“PROTEGGIMI DA FAZZOLARI”: DOPO LA BLINDATURA DI ARIANNA, TOCCA ALLA MELONI. SE LA BASE DEL PARTITO VUOLE FARE FUORI L'”ABUSIVO” GIULI DOVRA’ FARE I CONTI CON LEI
GIULI CHIEDE AIUTO DALLA PREMIER CONTRO GLI “ASSALTI” DEL SUO “GENIO” FAZZO, IL PARAGURU DEL “PENSIORO SOLARE” NON CI PENSA PROPRIO DI DIVENTARE UN BURATTINO IN MANO AL SOTTOSEGRETARIO … ARRIVA IL COMPROMESSO: L’EREDE DI SPANO SARÀ PESCATO IN UNA ROSA DI ALTISSIMI FUNZIONARI DELLO STATO, “TERZI” RISPETTO AI DUE CONTENDENTI, MA COMUNQUE DOVRÀ RICEVERE L’AVALLO DI PALAZZO CHIGI
Un pranzo in famiglia. Per restituire il senso di un legame antico. Lanciare un messaggio chiaro ai naviganti: Alessandro Giuli non si tocca. Chi, dentro e fuori Fratelli d’Italia, pensava di farlo fuori dovrà fare i conti con lei. Con Giorgia Meloni in persona. Che dopo la blindatura della sorella Arianna, è scesa direttamente in campo per far quadrato intorno al ministro della Cultura, notificare ad amici e avversari che la copertura di Palazzo Chigi è totale.
Senza distinguo. E se ai piani alti del governo c’è qualche sottosegretario che ancora storce il naso, contrario sin dal principio alla sua nomina e poi entrato in assetto di guerra, dovrà farsene una ragione.
Un paio d’ore. Tanto è durato «l’incontro conviviale» fra la presidente del Consiglio e il successore di Gennaro Sangiuliano. Ufficialmente per parlare delle iniziative e dei progetti in cantiere al Mic da qui alla fine della legislatura, in realtà per sciogliere i nodi che tengono in stallo uno dei dicasteri più strategici, quello della rivoluzione culturale vagheggiata dal partito di maggioranza relativa. Primo fra tutti, la squadra, che Giuli ha ribadito di voler scegliere in piena autonomia: «Non accetterò alcuna forma di commissariamento », ha ripetuto all’amica premier.
Chiedendo aiuto contro gli “assalti” di Giovanbattista Fazzolari, il di lei braccio destro, che il ministro sospetta in combutta con il capo della segreteria tecnica al ministero, Emanuele Merlino, per metterlo sotto tutela. Controllarlo. Piazzandogli accanto un capo di gabinetto di loro fiducia, anziché sua.
Meloni prova a spiegargli che dopo il brutale licenziamento di Francesco Gilioli e lo scivolone su Francesco Spano, dimessosi dopo dieci giorni a causa di una feroce campagna condotta dalle associazioni pro-vita e dei forti malumori interni a FdI, non si può più sbagliare. Ma Giuli è categorico. Non intende fare il re travicello.
Finisce con una sorta di mediazione: il vertice degli uffici di diretta collaborazione sarà pescato in una rosa di altissimi funzionari dello Stato, “terzi” rispetto ai due contendenti, ma comunque dovrà ricevere l’avallo di Chigi. Stavolta il neo-ministro non potrà fare di testa sua.
(da La Repubblica)
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