NETANYAHU CROLLA NEI SONDAGGI TRA GLI ELETTORI ISRAELIANI: LA TREGUA NON HA PLACATO GLI ANIMI DI CHI VOLEVA GLI OSTAGGI IN FRETTA A CASA E GLI ELETTORI DI ULTRA DESTRA NON GLI PERDONANO DI ESSERSI FATTO IMBRIGLIARE DA TRUMP, CHE IMPEDIRÀ L’ANNESSIONE DELLA CISGIORDANIA
“THE DONALD” NON HA INTENZIONE DI FAR SALTARE L’ACCORDO, NON SI FIDA DEL LEADER ISRAELIANO E INVIA SU GAZA DRONI CHE TENGANO D’OCCHIO GLI ISRAELIANI
I sondaggi restano incerti e in questi vent’anni al potere nessun politico è stato più
disinvolto di Benjamin Netanyahu nel muoversi tra gli umori degli elettori. Eppure due scenari sembrano definirsi: la coalizione del primo ministro perderebbe la maggioranza, anche se il suo Likud non verrebbe punito quanto sarebbe prevedibile dopo il disastro del 7 ottobre del 2023.
Mentre Benny Gantz — l’ex capo di stato maggiore entrato in parlamento come la speranza del centro — resterebbe fuori: pagherebbe le troppe volte in cui ha dato il suo appoggio a Bibi, lui che avrebbe dovuto esserne la nemesi. Favorevole all’opposizione è la ricerca presentata da Canale 12 : prevede più seggi per il ritorno di Natfali Bennett e un balzo dei Democratici di Yair Golan, di fatto il nuovo partito laburista.
Il più popolare nel Paese è ormai però Donald Trump, che continua a presentarsi in Medio Oriente
«La forza internazionale entrerà presto a Gaza», annuncia. Ma poi minaccia: «Hamas dovrà iniziare a restituire rapidamente i corpi degli ostaggi deceduti, compresi due americani, altrimenti gli altri Paesi coinvolti in questa grande pace interverranno». Comunque l’andirivieni dei suoi consiglieri per tutta la settimana ha confermato quello che gli israeliani già immaginavano: la Casa Bianca non si fida di Netanyahu.
Così dal centro di coordinamento allestito poco lontano dalla Striscia i soldati americani lanciano in volo i droni sopra la Striscia per monitorare il rispetto della tregua, sempre instabile: Tsahal — annunciano i portavoce — ha eliminato un miliziano della Jihad Islamica «che preparava attacchi». Il Pentagono punta gli occhi elettronici soprattutto su Hamas, sulle spedizioni punitive — con esecuzioni sommarie — contro rivali e oppositori. Nella base a Kyriat Gat operano militari di diverse nazioni e da qualche giorno anche un generale italiano. Sempre
più instabile è pure la situazione in Cisgiordania dove i coloni continuano ad assaltare i palestinesi durante il periodo della raccolta delle olive: hanno dato fuoco a case e auto, sparato contro chi fuggiva.
A rendere più complesso lo sgombero delle macerie è la presenza di migliaia di ordigni: le organizzazioni umanitarie avvertono che ci vorranno «20-30 anni per ripulire». Israel Katz, il ministro della Difesa di Israele, calcola che «il 60% dei tunnel» scavati dai jihadisti è intatto e «la loro distruzione è una priorità».
La pressione americana ha spinto Netanyahu a dare il via libera all’ingresso nella Striscia per un gruppo di egiziani che assisterà nella ricerca dei corpi degli ostaggi israeliani.
Ne restano 13: Hamas ha segnalato che ne avrebbe individuati altri 2, all’inizio della tregua erano 28. Gli egiziani devono compiere anche le prime stime per la ricostruzione, l’Onu avverte che gli aiuti non sono ancora sufficienti per sfamare la popolazione, in due anni di guerra sono stati uccisi 68 mila palestinesi.
(da Corriere della Sera)
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