“PUBBLICO”, IL GIORNALE VERSO LA CHIUSURA
LA REDAZIONE CONTRO TELESE: “UN DILETTANTE”… NATO APPENA TRE MESI FA POTREBBE DECIDERE GIA’ LA SOSPENSIONE DELLE PUBBLICAZIONI
“Furiosi e indignati”. Si descrivono così i giornalisti di Pubblico in un lungo intervento in cui esprimo tutta l’amarezza per quello che appare ormai il destino inevitabile del giornale: la chiusura.
L’assemblea dei soci convocata per domani dovrà scegliere quale strada imboccare fra la ricapitalizzazione della società oppure la messa in liquidazione e l’immediata sospensione delle pubblicazioni, ma la decisione pare ormai già presa e tutto lascia intendere che l’unica opzione per il quotidiano politico fondato con grandi ambizioni appena tre mesi fa dal volto televisivo Luca Telese
Un esito che l’assemblea dei redattori di Pubblico, tornato oggi in edicola dopo uno sciopero, definisce senza mezzi termini “un giornalicidio”.
Un documento, quello dei giornalisti, che suona come un gravissimo atto di accusa non solo verso il diretttore-editore Telese, ma anche nei confronti del suo socio Tommaso Tessarolo. Una coppia che, sostengono i redattori, ha agito con imperdonabile leggerezza e dilettantismo ai quali ha poi fatto seguito, una volta emerse le difficoltà economiche e di vendita del quotidiano, una pavida inerzia fatalista.
L’elenco delle accuse rivolto al duo Telese-Tessarolo è lungo: “Primo, il capitale sociale esangue, che non poteva certo reggere ad una programmazione economica di almeno sei mesi. Secondo, il prezzo di copertina iniziale ad un euro e mezzo, evidentemente troppo alto nell’epoca della ‘grande crisi’.
Terzo, la totale assenza di una campagna pubblicitaria che facesse conoscere il giornale ai lettori, nell’ingenua convinzione che ai tempi di internet e di twitter bastasse il tam-tam digitale per farsi strada.
Quarto, la totale assenza di un ‘piano B’ nel caso in cui le cose fossero andate male.
Qualche tentativo di correggere la rotta, appena si è visto che i conti — evidentemente — non tornavano? No”.
A poche ore dalla possibile parola fine su un’avventura evidentemente partita con il piede sbagliato, il comunicato dei giornalisti si chiude quindi con un appello: “Ancora adesso pensiamo che un editore interessato a un giornale che sappia raccontare l’alto e il basso, il volto politico e quello sociale della prossima campagna elettorale, ci possa essere. Non siamo un giornale indebitato sino al collo, non una macchina succhia soldi. Ci siamo gettati con slancio in questa impresa e riprenderemo a farlo se ci fossero le condizioni. Perchè noi, i giornalisti di Pubblico, la nostra parte l’abbiamo fatta. Nonostante chi oggi ha deciso di chiuderci”.
(da “La Repubblica“)
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