NAZARBAYEV, L’ORDINE E’STATO ESEGUITO (DAGLI AGENTI ITALIANI)
FUNZIONARI E DIRIGENTI DA CUI È PASSATA LA PRATICA, NESSUNO SAPEVA MA HANNO AGITO
I primi giorni del mese di maggio Amit Forlit, titolare dell’agenzia investigativa con sede a Tel
Aviv, ha incontrato a Roma Paolo Sabbadini, senior advisor per due banche di investimento di cui una (Cukierman&Co.) con sede unica in Israele, per chiedergli se conosceva qualcuno di fidato a cui conferire un incarico investigativo: trovare, su richiesta delle autorità del Kazakistan, Muktar Ablyazov.
Lo riferisce lo stesso Sabbadini il 29 maggio agli uomini della Digos, quindi poche ore dopo il blitz a Casal Palocco e mentre Alma Shalabayeva è ancora detenuta al Cie. Gli agenti sono dunque messi a conoscenza che l’incarico agli uomini dell’agenzia investigativa Sira, a cui il 18 maggio Forlit dà formale mandato di rintracciare il dissidente, arriva dalle autorità del Kazakistan.
Gli uomini dell’agenzia di investigazione incaricata di trovare Ablyazov sanno dai primi giorni del mese che è un ricercato. E lo individuano a Casal Palocco “il 16 e 17 maggio”, riferisce Mario Trotta, carabiniere in pensione, a verbale.
Perchè se sapeva che era un ricercato non lo ha comunicato alle autorità come avrebbe dovuto?
Sentito dal Fatto Quotidiano, Trotta risponde: “Perchè non ne ero a conoscenza”. Eppure i verbali dicono altro.
Questa è solo una delle tante incongruenze di questa particolare caccia all’uomo finita con la consegna di moglie e figlia di Ablyazov al Paese da cui è fuggito perchè perseguitato.
Uno dei tanti passaggi ancora oscuri, zeppo di mancanze di comunicazioni e contraddizioni che emergono dagli atti allegati al-l’inchiesta affidata al pubblico ministero, Eugenio Albamonte.
Ma i buchi della vicenda emergono anche dai documenti allegati alla relazione del capo della Polizia, Alessandro Pansa, illustrata da Angelino Alfano in Parlamento.
A cominciare dal questore, Fulvio Della Rocca, sentito il 15 luglio.
Dopo aver ricostruito i giorni del blitz a Casal Palocco e del rimpatrio di Alma e della figlia di 6 anni, Della Rocca spiega di essere stato informato “dell’avvenuta espulsione e delle varie procedure utilizzate per la sua realizzazione da Improta solo in un momento successivo alla sua realizzazione”.
E conclude: “Personalmente non ho contattato direttamente il Dipartimento nelle varie fasi perchè consapevole che lo stesso era direttamente informato”.
“Il ministero è stato informato”
Anche il vice capo vicario della Polizia, Alessandro Marangoni, dichiara di non aver saputo nulla delle due donne: “La sera del 28 il prefetto Valeri mi comunicò che aveva ricevuto dall’ambasciatore del Kazakistan a Roma, mandatogli dal prefetto Procaccini (capo gabinetto del ministro Alfano, ndr) una notizia precisa sulla localizzazione di un pericoloso latitante kazako. (…) Il giorno dopo mi informò che le ricerche avevano dato esito negativo e che di ciò era stata data notizia al Gabinetto del ministro. Della vicenda non ho più sentito parlare”.
Quando poi, ricorda, “il primo pomeriggio di domenica 2 giugno il capo della polizia mi chiese notizie sull’espulsione delle due donne kazake. Io, non avendo alcuna informazione su di esse, presuntivamentericondussiallavicenda del latitante kazako”. Anche il capo della Direzione centrale anticrimine, Gaetano Chiusolo, sentito nell’ambito dell’indagine interna avviata dal Viminale e affidata a Pansa, ha riferito di non sapere nulla del rimpatrio di Alma avvenuto in appena due giorni.
Ma ricorda il particolare del secondo blitz, il 29 maggio. “Nella mattinata ho ricevuto una telefonata del prefetto Valeri che mi riferiva che l’ambasciatore kazako, con il quale si trovava nella stanza del capo di Gabinetto (Procaccini, ndr), sosteneva che il latitante potesse essere ancora nella villa e che lo stesso disponeva di ulteriori informazioni. (…). Successivamente vengo informato dell’esito negativo di tali ricerche e non ho più notizie della vicenda, se non quando incominciano le polemiche sugli organi di stampa”.
C’è poi il verbale del capo della Criminalpol, Francesco Cirillo: “Il funzionario Gennaro Capoluongo mi comunicava che già era stata informata la Questura di Roma e che le attività erano già state avviate per verificare la posizione del cittadino straniero”, scrive Cirillo ricostruendo quando accaduto il 28 maggio.
“Della presenza della moglie del ricercato e della figlia ho appreso solo successivamente”.
Va sottolineato che, sempre da quanto risulta agli atti che il Fatto ha potuto leggere, Capoluongo è il funzionario che poi riceverà informazioni dettagliate dall’Inghilterra sullo status di rifugiato di Ablyazov, ma solo il 6 giugno e solo a seguito di interessamento diretto da parte del ministero degl iEsteri attraverso l’ambasciata italiana a Londra.
“Non avevamo nessun dubbio, andavano espulse”
In quei giorni nelle stanze della Questura il dissidente è considerato un pericoloso criminale internazionale, come spacciato dall’ambasciatore del Kazakistan.
E come scrive il pomeriggio del 31 maggio in un fax che invia alla Procura della Repubblica alle ore 15.33 il capo dell’ufficio immigrazione Maurizio Improta per rispondere alla richiesta, avanzata dal pm, di sentire Alma a spontanee dichiarazioni. Ma il funzionario risponde che non serve: deve essere rimpatriata.
E infatti la donna, insieme alla figlia, sono già a Ciampino accompagnate dall’agente Laura Scipioni, su incarico di Improta.
Il funzionario, sentito da Pansa al fine del-l’indagine interna, ha dichiarato: “Durante tutto il procedimento, l’occasionalità del volo diretto e il rapporto con i diplomatici, tipico di gran parte delle espulsioni che vengono effettuate nel mio ufficio, non mi hanno fatto sorgere alcun dubbio nè sulla legittimità dell’operato nè sulla particolare rilevanza dell’episodio. Ero del tutto consapevole che si trattava della moglie, irregolare sul territorio nazionale, di un pericoloso latitante straniero”.
Perchè all’ufficio immigrazione, di fatto, sono arrivate informazioni non corrette che in realtà altri uffici avevano.
Non sono arrivate o non sono state fatte arrivare?
(da “Il Fatto Quotidiano“)
Leave a Reply