NEL GIRO DI POCHE ORE LA MAGGIORANZA HA PRIMA PRESENTATO E POI RITIRATO UN DECRETO CHE PERMETTEVA ALLE AGENZIE INTERINALI DI “PRESTARE” IL LAVORATORE ASSUNTO A TEMPO INDETERMINATO A UN’AZIENDA PER UN PERIODO FINO A 48 MESI, MENTRE OGGI IL LIMITE MASSIMO È DI 24 MESI
IL PASSO INDIETRO È ARRIVATO DOPO I RILIEVI DEL QUIRINALE SULL’ESTRANEITÀ DELLA MATERIA RISPETTO AL DECRETO… IL TESTO NON AVEVA AVUTO NEANCHE L’OK DELLA MINISTRA DEL LAVORO, MARINA CALDERONE
La maggioranza di destra ci riprova. Riporta in vita l’emendamento Pogliese, ritirato dal decreto ex Ilva la settimana scorsa. Ma togliendo la parte che più aveva fatto insorgere sindacati e opposizioni: quella che accorciava la prescrizione dei crediti di lavoro a cinque anni (stipendi e straordinari non pagati) e introduceva la decadenza a 180 giorni dopo la diffida del lavoratore, scoraggiando le cause di lavoro per timore di ritorsioni.
Nel nuovo testo, destinato al decreto Economia all’esame della commissione Bilancio del Senato, resta però il cuore della norma: il colpo di spugna sugli arretrati quando un giudice dichiara che il contratto collettivo non rispetta l’articolo 36 della Costituzione, cioè non assicura una retribuzione proporzionata e sufficiente.
Anche se il giudice riconosce che la paga contrattuale è inadeguata, il lavoratore otterrà aumenti solo dalla data della causa in poi. Nessun arretrato. Lo “scudo” per le imprese cade solo se il contratto applicato non è “leader” – quindi un contratto pirata – o appartiene a un settore diverso da quello effettivo. Nella versione originaria, la norma parlava anche di inadeguatezza “grave” del salario da dimostrare.
Un tentativo di legare le mani ai giudici del lavoro. Stretta sparita, ma il senso del blitz della destra rimane: scoraggiare le
cause di lavoro, tutelare le imprese.
Un altro blitz, sempre sui temi del lavoro, riguarda gli interinali. La maggioranza vuole riscrivere le norme sui contratti a termine. Così: l’agenzia interinale può “prestare” il lavoratore assunto a tempo indeterminato a un’azienda per un periodo fino a 48 mesi.
Il limite attuale è di 24 mesi: a decorrere da questa scadenza, il contratto a tempo determinato deve essere trasformato in indeterminato.
Nello specifico la proposta prevede che nel caso in cui il lavoratore sia assunto a tempo indeterminato dal somministratore (l’agenzia interinale ndr), lo stesso «può essere inviato in missione a termine, presso un medesimo utilizzatore (un’azienda ndr) «per un periodo complessivo non superiore a trentasei mesi». Il limite sale a 48 mesi se l’impresa impiega il lavoratore per la prima volta.
Le proteste delle opposizioni e, secondo quanto riferiscono fonti di maggioranza, i rilievi del Colle sull’estraneità della materia rispetto al decreto, fermano l’emendamento che non aveva neppure il placet della ministra del Lavoro, Marina Calderone.
Ci riproveranno a settembre. Il sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon, rivendica: «Salvaguardiamo 140 mila posti di lavoro e incentiviamo le assunzioni a tempo indeterminato». La Cisl è d’accordo.
(da Repubblica)
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