NELLA CISL È VIETATO CRITICARE MELONI: FRANCESCO LAURIA, RICERCATORE E DIPENDENTE DEL CENTRO STUDI NAZIONALE CISL DI FIRENZE, È FINITO SOTTO PROVVEDIMENTO DISCIPLINARE E RISCHIA IL LICENZIAMENTO
LA SUA COLPA? AVERE CURATO LA NUOVA EDIZIONE DI UN SAGGIO DI GUIDO BAGLIONI, “LA LUNGA MARCIA DELLA CISL”, IN CUI ERANO CONTENUTE ALCUNE CRITICHE AL GOVERNO MELONI (POI ELIMINATE DAL TESTO PRIMA DELLA PUBBLICAZIONE) – IN DIFESA DI LAURIA SI SONO ESPRESSI ROMANO PRODI E TIZIANO TREU. MA LA SEGRETARIA DELLA CISL DANIELA FUMAROLA, TIRA DRITTO
La perorazione e lo sconcerto di Romano Prodi e Tiziano Treu non hanno smosso di un millimetro la neo segretaria Cisl Daniela Fumarola. Né l’appello accorato di due “padri” del sindacato come Giorgio Benvenuto e Savino Pezzotta, ex segretari Uil e Cisl.
Nemmeno la lunga serie di docenti degli atenei di mezza Italia che si sono dichiarati «esterrefatti», e poi formatori e direttori di istituti di ricerca di tutta Europa. Niente da fare, lei tira dritto: lo studioso Francesco Lauria, pezzo pregiato del Centro studi nazionale Cisl di Firenze, saggista esperto di mercato del lavoro, resta sotto provvedimento disciplinare, e procede dritto verso il licenziamento.
Lauria ha fatto una cosa che in Cisl non si può più fare: criticare il governo di Giorgia Meloni. Tanto meno ora che è il sindacato di rifermento di palazzo Chigi. Ora che la premier conta su Fumarola per ricevere complimenti sulla finanziaria e per fare il
controcanto alla Cgil di Maurizio Landini. E poi c’è l’ex segretario Luigi Sbarra: il sottosegretario alle Politiche per il Sud, a palazzo Chigi è di casa.
Mercoledì 22 ottobre a Roma, nella sede nazionale di via Po, si terrà l’incontro fra l’accusato, il direttore della sede Confederale, Danilo Battista, e il responsabile del personale, Alessandro Spaggiari, dopo due procedimenti disciplinari imbottiti di episodi stupefacenti, come la registrazione di conversazioni private che diventano oggetto di altre contestazioni
Il casus belli è la nuova edizione di un vecchio libro, La lunga marcia della Cisl 1950-2010, di Guido Baglioni, professore alla Bicocca di Milano e grande esperto di relazioni industriali. La casa editrice della Cisl, Edizioni Lavoro, decide di ripubblicarlo. Lauria riceve l’incarico di affiancare il professore nell’aggiornamento.
Solo che «alla consegna della bozza», racconta, «alcune minime critiche al governo Meloni, peraltro nella parte del libro scritta da Baglioni e non da me, hanno fatto sì che la pubblicazione non venisse stampata». I due “bonificano” il testo. Ma finisce a carte bollate fra Lauria e Ignazio Ganga, segretario confederale, che gli annuncia la richiesta di pignoramento della casa per danni d’immagine.
Al ricercatore arriva un procedimento disciplinare, il 15 settembre, corredato di 25 contestazioni. Segue chiarimento con i vertici Cisl. Arriva un altro procedimento – il 7 ottobre – con
«sospensione cautelativa» dal lavoro e divieto di accesso alle sedi sindacali, e 21 nuove contestazioni, ricavate in gran parte da articoli e riflessioni. C’è anche l’annuncio di una denuncia per molestia di una dirigente, a cui avrebbe detto privatamente che un amico comune la riteneva una «bella ragazza».
A questo punto è Lauria che fa 28 ricorsi ai probiviri, di cui molti destinati a Fumarola. Il primo verrà discusso il 30 ottobre. Nel frattempo lui ha dato la disponibilità a dimettersi, con qualche condizione: fra cui il ritiro delle accuse e la pubblicazione del volume di Baglioni.
Lauria è un dipendente della Cisl, quello che ogni azienda “normale” definirebbe il classico sindacalista scomodo: rappresentante del personale, difende i lavoratori di via Po in odore di epurazione. Da tempo l’aria si è fatta pesante. «C’è un clima da Germania Est», viene riferito dalle voci di dentro. La Cisl è diventata «il sindacato di Fratelli d’Italia» (copy Walter Rizzetto, presidente della commissione Lavoro della Camera, FdI).
La procura di Torino accusa un ex dirigente Filca-Cisl, Domenico Ceravolo, di essere il «braccio operativo» di un boss della ‘ndrangheta. Il pm, nella requisitoria, parla di «consapevolezza disarmante da parte dei vertici Filca-Cisl». Accuse da provare, sia chiaro. Ma che consiglierebbero i vertici del sindacato di occuparsi di cose serissime, piuttosto che di obiezioni alla destra ex missina.
Abbiamo chiesto a Fumarola se davvero la Cisl licenzia un funzionario per questioni politiche. Ci ha risposto Battista: «Nessuna ragione politica dell’azione disciplinare, ma un procedimento dovuto, normato da legge, statuto e regolamento della Confederazione, a tutela dell’immagine della Cisl e delle tante persone contro cui Lauria in questi mesi ha posto in essere condotte e rivolto attacchi potenzialmente incompatibili con il proprio, esclusivo, status di lavoratore subordinato.
Le ragioni di merito dell’istruttoria sono indicate nei punti dettagliati nelle due lettere di contestazione, ma anche nelle numerose azioni legali che tanti colleghi hanno promosso sentendosi da lui dileggiati, diffamati e persino minacciati».
Benvenuto, Pezzotta e Giuliano Cazzola, nella loro lettera a Fumarola, hanno parlato di «un deplorevole deterioramento dei rapporti che nuoce alle tradizioni democratiche e pluraliste di una grande organizzazione sindacale». Cazzola però poi ci ha ripensato.
«Le cose cambiano se è lo stesso Lauria a voler rendere incompatibile, con iniziative polemiche ripetute, la sua permanenza nell’organizzazione», scrive in una lettera pubblica, ribadendo il suo apprezzamento «per l’attuale gruppo dirigente della Cisl e di condividerne la linea politica, in una fase in cui è in atto, in altre confederazioni, un processo trasformazione genetica del ruolo del sindacato».
In effetti Lauria non le manda a dire, e gli risponde: «Non ho alcun dubbio che condivida la linea politica, spesso di estrema destra, della Cisl attuale». Il suo non è un caso isolato, insiste, è «il caso Cisl», un sindacato che compie «atti sempre più gravi» verso «decine, centinaia di militanti e dirigenti non allineati».
Ma poi, chi davvero sta compiendo la trasformazione genetica di cui parla Cazzola, alludendo alla Cgil di Landini? «Dove ci sono gli eredi del Msi, io non ci sarò», diceva il compianto Franco Marini all’indirizzo di Rocco Buttiglione quando, nel 1995, stava portando il Ppi fra le braccia di Silvio Berlusconi. Oggi Sbarra lavora con l’erede del Msi.
(da agenzie)
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