NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA
SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%)… PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER
In Veneto la Lega doppia Fratelli d’Italia ma da sola non avrebbe vinto, come alle precedenti regionali, dove la lista Zaia prese da
sola oltre il 44,57% e il Carroccio il 16,92%, senza i voti di Fdi e FI (fermi al 9,55 e al 3,56%)§Se Salvini piange, Meloni non ride: non è riuscita a prendere più voti della Lega in Veneto, mentre in Campania Fdi non riesce a distanziare Forza Italia (11,93% – 10,72%). Ora sarà molto difficile contrastare, per Salvini e Tajani, la riforma elettorale pro domo di Meloni.
Dopo la vittoria in Campania e in Veneto, sarà dura per i riformisti del Pd dare un calcio a Elly Schlein, mentre la debacle del M5S azzera le ambizioni di Giuseppe Conte a ricoprire il ruolo di candidato alle politiche del 2027, benché nei sondaggi per le primarie surclassasse la gruppettara del Nazareno.
In Campania si registra delusione nella Casa Riformista dove era atteso un 8 per cento: il listone renziano-centrista si ferma al 5,8%.
Il Carroccio in Veneto doppia i suoi Fratelli (giù al 18,6%, quasi la metà rispetto ad Europee e Politiche) e già rimette in discussione il patto sulla Lombardia, prenotata da FdI.
Formalmente, Meloni liquida la pratica su X: foto con il neo-governatore del Veneto, Alberto Stefani. La parola sconfitta non c’è. Né un rimando alla Lega. Il successo del delfino di Matteo Salvini è «una vittoria della coalizione».
Il vero timore di FdI è che il patto sulla Lombardia — motivo per cui i Fratelli hanno lasciato il Veneto ai leghisti — venga ridiscusso. Salvini davanti i microfoni, a Padova, dice e non dice. «Se gli alleati avranno proposte valide le ascolteremo, siamo una coalizione».
Però a domanda secca sul Pirellone fa il vago: «Mancano due anni, chi vivrà vedrà. La Lega in Lombardia può raggiungere lo stesso risultato del Veneto». E il centrodestra? «Momento complicato». I colonnelli del segretario sono più diretti.
Massimiliano Romeo, numero uno della Lega Lombarda e capogruppo in Senato, dice così: «Queste elezioni confermano che le regionali sono tutta un’altra partita. E al Nord c’è la Lega».
Armando Siri, capo dei dipartimenti leghisti e braccio destro di Salvini, è ancora più esplicito: «Gli elettori hanno premiato il buon governo della Lega, che ha un’ottima classe dirigente. Anche in Lombardia e a Milano siamo a disposizione con persone di qualità». Il presidente lombardo, Attilio Fontana, provoca: potremmo candidare Luca Zaia. Il “Doge” uscente.
Il risultato del Veneto è quello più bruciante. FdI puntava alla prima piazza. Donzelli pronosticava solo qualche giorno fa un 25 a 20 sulla Lega. Invece FdI è lontanissima, tallonata dal Pd.
(da agenzie)
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