PATRONAGGIO: “IL DECRETO SICUREZZA BIS E’ INCOSTITUZIONALE”
IL PROCURATORE CAPO DI AGRIGENTO ALLA PRESENTAZIONE DI UN LIBRO SU DON PUGLISI… L’ALLIEVO DI BORSELLINO (LEGGETE BENE, INFAMI SEDICENTI DI DESTRA) PARLA IN ASSENZA DI AUTORITA’ E GIORNALI LOCALI: INIZIA L’ISOLAMENTO COME PER PAOLO E IL GENERALE DELLA CHIESA, A QUANDO IL TRITOLO?
“Questo è un avvertimento, la prossima volta, se continuerai a fare sbarcare gli immigrati, passiamo ai fatti. Contro di te, e ai tuoi 3 figli”. La minaccia di facile lettura, seppure di quell’italiano approssimativo che tanto si usa di questi tempi, che si sente anche nella bocca di chi ricopre importanti incarichi politici e istituzionali, era arrivata qualche giorno prima direttamente sul tavolo del Procuratore della Repubblica di Agrigento, Patronaggio, il magistrato chiamato ad occuparsi delle tragedie e dei drammi e del tanto di orribile che accade al largo e lungo le coste siciliane, davanti Agrigento, a Lampedusa, nel Mediterraneo.
Luigi Patronaggio non ha mai parlato delle minacce, non ne ha avuto occasione. E quando entra nella libreria delle suore Paoline, nella centralissima via Atenea, ad Agrigento, per presentare “Il pastore di Brancaccio”, libro di Nino Fasullo su don Puglisi, non sa ancora che Salvini ha minacciato si marciare su Agrigento per chiedere conto e ragione proprio a Patronaggio del dissequestro delle navi che salvano vite umane nel Mediterraneo. “Basta dissequestri di navi o vado io a piedi in Procura, ad Agrigento”, ha appena detto il ministro dell’Interno mostrando il pugno duro alla Sea Watch3.
Questa volta la nave umanitaria ha salvato 58 vite, rifiutandosi di restituirle alla Libia dei lager, delle torture e delle violenze.
A dirgli delle parole di Salvini, della minaccia di voler marciare su Agrigento, a piedi (ignoto il metodo per superare, a piedi, lo Stretto) è un assessore del Comune di Agrigento, Riolo, uno dei venti, venticinque presenti all’incontro. Si, venti, venticinque, non di più.
Quasi del tutto assente la stampa, fatta eccezione per un paio di giornalisti, arrivati a dibattito largamente iniziato. Non la stampa locale, che questa mattina praticamente ignora l’incontro al quale ha partecipato Patronaggio, non la stampa nazionale, che avrebbe avuto l’occasione di intervistare il Procuratore, non la Rai.
Eppure tutti questa mattina, stampa locale, nazionale, Rai, di Salvini che intende marciare sulla Procura della Repubblica di Agrigento ne parlano, ma non del Procuratrore.
Eppure, Patronaggio ha tanta voglia di parlare, notano i pochi presenti. Il magistrato agrigentino definisce incostituzionali i provvedimenti di Salvini, chiede che i porti rimangano aperti. Lui da magistrato ha giurato sulla Costituzione e alla Costituzione rimarrà fedele. La Costituzione per un magistrato, il Vangelo per don Puglisi.
Patronaggio dopo le minacce, nel giorno della promessa del leader leghista di voler marciare su Agrigento, nel bel mezzo dell’ennesimo braccio di ferro nel Mediterraneo attorno a 58 vite umane, tutto questo non fa notizia.
Siamo nella centralissima via Atenea, in una città dove si sa tutto di quel che accade, dove da qui si passa più volte al giorno, anche solo per passeggiare. Niente. Niente anche per chi le notizie deve riconoscerle, trovarle, tranne che le parole di Patronaggio siano una di quelle notizie che potrebbero procurare fastidiose conseguenze agli editori, privati e pubblici.
“Dopo i fatti dei giorni scorsi, ovvero le minacce di morte giunte a Patronaggio, e dopo le ultime dichiarazioni del ministro Salvini proprio di questa mattina sull’operato della Procura di Agrigento – scrive su Facebook la giornalista Debora Randisi, moderatrice dell’incontro – è stato agghiacciante e triste registrare l’assenza della stampa agrigentina all’incontro che si è svolto in occasione della presentazione del libro di Nino Fasullo su Don Puglisi e la mafia. Lui, Patronaggio, che al tempo aveva condotto le indagini sulla morte di Don Pino Puglisi, c’era. I pochissimi giornalisti sono arrivati in ritardo e nessuno si è poi avvicinato per un’intervista… Lui era lì e ha rilasciato al piccolo pubblico presente delle dichiarazioni importanti – annota Debora Randisi – si è detto “imbarazzato” in riferimento alla situazione che l’Italia sta vivendo oggi e all’atteggiamento di questo governo nei confronti dell’accoglienza, dei porti chiusi, definendo “incostituzionali” le misure adottate dal Ministero dell’Interno. Ma ad ascoltare – aggiunge Debora Randisi – non c’erano nè il sindaco, nè i giornalisti, nè la città . La stampa agrigentina è morta – è l’amara considerazione finale – lo sapevo già , ma oggi ne abbiamo avuto la riprova netta e decisiva. E non ho parole. So solo che questo silenzio fa paura”.
“Sono stato il loro amico dell’ultima ora”, disse di se stesso Luigi Patronaggio parlando di Falcone e Borsellino. Quando Patronaggio fu nominato sostituto procuratore a Palermo ricevette la telefonata di Borsellino: ‘Cerca di veniri’. Il giudice che sarebbe stato ammazzato dalla mafia come l’amico Giovanni amava usare il dialetto siciliano. Era un suo tratto distintivo, la sicilianità . E lo è anche di Patronaggio che quando divenne procuratore ad Agrigento sottolineò che “questo è il posto di Pirandello e Sciascia” per ricordare che — i due scrittori erano stati maestri nel raccontarlo — il siciliano persino quando va allo sportello di un ufficio pubblico cerca l’amico.
Tanta mafia nelle sue indagini. E tante minacce in una vita blindata.
Patronaggio tirerà dritto. Non è magistrato che si fa condizionare.
(da Globalist)
Leave a Reply