OBBLIGATI DA GRILLO A STARE CON FARAGE: POCHI VOTANTI NEL REFERENDUM PER STRASBURGO
POLEMICHE E PROTESTE SULLE “ALTERNATIVE IMPOSSIBILI” AL NAZIONALISTA BRITANNICO…POI GRILLO ATTACCA PIZZAROTTI CHE GLI RISPONDE. “NON SAI NEANCHE DI COSA PARLI”
Ha vinto il candidato senza (veri) concorrenti, quello di Grillo e Casaleggio. Primo con appena 23mila voti, su meno di 30 mila consensi espressi.
Questo il verdetto degli iscritti al blog del fondatore dell’M5S, che sul portale hanno scelto l’Efd di Nigel Farage come gruppo nel quale confluire nel Parlamento europeo.
Sarà alleanza con il leader del partito britannico Ukip, accusato in patria e fuori di xefonobia e sessismo. Un esito quasi inevitabile, per come era stata preparata la corsa.
Arrivato nel giorno in cui Grillo scaglia il milionesimo strale contro Federico Pizzarotti: “Risponda nel merito, perchè non ha indetto referendum per stabilire se Parma preferisce le penali o l’inceneritore come promesso?”.
Ma la prima pagina del giovedì dei 5 Stelle la prende comunque lui, Farage. Vincitore facile.
Gli iscritti chiamati al voto dalle 10.45 alle 19 avevano a disposizione solo altre due opzioni: l’Ecr, il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei di cui fa parte il premier britannico David Cameron, e quella “non iscritti”.
Ossia scegliere di rimanere soli, con chiaro contrapasso: “un’influenza limitata se non nulla sull’attività legislativa del Parlamento”, come precisava la scheda sul blog.
Poi basta. Niente Alde, il gruppo dei liberali. E soprattutto niente Verdi Europei, invocati da parecchi parlamentari e moltimeet up.
La certezza è che ha vinto lui, l’amico inglese, con 23121 voti. I non iscritti ne hanno preso 3533 voti, l’Ecr 2930. Dato importante, se confrontato con il post scriptum a fondo post: “Nel caso che la soluzione più votata non sia praticabile, sarà perseguita la successiva più votata”.
Tradotto , se Farage e l’Efd non riuscissero a formare il gruppo, a rigor di norma i 5 Stelle dovrebbero rassegnarsi a stare tra i non iscritti.
Dettaglio curioso: sul blog non è comparso il numero degli aventi diritto al voto. Eppure il 18 febbraio scorso, quando gli iscritti avevano “spedito” Grillo all’incontro in streaming con Renzi, il portale riferiva di 85404 aventi diritto.
Quella volta votarono oltre in 41 mila. E allora, nel gioco delle cifre scritte e dimenticate, rimane evidente la diserzione di una bella porzione della base.
In tanti non hanno voluto neppure scegliere. E in diversi hanno pure spiegato perchè, proprio sul blog, lamentando l’assenza dei Verdi o comunque “la mancanza di una rosa più ampia”.
Ma Farage sorride comunque. “Con Grillo faremo un dream team da incubo per Bruxelles, insieme ci divertiremo a fare un sacco di guai ai burocrati” esultava ieri sera.
Ma il leader dell’Ukip ha i suoi problemi. Con il sì dei 5 Stelle, l’Efd sale a 4 partiti di 4 nazioni diverse. Perchè si formi come gruppo, ha bisogno di altri 3 gruppi di 3 Paesi differenti. C’è tempo solo fino al 24 giugno.
E gli avversari sono tanti. L’Ecr di Cameron ha già soffiato a Farage due partiti (i Popolari danesi e i Finns finlandesi), Marine Le Pen è attivissima.
I gruppi si possono anche sciogliere e costituire in corso di legislatura.
Ma il purgatorio dei non iscritti sarebbe un brutto debutto.
Molti eurodeputati erano contrari alla soluzione Efd. Ora proveranno a gestire la situazione, mentre il capogruppo Ignazio Corrao è cauto: “Saremmo comunque liberi nel gruppo, su molte cose voteremo con i Verdi”.
Verdi che però sono furibondi: “Avevamo fatto bene a dubitare della buona fede di Grillo” sibilano da Green Italia. Le proteste più alte arrivano dai dissidenti del Movimento.
Il deputato Cristian Iannuzzi: “Sono avvilito per le modalità con le quali è gestito il portale del M5S. Spero che Grillo abbia l’umiltà ed il coraggio di tornare sui propri passi”.
Dura anche Giulia Sarti, che a voto aperto ha dichiarato: “Mi turo il naso e voto l’Ecr, nipotini di Churchill, solo per non far vincere Farage”.
Ma gli scontenti silenziosi sono tanti. Grillo però tira dritto. E se la prende ancora con Pizzarotti, invocando “risposte nel merito”.
Il sindaco non ritrae la gamba: “Caro Grillo, se mi avessi chiamato invece di scrivere, ti avrei spiegato che non esistono penali che permettono la chiusura dell’impianto, che è privato”.
Quindi, la chiosa: “A questo punto ti chiedo: vuoi continuare così, fidandoti di gente che vuole il male del Movimento, o vogliamo risolvere i problemi dei cittadini?”.
Lo scontro finale pare vicino, mentre si parla di una verifica di metà mandato per i sindaci M5S.
Molto simile a una botola per l’avversario di Parma.
(Luca De Carolis e Andrea Valdambrini
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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