MOSSA DI BERLUSCONI PER CONVINCERE IL PD AL DIALOGO: “RIFORMA ELETTORALE E POI AL VOTO”
PROSEGUONO I CONTATTI TRA PDL E PD MA IL CAVALIERE TEME CHE “BERSANI SIA PARALIZZATO”
Messo all’angolo da processi e inchieste, ignorato da Bersani e Pd che chiudono a ogni ipotesi di larghe intese, Silvio Berlusconi alza il tiro.
Prova a scuotere democratici e grillini e si dice pronto al ritorno alle urne.
Teme l’accerchiamento e di restare col cerino in mano, dopo le aperture dei giorni scorsi.
Così, da un lato convoca la «piazza» anti giudici per il 23 marzo – non a caso molto in là nel tempo, suscettibile di annullamento – dall’altro, si dice pronto a continuare la campagna elettorale, a giocarsi la «persecuzione giudiziaria» come jolly al cospetto degli elettori.
«L’Italia rischia molto, tutti ci guardano con preoccupazione e se non dimostreremo di essere capaci di governarci e di attuare le riforme necessarie, avremo delle situazioni molto difficili» spiega Silvio Berlusconi ai microfoni di Skytg24 dopo, l’exploit mattutino in tribunale.
Secondo il Cavaliere per venirne fuori occorre «prima fare le riforme necessarie e, dopo aver cambiato la legge elettorale, andare immediatamente a nuove elezioni».
E precisa: «Io non sarei così ostile a una continuazione della campagna elettorale». Affermazioni che suonano come avvertimento, tanto più dopo l’intervista di Bersani a Repubblica con cui il segretario Pd non solo chiude, ma indica perfino il conflitto di interessi tra le priorità del suo programma di governo.
Eppure i canali di comunicazione col fronte democratico, raccontano da via dell’Umiltà , non sono ancora chiusi.
Tra Gianni Letta e Massimo D’Alema, ad esempio. Ma anche tra Denis Verdini e il capo della segreteria di Bersani, Maurizio Migliavacca.
Tutto sotto traccia, ma Berlusconi non si fa tante illusioni. «È un partito in stato confusionale, Bersani è prigioniero di dispute interne che lo paralizzano» confida il Cavaliere ai dirigenti che in sequenza lo interpellano, pur restando convinto che la via che porta a Grillo per loro non abbia sbocchi e che l’unica chance sarebbe un accordo Pdl-Pd.
Ma le sue aperture in video sono state a dir poco ignorate, e infine bocciate apertamente da Bersani.
Così, a fine giornata il portavoce Paolo Bonaiuti tira le somme: «Noi abbiamo ribadito il senso di responsabilità , ma non si può stare sulla graticola ancora a lungo».
Il vero problema, sostiene Maria Stella Gelmini, è che «il segretario pd appare molto condizionato dalla sconfitta personale e non lucidissimo, ma la trattativa sarà ancora lunga».
Berlusconi resterà ad Arcore anche il fine settimane, primo impegno ufficiale martedì a Milano, dove incontrerà gli eletti in Lombardia.
Dice ai suoi di essere pronto a tornare sul campo di battaglia. Ma non tutti nel Pdl la pensano allo stesso modo. Più cauto Angelino Alfano. Anche Sandro Bondi si lancia a sorpresa in un parziale apprezzamento dei toni usati da Bersani nell’intervista a Repubblica, facendo notare come «al di là degli sterili infantilismi politici che alimentano purtroppo la politica in Italia, si può constatare che su alcuni punti programmatici esiste una valutazione concorde».
E cita tra gli altri il passaggio in cui si dice che «l’austerità da sola ci porta al disastro».
Ma nel Pdl ci sono anche falchi come Francesco Nitto Palma, tra i big in corsa per il posto di capogruppo al Senato, che si dicono al contrario «perplessi» sul programma avanzato dal segretario Pd.
Altro che conflitto di interessi, «in questo momento le priorità sono lotta alla recessione e crescita».
E di fronte a un Pdl diviso ancora tra falchi e colombe e un Pd che a loro appare «suonato», per dirla con Altero Matteoli «non resta che confidare nel ruolo e nell’autorevolezza del capo dello Stato».
Il partito di Berlusconi conferma la sua «disponibilità e il senso di responsabilità ».
Ma ogni spiraglio sta per chiudersi.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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