NEL 2001 L’EX CAPOSCORTA DI DELMASTRO, PABLITO MORELLO, FU ACCUSATO DI AVER PESTATO UN DETENUTO AL CARCERE DI BIELLA
LA TESTIMONIANZA DELL’EDUCATRICE ALLA DIREZIONE: “L’ISPETTORE ERA SOPRA DI LUI, LO INSULTAVA E GLI SFERRAVA CALCI E PUGNI. IL DETENUTO ERA SENZA CAMICIA ED È POLIOMELITICO”
Carcere di Biella, 3 dicembre 2001. Alle otto e mezza di mattina la coordinatrice degli educatori sente delle urla dal proprio ufficio. Aspetta. Quando le grida diventano più forti esce, percorre 15 metri e assiste alla scena che descriverà, tre giorni dopo, in procura: «C’era un detenuto a terra, circondato da cinque o sei agenti. L’ispettore Pablito Morello era sopra di lui, lo insultava e gli sferrava calci e pugni. Preciso che il detenuto era senza camicia ed è poliomielitico».
Il rapporto che l’educatrice invia alla direzione immediatamente dopo avere assistito al pestaggio, dà vita a un doppio procedimento penale, in cui l’attuale capo scorta del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, diventato noto alle cronache per la festa di Capodanno di Rosazza, è coinvolto sia come indagato che come parte offesa. Il procedimento […] si conclude dopo un decennio, nel 2011, con un nulla di fatto.
Il caso in cui sono indagati per abuso d’ufficio Morello e un suo collega viene archiviato, anni dopo il fatto. L’unico processo che va avanti, ma si arriva solo al primo grado, è quello in cui l’indagato è il detenuto (accusato da Morello di resistenza a pubblico ufficiale). E si conclude con una sentenza di non luogo a procedere per prescrizione
Quello che resta sono due fatti. Il primo è che secondo quanto è emerso dalle testimonianze di vari detenuti, già dal 2001 nel carcere di Biella si sarebbero verificati episodi di violenza. Eppure la procura non ha mai aperto, all’epoca, un’inchiesta per presunte lesioni o torture. L’indagine (per tortura) è stata avviata molto più tardi, un anno fa. Ed è in corso.
Il secondo fatto è che quella testimonianzaBnon è mai stata smentita. Ci sono poliziotti che hanno detto di non ricordare niente. Di non avere visto nulla. Ma nessuno ha mai dichiarato che quel verbale fosse falso. Nemmeno Morello, che agli inquirenti aveva detto: «Il detenuto mi ha colpito al volto e mi ha fatto cadere gli occhiali».
Tornando a quel 3 dicembre del 2001. L’educatrice, sentita dal pm, aggiunge altri dettagli: «Il detenuto l’ho riconosciuto subito. Nessuno degli agenti è intervenuto per fermare Morello. Ho scritto un rapporto».
Dopo qualche ora, succede un’altra cosa. È sempre la coordinatrice a riferirlo alla procura: «Non ricordo se il giorno stesso o quello dopo, venne Morello da me. Mi disse di essere a conoscenza di un mio rapporto indirizzato alla direzione, e che non voleva che ci fosse scritto qualcosa in più rispetto ai fatti accaduti. Mi chiese di leggerglielo. Lo feci, e lui annuì. Disse che comunque lui aveva ricevuto dal detenuto un colpo al viso e che gli aveva fatto cadere gli occhiali provocandogli un danno alla vista. Non ci furono altri particolari commenti, se non quello che avrei potuto evitare di redigere il rapporto ».
Nasce l’indagine, la prima. Il detenuto, in quei giorni, dichiara: «Mi sono fatto male da solo». Soltanto quando verrà trasferito in un altro carcere, dirà: «Mi hanno sempre picchiato a Biella, dal marzo del 2001. Ma avevo paura di denunciare. Se lo avessi fatto, avrebbero continuato ancora ». Altri testimoni confermano la sua versione: «Era nel corridoio — è quanto dichiara un compagno di cella — quando un poliziotto gli disse: “cammina in cella e vai affanculo”. Mentre lo diceva, gli dava un calcio all’altezza della coscia della gamba malata e uno schiaffo dietro la nuca ».
(da agenzie)
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