OSTIA, IN SOCCORSO ALLA GRILLINA SONO ANDATI PRINCIPALMENTE GLI ELETTORI DI SINISTRA
CLAN SPADA A PARTE, DIFFICILE CHE I VOTI DI CASAPOUND SIANO ARRIVATI ALLA CANDIDATA DELLA MELONI, NON SI POSSONO VEDERE
A Ostia il dato dal quale partire, per capire il travaso dei voti che ha portato la grillina Giuliana Di Pillo alla vittoria, è l’affluenza passata dal 36% del primo turno al 34% del ballottaggio: circa 5mila elettori in meno.
Di conseguenza la stragrande maggioranza degli elettori del primo turno, per quanto molto bassa sia l’affluenza, è tornata a esprimere la sua preferenza.
Poi nella sfida di domenica tutta al femminile c’è da considerare il distacco tra le due candidate e voti assoluti: quasi 20 punti percentuali.
M5s ha vinto con il 59,60% dei consensi (35.691 voti, al primo turno erano 19.777) mentre la candidata del centrodestra Monica Picca si è fermata al 40,40%, (24.196 voti, al primo turno erano 17.468).
I voti di differenza tra le due candidate sono 11.500. Il nodo della questione politica è capire dove sono andati i voti di sinistra e quelli di CasaPound.
La candidata di centrodestra dal primo momento ha provato a giustificare il risultato attaccando M5s: “All’idroscalo, dove ci sono i voti di CasaPound, noi abbiamo perso e loro hanno guadagnato 800 voti. Il cosiddetto ‘Movimento’ non ha vinto da solo ma con i voti della sinistra, di CasaPound e della lista De Donno”.
Risponde Marsella, candidato presidente di Casapound, che al primo turno ha preso 5900 voti: “Il M5S non ha vinto per i nostri voti, le schede bianche raddoppiate dimostrano che è stata seguita l’indicazione di non votare nè uno, nè l’altro”.
Oltrechè nelle schede bianche i 5900 voti andrebbero cercati eventualmente anche nei 5000 astenuti in più, ed è per questo che il dato dell’astensione diventa importante.
L’ex prete De Donno, sostenuto da Mdp e Insieme e che al primo turno ha preso 5640 preferenze, ha dato indicazione di votare M5s.
E i voti di Athos De luca, 8909 preferenze, dove sono andati? Il dem Stefano Esposito, che del Pd di Ostia è stato commissario, è convinto che “una quota, pari almeno al 40% abbia votato M5s, a questi si sommano i voti di De Donno.
“Ho dubbi — dice – sul travaso dei voti di CasaPound perchè aveva votato Virginia Raggi sindaco di Roma ed è rimasto deluso. Mi spiace ammettere che c’è una parte di Pd convinta che M5s sia una costola della sinistra quando invece non alcun valore di sinistra”.
L’altro candidato Bozzi, sostenuto da una lista civica ma considerato vicino al Pd e a Beatrice Lorenzin, con i suoi 3.625 voti del primo turno aveva lasciato libertà di coscienza.
Da considerare poi c’è il candidato presidente di Sinistra Unita, Eugenio Bellomo, che al primo turno ha preso 2.366 e difficilmente i suoi voti sono andati al centrodestra.
Stando così le cose, al netto della segretezza dell’urna, viene da sè che i voti di sinistra siano andati in soccorso al Movimento 5 Stelle. Lo stesso Fausto Bertinotti, ex segretario di Rifondazione, a ‘Un giorno da pecora’ dice che nel caso fosse costretto a scegliere tra Berlusconi e 5Stelle “sono meno peggio” i secondi.
Infine un altro dato da valutare nella vittoria grillina del X Municipio di Roma è proprio la percentuale che ha decretato l’elezione di Di Pillo.
Al primo turno aveva raccolto poco più del 30%, cioè 14 punti percentuali in meno rispetto al 44% di consensi raccolti da Virginia Raggi sul litorale romano poco più di un anno fa.
Anche rispetto al ballottaggio la flessione è evidente, con la Di Pillo che arriva al 59,6%, lontana dalle percentuali bulgare del 76% con cui la “sindaca” sconfisse Roberto Giachetti del Pd.
“L’effetto Raggi” di cui parla Di Maio viene smontato dal dem Stefano Pedica che lo invita “a fare meglio i conti”.
(da “NextQuotidiano”)
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