NAPOLITANO ACCETTA IL BIS, AMATO PREMIER CON VICE LETTA ED ALFANO: ORA GLI ITALIANI POSSONO SPARARSI UN COLPO
L’INCIUCIO E’ SERVITO: ORA POTRANNO LITIGARE PER DUE ANNI… LA TOPPA E’ PEGGIOR DEL BUCO: I VETI INCROCIATI NON TIRERANNO IL PAESE FUORI DALLA CRISI… E TRA DUE ANNI SI ACCUSERANNO A VICENDA COME E’ SUCCESSO PER MONTI
Prima Bersani. Poi Berlusconi, Monti, Maroni e i Governatori.
Il “pellegrinaggio” dei leader politici al Quirinale per convincere Giorgio Napolitano ad accettare una ricoferma al Quirinale ha portando “buoni frutti”.
Nonostante i ripetuti no del Capo dello Stato, vicino agli 88 anni, il Presidente si è reso conto della situazione gravissima e alla fine si è detto pronto al sacrificio. Impossibile pensare di dare al Paese uno spettacolo indecoroso come quello delle prime quattro votazioni e della bocciatura prima di Marini e poi di Prodi.
Napolitano, però, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, ha accettato il bis solo in cambio del via libera dei principali partiti a un esecutivo di larghe intese.
Proprio quello che non voleva Bersani ma che ora, dopo la disgregazione del Pd, sembra costretto ad accettare.
AMATO PREMIER, ALFANO ED ENRICO LETTA VICE
Un Napolitano bis solo a precise e determinate condizioni.
Ovvero, il via libera sin da ora alla condivisione di un governo del Presidente, guidato da una personalità dell’area di Centrosinistra – e circola il nome di Giuliano Amato – ma affiancato da due vicepremier, uno del Pdl (Alfano) e uno del Pd (Enrico Letta). Questo, secondo quanto riferiscono fonti di via dell’Umiltà , sarebbe in sintesi il contenuto del colloquio al Colle tra Giorgio Napolitano, Silvio Berlusconi, Angelino Alfano e Gianni Letta.
Proprio il nome di quest’ultimo, sempre nel Pdl, viene citato come uno dei due possibili vicepremier.
E, stando ai rumors, il contraltare Pd emerso dal colloquio potrebbe essere Enrico Letta.
Il Cavaliere, tuttavia, avrebbe chiesto garanzie a sua volta sulla tenuta del Pd in aula per l’elezione del nuovo Capo dello Stato.
Le resistenze del Capo dello Stato, infatti, sarebbero legate alla prova non certo ‘brillante’ data dai partiti nell’ultimo anno e mezzo.
A fronte dei suoi reiterati appelli a favore di una nuova legge elettorale e di una riforma dei partiti, infatti, nonostante le molteplici promesse la fine della legislatura passata si è conclusa con un nulla di fatto.
Altrettanti dubbi ci sarebbero stati espressi però in queste ore, ricordando come in passato nè Pd nè Pdl si siano voluti ‘legare le mani’ affiancando un loro vicepremier al governo Monti.
Ora prosegue il pressing su Napolitano, sempre nel quadro più complessivo di uno schema che preveda una condivisione ampia su Colle-governo e che coinvolga le principali forze.
Il Pdl, dal canto suo, avrebbe ribadito la necessità che il nuovo esecutivo non sia ‘tecnico’ ma politico, aprendo alla possiblità di ministri d’area, ma con pari dignità di Pd e Pdl.
(da “Affari Italiani”)
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