PASSA IL MES ALLA CAMERA: LA FRONDA M5S DIVENTA FRONDINA, SOLO OTTO I DISSIDENTI
BRUNETTA E POLVERINI ESCONO DALL’AULA… 314 SI’, 239 NO
A Montecitorio passa la risoluzione della maggioranza sulla riforma del Mes “bancario” che conferisce mandato pieno al premier Giuseppe Conte in vista del Consiglio Europeo di domani, salvando la faccia dell’Italia in Europa e il futuro (se non altro prossimo) del governo.
Con 314 sì, che scendono a 297 sul punto preciso del Mes: votano in dissenso almeno 8 grillini, 3 ex di quel partito, mentre Forza Italia si limita all’uscita dall’aula di Renato Brunetta e Renata Polverini.
Ma gli interventi — da Italia Viva al Pd, da M5S a Fi — sono già proiettati sull’utilizzo dei 209 miliardi di euro l’anno prossimo.
Sarà quello il “momento storico” ed è la partita di cui tutti vogliono fare parte e su cui nessuno farà sconti. A partire dai Dem, stufi della gestione protagonista di Conte e consapevoli della posta in gioco, per cui il capogruppo Graziano Delrio lo strattona sulla task force: “Sia umile come Papa Francesco. Ascolti parti sociali ed enti locali, no a commissariare il Parlamento”. Mentre il prossimo punto dell’agenda Pd-M5S sarà la revisione “radicale” del Patto di Stabilità .
La risoluzione giallorossa si vota per parti separate: il grosso passa con 314 sì e 239 no, 9 astenuti. Ma sul punto preciso che impegna il governo “a finalizzare l’accordo politico raggiunto all’eurogruppo e all’ordine del giorno dell’eurosummit sulla riforma del trattato del Mes” i consensi scendono a 297 con 256 voti contrari e 7 astenuti.
Tra i no ci sono sei Cinquestelle, che parlano in dissenso uno dopo l’altro — Andrea Colletti, Fabio Bernardini, Francesco Forciniti, Pino Cabras, Alvise Maniero, Mara Lapia – per chiarire che non si tratta di una sfiducia a Conte (secondo il richiamo all’ordine usato da Luigi Di Maio e Vito Crimi) ma di un “voto di coerenza”.
Fanno poi sapere di aver votato contro anche Andrea Vallascas e Raphael Raduzzi, che accusa: “E’ stata una Caporetto, Crimi si dimetta”.
No anche da parte di tre ex grillini, ora nel Misto: Antonio Zennano, Raffaele Trano, Lorenzo Fioramonti.
Forza Italia tiene o, come dice l’ala “governista”, vive la quiete prima della tempesta. Maria Stella Gelmini annuncia il voto contrario voluto da Silvio Berlusconi, ma avvisa Salvini e Meloni: “Bene il centrodestra unito, ma Fi non si fa dettare la linea dal governo o dagli alleati”.
E sul Mes sanitario i berlusconiani, a differenza di Lega e FdI, voteranno sì, perchè la Sanità ha bisogno di risorse in un modo o nell’altro. Lo hanno già ribadito Antonio Tajani e il fedelissimo del Cavaliere Valentino Valentini.
Segno che sui 37 miliardi per la Sanità si giocherà il prossimo round. Ma ce ne saranno altri: il Mes definitivo dovrà tornare in aula, poi ci sarà la legge di Bilancio, il nuovo probabile scostamento di gennaio.
Ogni fazione affila le armi. Intanto, però, il dissenso è contenuto. Grazie anche alla mossa di Salvini che ha convinto Giovanni Toti a virare i suoi (tutti fuoriusciti da Fi) per il sì: lo annuncia in aula Maurizio Lupi un po’ acrobaticamente, dopo le aperture al sì di Gaetano Quagliariello e Paolo Romani.
A smarcarsi è Renato Brunetta, che però ha preventivamente ricucito con Berlusconi: “Lo ringrazio per l’onore di parlare in dissenso, un’attestazione di fiducia che penso di aver meritato in 26 anni di militanza leale”. Si duole che abbia “prevalso lo spirito di parte, schieramento e propaganda sullo spirito di unità . Così si indebolisce il Paese, è un gioco a somma negativa. Questo no non sarà in mio nome”. Più laconica Polverini: “Non faccio passi indietro sul sogno europeo, fa parte della storia di Fi”.
(da agenzie)
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