodomiti». Un altro ancora (Paul Forrest) ha affermato che i gay abusano dei bambini dieci volte in più delle «persone normali».
Il Fatto Quotidiano ha riportato un’apertura dell’Ukip sui matrimoni tra persone dello stesso sesso. Così non è.
Due mesi fa, infatti, proprio Farage ha smentito delle frasi di apertura a lui attribuite, ponendo due obiezioni al riconoscimento di tale diritto
Una violenza, quella di diversi esponenti dell’Ukip, che non risparmia nemmeno i bambini disabili: «Dovrebbero essere tutti abortiti», ha vomitato il candidato Geoffrey Clark. Fortunatamente, per lui, è scattata la sospensione.
Il detto «dimmi con chi vai e ti dirò chi sei» è sempre valido…
(da “L’Espresso”)
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