PUTTANIERE “GAME OVERâ€: QUANDO SILVIO ERA IL NEMICO
DALLO SDEGNO PER IL CASO RUBY ALLE PAROLE DI FUOCO SULLE LEGGI AD PERSONAM, POI ARRIVà’ LA DECADENZA… “ORMAI È IRRILEVANTE”, E COSàŒ L’HANNO RESUSCITATO
Non è necessario tornare ai tempi delle leggi ad personam, del conflitto di interessi, delle telefonate in Procura per salvare la nipote di Mubarak.
Basta riavvolgere il nastro di un paio d’anni scarsi.
Quando Berlusconi era stato costretto alle dimissioni e ai democratici pareva finita un’era.
Quando la condanna in Cassazione lo aveva fatto decadere dal Senato e ai più sembrava che il futuro lo avrebbe trascorso all’ospizio di Cesano Boscone.
Invece, più arzillo che mai, Berlusconi l’altro ieri ha tenuto in piedi il governo Renzi con il voto sull’Italicum. E il patto del Nazareno condiziona ormai in maniera stabile riforme, programmi e la prossima elezione del Capo dello Stato.
Ma a rileggere le dichiarazioni di molti esponenti Pd di fede renziana, la resurrezione del leader di Forza Italia non era un’ipotesi messa da conto.
“In un qualsiasi Paese dove un leader politico viene condannato con sentenza definitiva, la partita è finita: game over”, diceva lo stesso Matteo Renzi l’11 settembre del 2013, velocissimo a precisare che, comunque, “non bisogna avere puzza sotto il naso per chi lo ha votato”.
Ma il nuovo corso democratico, assieme alla legittima aspirazione a cercare voti nello schieramento avversario, si è preso il pacchetto completo. Berlusconi in testa.
Per questo, alle donne del Pd, per esempio, andrebbe ricordato con chi si sono messe in affari: “un uomo con una vita sessualmente promiscua e moralmente discutibile” (Debora Serracchiani), un “puttaniere” (Pina Picierno), un “vecchio satiro compulsivo” (ancora Serracchiani), un “maiale” (Alessandra Moretti).
All’attuale ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, per anni responsabile Comunicazione del Pd, varrebbe la pena riproporre le parole di fuoco contro la legge Gasparri e le nomine che erano “un’umiliazione per la Rai”.
Ad Andrea Orlando, già responsabile Giustizia, fischieranno le orecchie a ripensare alle quotidiane accuse di Silvio, “insofferente ai ruoli di garanzia previsti dalla nostra Costituzione”.
Dario Franceschini, quando ancora poteva, si prodigava in battute: “Dice di essere il leader più popolare del mondo? In effetti piace molto anche negli altri pianeti”. Matteo Orfini lo chiamava “statista solo sui teleschermi”.
Poi, a fine 2013, si era convinto che fosse “politicamente irrilevante”.
Dev’essere per quello che gli hanno aperto la porta di casa.
Paolo Zanca
(da “il Fatto Quotidiano”)
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