NOI E LE COLOMBE? SILVIO CI USA, PAROLA DI SALLUSTI
IL DIRETTORE DE “IL GIORNALE” FURIOSO CON ALFANO, LUPI, DE GIROLAMO, LORENZIN E QUAGLIARELLO
Nella sua parabola finale, alle porte del carcere, il berlusconismo è uno e trino.
Falchi, colombe e pitonessa.
Una raffigurazione che il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, ieri a Uno Mattina su Raiuno, ha riassunto in modo crudamente sincero: “Berlusconi usa sia i falchi sia le colombe”.
Il Cavaliere carismatico e condannato ha aggiornato l’antica regola dei boss dorotei della Dc: indicare come vice solo colonnelli ambiziosi in guerra tra di loro.
In questo modo saranno sempre impegnati l’un contro l’altro, lasciando in pace la leadership del capo.
Insomma, falchi e colombe, ognuno coi suoi interessi, esistono davvero ma al tempo stesso sono una leggenda perchè devono fortune e poltrone ai voti dell’Unico che ce li ha e fa quello che vuole.
La trinità berlusconiana è un mistero di facile risoluzione.
Esemplare quello che è accaduto per la manifestazione di domenica a Roma, davanti a Palazzo Grazioli, la residenza di B. nella capitale.
I falchi affacciati dal balcone e i ministri, cioè le colombe filogovernative, a casa. Classica divisione nel Pdl, da mesi.
Il giorno prima, sabato, appena ha saputo da Maurizio Lupi, titolare delle Infrastrutture nell’esecutivo di Letta, del forfait ministeriale, Maurizio Gasparri non ha fatto sconti: “I ministri sbagliano, sarà una manifestazione pacifica di solidarietà a Berlusconi”.
Dice oggi Gasparri, vicepresidente del Senato: “Solo dopo ho saputo da Berlusconi, domenica sera a Palazzo Grazioli, che era stato lui stesso a dire ai ministri di non venire. Non ero a conoscenza di questo dettaglio”.
Questo è il Cavaliere. Un’imbeccata ai falchi, un consiglio alle colombe.
Il già citato Sallusti, poi, ieri ha vergato un editoriale contro le colombe.
Due colonne in prima contro i ministri: “In vacanza sono invece rimasti i ministri Pdl. Per non offendere gli alleati — hanno spiegato — che hanno contraccambiato la gentilezza con una serie di insulti e pernacchie al discorso di Berlusconi”.
Il direttore del Giornale è furioso con Alfano, Lupi, De Girolamo, Lorenzin e Quagliariello: “Che cosa ci sarebbe stato di offensivo a stringersi attorno al presidente e ai loro elettori non si capisce. Misteri di una politica lontana dalla gente, fatta di riti ipocriti e inutili. Probabilmente hanno preferito tenersi stretta la poltrona miracolosamente conquistata solo grazie alla rimonta elettorale del Cavaliere”. Seguono altri veleni sulle colombe, ma la rivelazione di Gasparri pone una questione: Sallusti, che è un falco consapevole di essere usato, sa che B. ha detto ai ministri di non venire?
La parodia di falchi e colombe, dopo la promessa domenicale del Condannato, “il governo deve andare avanti”, è destinata a durare fino a settembre.
Aspettando Godot, cioè la grazia.
E se ci saranno altre marce o cortei oppure Aventini la madre delle domande s’imporrà da sola, con tanto di telefonate, pressioni e riunioni: Alfano e gli altri andranno?
Il tormentone nacque dopo il comizio di B. a Brescia, presenti alcuni ministri.
Il giorno dopo c’era il ritiro dell’esecutivo nell’abbazia di Spineto, vicino a Siena, e Letta e Franceschini fecero un turbolento viaggio in auto con Alfano e Lupi per chiedere spiegazioni.
Il divieto vige da allora. E non è solo questione di poltrone odierne. In ballo ci sono anche quelle del futuro.
Sotto sotto le larghe intese piacciono a molti e magari, senza più B. tra i piedi, le colombe di Alfano voleranno con Casini e Montezemolo.
Ovviamente dipende sempre da chi dà maggiori garanzie.
Da quelle parti non si fa mai nulla per senza niente.
Fabrizio d’Esposito
(da “il Fatto Quotidiano“)
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