PORCELLUM, TRATTATIVA SEGRETA DEI PARTITI
INTESA VICINA TRA PDL, UDC E BERLUSCONIANI DELLA LEGA: PROPORZIONALE CON PREMIO AL 6%
Apparentemente immobili sulle rispettive posizioni, i partiti rimandano a settembre l’ora della verità sulla legge elettorale.
La pretattica, dunque, continuerà per tutto il mese di agosto.
Ma qualcosa di concreto già si muove nelle segrete stanze dei leader se è vero che Pdl, Udc e l’ala berlusconiana della Lega hanno raggiunto un’intesa di massima (proporzionale, con sbarramento al 6%, più piccolo premio di maggioranza al primo partito) con o senza preferenze.
E qualcosa si muove anche a sinistra se è vero che il Pd, nonostante l’irrigidimento ostentato dai suoi dirigenti, lavora (anche con gli emissari inviati da Maroni, che ieri su questi temi ha sentito Silvio Berlusconi) a un modello misto che nulla ha a che fare con la proposta ufficiale del partito: ovvero il doppio turno con i collegi uninominali maggioritari e una quota proporzionale.
E uno che se ne intende, come Marco Pannella, sente puzza di bruciato: «Pier Luigi, no al tradimento del doppio turno alla francese. Spero ti sia chiaro che l’evocazione dei “preferenziali” non è altro che l’ipocrita restaurazione partitocratica delle liste proporzionalistiche».
Premio di maggioranza
Oggi il Porcellum assicura un premio (circa 60 seggi alla Camera, variabile su base regionale al Senato) alla coalizione che ottiene più voti.
Chi vince, in linea di massima, ha il 55% dei deputati.
Al tavolo intorno al quale si è discussa di recente la bozza Violante sottoscritta dai rappresentanti di ABC, il tema è stato affrontato ma non quantificato.
Se comunque lo schema è quello tedesco – 50% collegi uninominali, 50% proporzionale, sbarramento al 5% – e il numero dei deputati della prossima legislatura si assesta a quota 500, si potrebbero prendere in prestito per la Camera i «vecchi» collegi senatoriali del Mattarellum che sono riutilizzabili: erano 232, appunto, mentre i 18 rimanenti per raggiungere quota 250 (cioè la metà uninominale prevista dal sistema tedesco) costituirebbero «il piccolo premio di maggioranza».
Altrimenti, se si mette in discussione questo calcolo aritmetico e se si vuole tenere fuori dal tavolo la riforma costituzionale che porta a 500 il numero dei deputati e a 250 quello dei senatori, il discorso cambia radicalmente.
Anche perchè per disegnare nuovi collegi il governo impiegherebbe almeno tre mesi.
Eppure i nuovi emissari di ABC (Verdini, Migliavacca, Adornato) si mostrano per ora irremovibili sulle rispettive posizioni: il Pdl (con l’Udc) mira a un premio basso (massimo 10%), da assegnare al primo partito, mentre il Pd chiede un premio più alto da attribuire alla coalizione che ottiene più voti: è ovvio che Bersani, in qualche modo favorito dai sondaggi, e «ricco» di potenziali alleati, sostenga il secondo scenario mentre un Pdl per ora in difficoltà , e senza più una Lega fedele al fianco, cerchi di limitare i danni con un «piccolo premio a chi vince».
Preferenze o collegi?
Angelino Alfano insiste: «Io sono molto laico e sereno sulla legge elettorale: non ce n’è una perfetta, ma tra tante imperfezioni con il bisogno di partecipare che c’è nei cittadini noi siamo per le preferenze, per far sì che ciascuno abbia la capacità di misurarsi. Ovviamente, servono candidature di persone oneste».
Anche l’Udc, forte del know how dc, porta alta la bandiera delle preferenze.
Mentre il Pd con la sua proposta di legge ha formalizzato che la scelta migliore è quella del collegio uninominale (magari a doppio turno) in cui si presenta un candidato selezionato dalle primarie (di partito o di coalizione, si vedrà ).
Collegi piccoli
Quelli del Mattarellum erano collegi da 200-250 mila votanti mentre pezzature più piccole, cosiddette alla spagnola, aumenterebbero l’effetto maggioritario con una penalizzazione delle forze minori visto che in Spagna lo sbarramento nominale è del 3% ma quello reale è del 7-8%.
Maroni ha sguinzagliato i suoi emissari che – al di là delle posizioni espresse al Senato dal «berlusconiano» Calderoli – hanno preso contatto con i deputati lombardi del Pd per chiarire un punto: Bersani appoggerebbe una clausola regionale dello sbarramento (un aiutino ai partiti che concentrano i voti in alcune zone del Paese)?
Anche se la Lega, in crisi di identità persino nelle roccaforti, punta sul sistema proporzionale puro gradito a Berlusconi.
Dino Martirano
(da “Il Corriere della Sera”)
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