RAI, COMANDA SEMPRE LA PREGIATA DITTA BERLUSCONI-BOSSI
SUL TG1 DECIDONO LORO E SI SPARTISCONO LA TORTA: AL TG1 RIMANE MACCARI (PDL), AI TG REGIONALI ARRIVA CASARIN (LEGA)… RIZZO NERVO SI DIMETTE, GARIMBERTI RIMANE
La prima riforma di viale Mazzini la scrivono loro.
Quelli che comandano davvero la Rai, Umberto Bossi e Silvio Berlusconi, la coppia di alleati che finge di litigare e poi si ritrova per condividere il potere più prezioso: l’informazione.
Certo, il direttore generale Lorenza Lei ha faticato per la riconferma di Alberto Maccari (quota Pdl) al Tg1 e per la nomina di Alessandro Casarin (Lega) ai Tg regionali.
Il Consiglio di amministrazione si è diviso in gruppi e gruppetti che nemmeno si salutano, il presidente Paolo Garimberti ritira le annunciate dimissioni, il consigliere Nino Rizzo Nervo (Pd) dice addio: “Quanto avvenuto è l’ultimo scriteriato atto di una gestione aziendale – scrive a Garimberti – condizionata da logiche di parte che sta spingendo l’azienda verso un rapido declino”.
La Rai non ha trasmesso una commedia, ma l’ha inscenata al settimo piano di viale Mazzini.
Il centrodestra contava nervosamente i voti; il centrosinistra elencava regole interne violentate; il deputato e consigliere Antonio Verro (Pdl), due stipendi e due poltrone, lasciava Montecitorio per onorare il patto fra i due partiti.
E Lorenza Lei vince di misura: 5 a 4 per le sue proposte , a favore il centrodestra, contraria l’opposizione (compreso il presidente).
Il governo osserva con attenzione, studia per ricostruire l’azienda (complicato senza l’assenso del Cavaliere), e Mario Monti fa sapere di non condividere le scelte di Lorenza Lei, condannata a sperare che i progetti di Palazzo Chigi (la riforma pronta entro un mese) siano soltanto buoni e inutili propositi: in caso contrario, sarà sostituita.
In teoria, il Cda scade a fine marzo. In pratica, di nuovo in maggioranza, Pdl-Lega insistono per la proroga.
Qui dove qualsiasi incarico è precario, Alberto Maccari può festeggiare: ieri doveva andare in pensione, oggi incassa la guida del Tg1 sino al 31 dicembre.
Il partito democratico invade le agenzie di stampa, prepara mobilitazioni.
Parlano il segretario Pier Luigi Bersani e il presidente Rosy Bindi: “Non resteremo con le mani in mano. Non staremo fermi davanti a coloro che vogliono vedere distrutta un’azienda pubblica”, dice Bersani.
Rizzo Nervo scrive una lettera a Sergio Zavoli per spiegare le sue ragioni: “È stato un gesto meditato e inevitabile anche — dice al presidente della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai — nella speranza che possa suscitare, come lei auspicava nei giorni scorsi, un’adeguata riflessione politica e istituzionale a tutela del servizio pubblico”.
E a Radio 24, Rizzo Nervo conferma il regalo per Bossi e Berlusconi: “È chiaramente un accordo politico tra Pdl e Lega Nord con lo scambio di Maccari al Tg1 e Casarin al Tgr”.
E il presidente Garimberti, che minacciava ritorsioni e azioni clamorose?
Non molla l’istituzionale poltrona, anzi: firma un comunicato istituzionalmente impeccabile, un appello al ministero del Tesoro, l’azionista di viale Mazzini. Garimberti dice che l’azienda è ingovernabile, ma ovviamente non si dimette perchè il nemico si combatte all’interno.
In viale Mazzini fanno notare: “Sono tre anni che combatte, nessuno se ne accorge, e lui perde sempre”.
Adesso senza Rizzo Nervo, mentre il veltroniano Giorgio Van Straten e il casiniano Rodolfo De Laurentiis restano seppur dissidenti, i partiti di centrosinistra si scaldano per viale Mazzini.
Nichi Vendola (Sel) è il più combattivo: “Sono senza parole. Quello che si è consumato in Cda è uno scandalo lungamente preparato. Il servizio pubblico dell’informazione ancora una volta è umiliato dalla protervia di un potere politico volgare e dozzinalmente padronale. Non si può tacere, non si può rimanere inerti, nelle istituzioni e nel Paese. L’opposizione si muova, il governo da parte sua non ha nulla da dire?”.
Di solito Lorenza Lei tace, non commenta mai, non replica mai.
In serata, stranamente, prende la parola: “Rivendico l’autonomia delle scelte e spiace che possano essere state interpretate con logiche che non mi appartengono”.
La Lei fa riferimento a logiche di spartizione.
Ma quelle in Rai non appartengono a qualcuno, esistono e basta.
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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