NEL PAESE DELLE GABELLE L’ULTIMA ARRIVATA E’ QUELLA SUI TERREMOTI
IVA E IRPEF SONO LE TASSE PIU’ EVASE… L’IRPEF DA SOLA VALE IL 41,4% DEL TOTALE DI EVASIONE, L’IVA IL 37,7%
Tiriamo un sospiro di sollievo. Se è vero che in Italia la pressione fiscale reale quest’anno arriva al 55%, e non al 45,1% come dicono le stime ufficiali, è da oggi che ogni italiano in regola col Fisco può iniziare a lavorare per se stesso.
Fino a ieri ha infatti abbiamo lavorato solamente per pagare le tasse, oggi possiamo invece celebrare il «tax freedom day» come dicono in America, il giorno di liberazione dalle tasse.
Tasse, maledette tasse.
«Troppe tasse» dicono tutti. Ma da quanto i governi di turno non riescono a tagliare in maniera significativa le tasse?
Una sforbiciata all’Irap qualche tempo fa, l’Ici congelata da Berlusconi (e poi reintrodotta da Monti con gli interessi) e poco altro.
Anzi, complice la crisi sono mesi ormai che le tasse aumentano senza sosta.
Colpa dell’Iva innanzitutto, salita al 21% per effetto del Salva -Italia, delle accise che si portano via i due terzi del prezzo dei carburanti, della tassa sui turisti e di quella sugli sbarchi nelle isole.
Non parliamo poi dell’Imu tornata in maniera prepotente a prosciugare i conti correnti degli italiani, al punto da farla diventare nel 2012 certamente la tassa più odiata. Difficile sostenere il contrario sapendo che solo la prima rata, scaduta un mese fa, ha portato milioni di italiani a versare quasi 10 miliardi di euro nelle casse di comuni e Stato.
Le tasse più odiate
Prima di questo exploit, però, la tassa più odiata era un’altra.
Era il canone Rai. E per questa ragione quella che subiva il più alto tasso di evasione: la stima è di almeno 5-700 milioni di euro che sfuggono a viale Mazzini ed ai suoi esattori.
Per rimediare da anni in Rai chiedono di poter riscuotere il canone con la bolletta della luce, manovra non poco complessa tant’è che finora non si è mai riusciti a portarla a termine.
Quindi, a seguire, le imposte sui consumi (le bollette di luce, acqua e gas, i telefoni) e le tasse scolastiche; e ancora, il bollo auto e la tassa sui rifiuti. In attesa che venga incorporata nell’Imu, probabilmente nei mesi o negli anni a venire, per il momento le statistiche ci dicono che un italiano su dieci paga la tassa sulla «monnezza» comunque in ritardo.
Iva e Irpef, come insegnano anche i blitz agostani della Finanza a Cortina, Portofino e Costa Smeralda, sono le tasse più evase da negozianti e imprese.
L’Irpef da sola vale il 41,4% del totale dell’evasione fiscale, l’Iva il 37,7%.
Il totale delle tasse che non entrano nelle casse dello stato ammonta a circa 150 miliardi di euro l’anno.
Stupidario fiscale
Tasse odiose, tasse assurde.
È vero la tassa sui balconi, che costringeva i proprietari di case a pagare da 3 a 20 mila lire ogni metro quadro che «insisteva su spazi e aree pubbliche di qualsiasi natura» è stata abolita nel 1995 assieme a quelle sui tubi e i dadi da brodo e ad altre 120 gabelle, ma nello stupidario statale altre assurdità non mancano.
Dalla tassa sulle banane, «bene di lusso», introdotta nel 1965 ed abolita nel 1991, a quella sullo zucchero del 1924 cassata su pressione della Ue solo nel 1992 assieme a quella sul caffè che risaliva addirittura al 1917.
E ancora: abbiamo tassato la cicoria, l’olio di semi e la margarina, i carretti e i velocipedi.
E poi visto che si tassa l’ombra dei balconi, per par condicio, venivano tassati pure i gradini di casa che insistono sulla via pubblica. Due, tre non importa, anche questa era considerata occupazione del suolo pubblico sottoposta a Tosap.
Consoliamoci perchè all’estero non va meglio: il Belgio ha tassato i rasoi usa e getta, la Danimarca i pneumatici e l’Olanda perfino il letame, ohibò.
Grassi e disgrazie
La nuova frontiera in campo fiscale ha il sapore del ritorno all’antico: se nel 1946 il governo dell’epoca pensò di tassare il cacao per dissuadere gli italiani dal mangiare troppa cioccolata, adesso si prende di mira il junk-food, il cibo spazzatura ricco di grassi e zuccheri malsani.
In Italia se ne parla da tempo senza concludere nulla, la Francia invece ha colpito le bevande zuccherate a cominciare da Fanta e Coca Cola.
Di recente è poi spuntata la «tassa sulle disgrazie».
Come denominare diversamente l’aumento delle accise (5 centesimi) sui carburanti destinati a finanziare gli interventi della Protezione civile in caso di terremoti, alluvione e sciagure varie?
Sembra che il legislatore si impegni a trovare sempre il modo più efficace per far odiare a tutti i costi qualsiasi tassa o imposta che sia, a prescindere dal fatto che serva o meno a nobili motivi.
Del resto gli italiani, quando si tratta di mettere mano al portafoglio, hanno buona memoria e si ricordano bene che sul prezzo della benzina pesano ancora il disastro del Vajont, l’alluvione di Firenze, i terremoti del Belice, del Friuli e dell’Irpinia, e poi eventi che vanno dalla guerra in Abissinia del ’35 alle missioni in Bosnia e Libano. Tutte accise provvisorie poi assorbite dalla fiscalità .
Pronti a nuove tasse? L’«eurotassa» del ’96 (governo Prodi) ci consentì di entrare in Europa, ora il rischio è di doverne pagare una nuova per non uscirne.
Aleggia nell’aria una patrimoniale. Speriamo di no, nell’attesa al lavoro!
Almeno per quest’anno il Fisco è sazio.
Paolo Baroni
Leave a Reply