PIU’ GIORGIA MELONI VUOLE SPOSTARE AL CENTRO FRATELLI D’ITALIA, PIU’ I SUOI MARESCIALLI (DA LOLLOBRIGIDA A DONZELLI FINO A RAMPELLI) LE COMPLICANO LA VITA A SUON DI GAFFE E FIGURACCE
SALVINI BRIGA PER DARE ALLA LEGA UNA NUOVA VESTE IN EUROPA (ADDIO A “IDENTITA’ E DEMOCRAZIA”?)
Sembra che in Fratelli d’Italia stiano giocando al tiro alla fune. Impegnati, leader e peones, a spostare il partito in direzioni opposte.
Mentre Giorgia Meloni, con il suo progetto di un rassemblement conservatore, vuole spostare Fratelli d’Italia dalla destra al centro, i suoi marescialli pasticcioni le complicano la vita con esternazioni, gaffe e inciampi. E condannano Fdi a restare una dépendance ristrutturata di Colle Oppio.
Dal cognato d’Italia, Francesco Lollobrigida, che evoca la sostituzione etnica, a “Minnie” Donzelli che si smarca dalle celebrazioni del 25 aprile, fino all’autarchico Fabio Rampelli, che vuole mettere al bando gli inglesismi, i maggiorenti di Fdi azzoppano ogni svolta moderata.
E di traverso si mettono anche Lega e Forza Italia, indisponibili a far allargare il partito di Giorgia Meloni fino alle pendici di quel “centro”, che non ama gli estremismi e preferisce gli spaghetti a tavola alle rivoluzioni.
Salvini non vuole passare per il “mal-destro” davanti a una Meloni ristrutturata centrista e ha iniziato a guardarsi intorno in Europa: ha attivato il fidato Marco Zanni per dare una nuova veste all’Euro-collocazione della Lega.
L’europarlamentare del Carroccio è presidente “Identità & democrazia”, il gruppo dei “puzzoni” in cui ci sono anche Marine Le Pen e i gli estremisti di destra tedeschi di Alternative fur Deutschland.
Alle Europee del 2024, dove ogni partito correrà con il suo simbolo in un sistema proporzionale puro, il tradizionale assetto basato sull’alleanza tra popolari e socialisti potrebbe essere dissolto.
E il movimentismo di Giorgia Meloni, che punta a un’alleanza tra il Ppe e il gruppo dei conservatori Ecr da lei presieduto, costringe Salvini a uscire dalla comfort zone. Il Capitone sta mettendo in discussione la presenza della Lega nella compagine dei “reietti”, che non tocca palla nelle stanze del potere, per provare a giocare la sua partita.
Come Dago-anticipato, il presidente del Ppe, Manfred Weber, punta a sostituire Ursula Von Der Leyen come nuovo presidente della Commissione, e vuole proporsi di nuovo come “Spitzenkandidaten” del partito popolare alle europee del prossimo anno. Dovrà però fronteggiare la quasi certa candidatura della maltese Roberta Metsola, attuale presidente dell’Europarlamento e su cui sembravano essere puntate le iniziali fiches di Giorgia Meloni.
Ma se scende in pista Weber, grande amico di Tajani e sostenitore dello spostamento a destra del Ppe, difficilmente la Meloni potrà ignorarlo. Anche perché la poltrona pesante della Commissione al tedesco Weber lascerebbe una prateria all’Europa del sud per la presidenza del Consiglio europeo, per la quale è in ballo anche Mario Draghi.
Tra i due litiganti, Weber e Metsola, sarà determinante la posizione del partito di maggioranza relativa all’interno del Ppe, cioè la Cdu tedesca, che potrebbe non essere così entusiasta all’ipotesi di una candidatura Weber e al suo progetto di alleanza con i Conservatori.
I cristiano-democratici, abituati alla tradizionale alleanza con i socialisti, con cui hanno governato l’Europa praticamente da sempre, non vedrebbero di buon occhio lo spostamento a destra dei popolari.
Sembra che il ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani, sia in forte imbarazzo: dopo anni di euro-frequentazioni, è divenuto amico sia di Manfred Weber, sia di Roberta Metsola. Con chi si schiererà, se entrambi dovessero avanzare la loro candidatura alla presidenza della Commissione?
Anche dentro Fratelli d’Italia iniziano a rumoreggiare per le strategie europee di Giorgia Meloni: in molti temono che la premier, ansiosa per le manovre in corso a Bruxelles, perda di vista le priorità italiane, come la messa a terra del Pnrr. La paura, dentro al partito, è che, come giù avvenuto a Renzi, ebbro di potere dopo il 40% alle Europee del 2014, le sirene di Bruxelles distolgano l’attenzione della Ducetta dalle questione interne.
(da Dagoreport)
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