PER IL LEGHISTA GENTILINI IL PIAVE E’ STATO “PROFANATO†DALLA PREGHIERA ISLAMICA
MILLE MUSULMANI SI ERANO RADUNATI SUL GRETO PER FESTEGGIARE LA FINE DEL RAMADAN… “AVRANNO INNEGGIATO ALL’11 SETTEMBRE, SENTO PUZZA DI TERRORISMO” DICE IL CAPOCOMICO DI TREVISO… “IL PIAVE DEVE ESSERE VIETATO A ZINGARI, TOSSICI, LUCCIOLE, GAY E ISLAMICI”… AI COGLIONI NO?
Improvvisamente la Lega passa dalla secessione all’amor di patria e riscopre il tricolore.
Non parliamo dei funerali dei nostri sei soldati uccisi a Kabul per i quali il senatur Bossi ha detto: “Avevo votato per la missione in Afghanistan, ma non per farli morire”, pensando forse di aver votato per mandarli a giocare a monopoli.
Parliamo invece dell’apologia del tricolore contro gli austroungarici, del fiume sacro in cui persero la vita tanti italiani anche non padani, ovvero del Piave, quello del “non passa lo straniero”.
Il prosindaco di Treviso, il raffinato Giancarlo Gentilini, venuto a conoscenza che, a causa dell’impossibilità di avere un luogo pubblico concordato, un migliaio di islamici si è ritrovato domenica scorsa sul greto del fiume tricolore, in località Ponte della Priula, piccolo centro della Marca, per festeggiare la fine del ramadan, peraltro senza causare alcun problema, è insorto lancia in resta. Dalla sua testa è uscita questa approfondita analisi: “Si tratta di un’eresia: il Piave è vietato agli zingari, ai tossicomani, alle lucciole e ai gay” ( che esista un’apposita segnaletica?).
E ammonisce che “ora deve essere vietato anche agli islamici, con le loro preghiere forse hanno inneggiato all’11 settembre e al 17 settembre. Sento puzza di terrorismo, se tornano sul Piave, allerterò le forze dell’ordine per bloccarli”.
Piccola considerazione: se Gentilini è a conoscenza che in quella occasione si è inneggiato al terrorismo è suo dovere presentare regolare denuncia, se è una sua illazione, stia zitto, se non altro per non istillare altro odio di cui non se ne sente proprio il bisogno.
Immediata è stata la replica della comunità locale islamica: “La preghiera sul Piave non è una provocazione contro i cristiani di questa terra, ma contro una politica che non vuole affrontare il problema del diritto dei musulmani a pregare” – ha risposto il presidente del coordinamento delle associazioni marocchine di Treviso – ” auspichiamo l’inizio di un percorso comune tra le comunità di cristiani e musulmani, dobbiamo dialogare, non chiuderci in se stessi”.
Insomma le parole di buon senso bisogna sentirle dai “presunti terroristi”, non dal prosindaco della città .
Che ovviamente non le avrà neanche ascoltate, tutto intento come sarà nell’officina comunale a predisporre la nuova segnaletica stradale da installare sulle strade del Piave: dopo i disegnini stilizzati di zingari, tossicodipendenti, lucciole e gay, il poveretto avrà fatto pure quello del musulmano da apporre sul segnale del divieto di accesso.
Poi non dite che i sindaci leghisti non lavorano, notte e giorno, per la loro comunità .
Quando sentono “puzza”, loro sono in prima fila, deodorante alla mano.
Pronti a difendere e immolarsi per i “sacri confini” italici, altro che padani.
Per sacralizzare nuovamente le acque del Piave, profanate dalla presenza dei gitanti domenicali post-ramadan, suggeriamo a Gentilini di ordinare un poco dell’acqua del Monviso che Calderoli ha versato sulla testa di Bossi a Venezia.
E’ vero che in quel caso l’acqua fresca non è riuscita a far rinsavire il senatur, ma magari nella Marca potrebbe avere un miglior esito.
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