QUIRINALE, ANGELINO SÌ, SILVIO QUASI, LA CLAMOROSA RETROMARCIA
FINISCONO TRAVOLTI DALLA FRONDA INTERNA… E SILVIO SI PERDE FORZA ITALIA
È più di una “resa” sul Quirinale, quella che si materializza quando Angelino Alfano e Silvio Berlusconi si telefonano per concordare che, sabato mattina, cederanno su Mattarella.
Il ministro dell’Interno ha già annunciato il suo sì attraverso Gaetano Quaglieriello in tv e, soprattutto, che lo ha già pronunciato di fronte a Matteo Renzi.
L’ultima notte dei comunicati ufficiali serve solo per aspettare l’ultima capriola di Berlusconi.
Dal paventato Aventino alla scheda bianca annunciata nel pomeriggio dal suo consigliere Giovanni Toti. Al possibile sì.
Perchè è l’ultima trattativa è nelle mani di Gianni Letta, impegnato a portare Berlusconi sul voto favorevole a Mattarella.
Dice una fonte vicina al dossier: “Se a questo punto votiamo scheda bianca, Berlusconi esce in minoranza nel suo partito. Meglio votare sì per salvare la faccia. Tutto il resto è perso”.
È più di una resa perchè è successo che Berlusconi (e Alfano) hanno perso totalmente il controllo dei rispettivi partiti.
Con truppe di parlamentari pronte a votare Mattarella, come atto di malessere verso la linea oscillante di Angelino, dentro Ncd.
E come atto di rivolta verso Berlusconi, il suo cerchio magico, Verdini, quelli che lo hanno condotto verso una disastrosa sconfitta politica, dentro Forza Italia: “Ha dato tutto — è il refrain – ci ha ammazzati, sacrificati con la legge elettorale e si è fatto scaricare senza incassare nulla”.
Succede che col passare delle ore, dentro i due partiti, il voto su Mattarella diventa il catalizzatore di malesseri, frustazioni, dissenso politico represso per mesi.
A metà giornata quasi una trentina di parlamentari di Area Popolare sono pronti a votare Mattarella, e una cinquantina di Forza Italia, la metà del gruppo.
Berlusconi e Alfano, i grandi azionisti fino a qualche giorno fa, del partito della Nazione sembrano due estranei a casa loro.
Ed è più di una resa perchè arriva dopo un azzardo. Che segna anche un rapporto tra i due — Berlusconi e Alfano – nuovamente incrinato.
E allora occorre partire dall’inizio, per capire le macerie del centrodestra alla fine della giornata di passione.
Da quando Silvio Berlusconi, furibondo, chiama Alfano nel tardo pomeriggio di giovedì. E gli fa la grande offerta. Che, vista la delicatezza della materia, la portavoce dell’ex premier non conferma.
Ma più di testimone vicinissimo al ministro dell’Interno e “oculare” nel caso di Berlusconi) racconta all’HuffPost: “Angelino, se apri la crisi andiamo dritti al voto e sarai tu il candidato del centrodestra”.
Ecco, la crisi di governo in cambio delle chiavi di casa. Subito.
Quello che Alfano voleva ai tempi della scissione. Prosegue il testimone: “Significava voltare pagina, intestarsi la ricostruzione del centrodestra. Per Alfano l’occasione della vita. Tornare da leader nella guida dei moderati ed emanciparsi da Renzi”.
Ma Alfano prende tempo.
Perchè, al fondo, ha paura di essere risucchiato da Berlusconi: “Non si fida” dicono i colonnelli del suo partito.
Già vede il film di una campagna elettorale devastante, all’ombra di un rinato Caimano, contro tutto e tutti: governo, nuovo capo dello Stato, procure.
Già vede le riunioni ad Arcore col cerchio magico e Dudù. È per questo che nella prima riunione coi suoi all’alba spiega che vuole tenere “il patto di consultazione con Forza Italia” ma che la linea è “scheda bianca”, senza forzature. Senza crisi.
Ed è una posizione che, col passare delle ore, rischia di scricchiolare, stretta tra la pressione di Berlusconi che per tutto il giorno gli chiede di forzare e quella di Renzi, furioso perchè non si è mai visto un ministro dell’Interno che vota contro il candidato al Colle del suo presidente del Consiglio.
Col passare delle ore, le truppe “non tengono”.
A metà mattinata, il senatore Castiglione ha già il consenso di una ventina di parlamentari di Area popolare, soprattutto siciliani, per “votare Mattarella”.
Il pallottoliere dice che possono salire fino a 30. Ma è la “mossa” di Berlusconi a trasformare il centrodestra in un campo di battaglia.
Perchè l’Aventino sul Quirinale era un’ipotesi che non doveva uscire.
Doveva rimanere riservata. Un conto è dirselo a telefono anche con dei testimoni, un conto è dirlo a un ufficio di presidenza.
Invece esce dall’ufficio di presidenza degli azzurri: “Forza Italia — battono le agenzie — valuta di non partecipare alle votazioni sul capo dello Stato”.
Parole che hanno l’effetto di fiammiferi accesi vicino a un candelotto di dinamite. Perchè già è anomalo che un ministro dell’Interno si astenga sull’elezione di un capo dello Stato proposto dal suo premier, ma l’uscita dall’Aula sarebbe la crisi.
È il Mezzogiorno di fuoco del centrodestra.
La prospettiva della crisi (e di elezioni) fa partire i “frenatori” sia dentro Forza Italia sia dentro Ncd.
Riunito a pranzo con i suoi, Fitto ci mette un secondo a pensare la contromossa. Ecco il ragionamento di Fitto, raccontato da un commensale: “Fanno l’Aventino e vogliono andare fuori dall’Aula? Ma no, questa è una cretinata. Non è una posizione politica, è uno sgarbo quasi personale a Mattarella. Noi non ci stiamo. E questa sera annunceremo che entriamo in Aula e votiamo scheda bianca, perchè come dice Berlusconi critichiamo il metodo e non la persona”.
A quel punto, nell’urna, Dio ti guarda, Berlusconi no, e il Padreterno non si dispiace se qualche voto va a Mattarella.
I “qualche voto” sono i 40 fittiani più i trenta di Area Popolare. Questi i numeri ufficiali, di quelli che ci mettono la faccia, dichiarano e firmano documenti. Nel segreto dell’urna sono ancora di più.
Le riunioni di Ncd sono un qualcosa a metà tra un ring e una seduta di autocoscienza. Volano parole grosse l’ala filo-berlusconiana (Lupi, De Girolamo, Saltamartini, pure Quagliariello è tra i duri) pronti alla crisi e i filogovernativi. Beatrice Lorenzin lavora tutto il giorno per una ricucitura politica con palazzo Chigi: per votare Mattarella — è il suo ragionamento – serve un appiglio.
E l’appiglio è una dichiarazione distensiva da parte di Renzi che svelenisca il clima consentendo ad Alfano si votare Mattarella senza perdere la faccia.
È quello che poi accadrà . E che scava un solco con Berlusconi.
L’ex premier, che solo una settimana fa sembrava il numero due del partito del Nazareno e fantasticava di un suo ingresso al governo assiste da Cesano Boscone alla rivolta del suo partito ed è costretto a una resa umiliante: dall’annuncio dell’Aventino al possibile quasi sì a Mattarella.
(da “Huffngtonpost”)
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