MISSILI A LUNGA GITTATA E OBIETTIVI POLITICI: PERCHÉ GLI USA NE HANNO FORNITI SOLO 12?
IL SUPPORTO DI WASHINGTON È “CONTROLLATO” PER EVITARE TENSIONI CON MOSCA, MA SE AVESSERO CONSEGNATO I 60 PROMESSI PER I RUSSI SI METTEREBBE MALE
Sul taccuino militare le analisi belliche accompagnano quelle più politiche: è questo il doppio binario della crisi in attesa che l’Armata dia concretezza alle disposizioni del Cremlino.
Nell’arco di 48 ore, il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha ordinato per due volte di concentrare l’azione sui sistemi d’artiglieria a lunga gittata ucraini: è una conferma evidente di come gli Himars – appena 12 esemplari in dotazione a Kiev – e alcune armi analoghe stiano incidendo sulle operazioni.
Non cambiano l’assetto strategico, però, come prevedibile, complicano la missione dell’Armata: distruggono siti importanti (depositi, snodi logistici); costringono gli invasori a spostare i centri per le munizioni lontano dalla linea ferroviaria e a ricorrere a trasferimenti con i camion, quindi maggiore sforzo e tempi più lunghi; accrescono l’insicurezza nelle retrovie.
Ripercussioni vi sarebbero anche sul fronte navale. Fonti da Odessa sostengono che numerose unità della Flotta del Mar Nero hanno lasciato la base russa di Sebastopoli per trasferirsi più a Oriente.
Una mossa legata alla minaccia dei missili ucraini, mezzi con un raggio d’azione più ampio.
L’Ucraina ha appena 12 Himars, a questi si aggiungono alcuni lanciarazzi M270.
Davvero pochi. I collaboratori di Zelensky ne avevano chiesti 300, gli analisti hanno replicato che avrebbero potuto accontentarsi di una sessantina. Tutto ciò rientra nel tema delle forniture.
Washington è stata molto generosa, tuttavia non è chiaro perché non abbia garantito un numero maggiore di pezzi: riemerge quindi l’impressione di un supporto esteso quanto «controllato», giustificato da alcuni come un tentativo di non creare tensioni aggiuntive con il Cremlino.
Interessante che Kathy Warden, presidente della Northtrop Grumman, una delle società leader nel settore armamenti, abbia sollecitato indicazioni precise su scorte, necessità di produzione, su cosa sia prioritario mettere a disposizione.
Richiami a non rallentare la solidarietà sono stati rivolti da Svezia e Finlandia, due Stati decisi a contrastare le mosse di Putin e per questo disposti a garantire un flusso continuo di materiale in favore di Kiev. L’Ue ha risposto indirettamente stanziando lunedì altri 500 milioni di euro. L’impressione è che vi sia il timore di un calo di «entusiasmo» da parte di alcuni partner atlantici nel supporto agli ucraini
(da agenzie)
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