REDDITO DI CITTADINANZA, TRA CINISMO E SCIATTERIA
BASTA RACCONTARE BALLE: IL LAVORO NON C’E’, LA FORMAZIONE NON ESISTE, I COMUNI NON HANNO LE RISORSE PER PRENDERSI IN CARICO I POVERI
La cessazione del reddito di cittadinanza allo scadere dei sette mesi di ricezione per decine di migliaia di persone non perché siano uscite dalla povertà o abbiano imbrogliato o rifiutato un’offerta di lavoro, ma solo perché non hanno minorenni, anziani o persone con disabilità in famiglia, era ampiamente attesa. Lo aveva previsto la legge di stabilità per il 2023 approvata il dicembre scorso.
C’era tutto il tempo perché l’Inps non aspettasse l’ultimo minuto per avvertire gli interessati, perché i servizi comunali d’accordo con i centri per l’impiego accertassero chi di costoro rientrasse tra i non occupabili, che hanno avuto la “grazia” di un prolungamento fino a dicembre compreso, salvo poi ricadere sotto la mannaia dell’esclusione dal nuovo strumento che sostituirà il Rdc, a meno che nel frattempo non abbiano messo al mondo un figlio.
Soprattutto, c’era tutto il tempo per mettere a punto azioni che accompagnassero queste persone verso la scadenza anticipata del Rdc, rafforzandone almeno l’effettiva “occupabilità” e verificando quanto questa incontrasse una domanda di lavoro effettiva e decentemente remunerata.
Se lo si fosse fatto, forse ci si sarebbe resi conto che tra occupabilità teorica e occupazione (decente) effettiva spesso il nesso non è così automatico, specie per chi ha le caratteristiche di molti percettori di Reddito – bassissime qualifiche, lontananza dal mercato del lavoro e vive in territori a domanda di lavoro scarsa.
C’era tutto il tempo, ma poco o nulla è stato fatto, specie dal governo che non ha minimamente ottemperato a quella parte delle decisioni sulla materia approvate nella legge di stabilità che lo riguardavano direttamente: messa a disposizione di corsi per il raggiungimento della licenza media per coloro che non l’hanno ottenuta e organizzazione di corsi intensivi di qualificazione e riqualificazione per tutti gli occupabili.
Non sarebbe bastato a trovare una occupazione decentemente remunerata e a tempo pieno per tutti e probabilmente neppure la maggioranza dei beneficiari che stanno perdendo il Rdc, come testimoniano i dati non esaltanti del programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori). Non esaltanti in generale, ma in particolare per i percettori del Reddito, che, pur costituendo un quarto dei soggetti coinvolti, hanno trovato una occupazione solo in una percentuale risibile, il 6,5%. Ma, a parte coloro che sono stati coinvolti nel programma Gol sulla base di decisioni locali, tutti gli altri sono stati lasciati alle proprie risorse.
L’accordo previsto tra ministero del lavoro e ministero dell’istruzione per la predisposizione di corsi per l’acquisizione della licenza media non è mai stato fatto. Nessun corso intensivo di riqualificazione dedicato ai beneficiari in scadenza è stato approntato, tantomeno è stato avviato un lavoro con le aziende per valutare quali siano le più efficaci misure di inserimento.
Il sospetto è che si pensasse di costringere i beneficiari ad accettare qualsiasi lavoro a qualsiasi condizione in un periodo, quello estivo, in cui i “lavoretti” alle soglie tra il formale e l’informale abbondano, specie nel turismo e in agricoltura.
In ogni caso, questa sciatteria istituzionale, il disattendere i propri impegni mentre si impongono le proprie gravose decisioni, oltre a testimoniare un certo cinismo e mancanza di rispetto per chi si trova in povertà, non promette nulla di buono per il futuro del Sostegno alla formazione lavoro che da gennaio, ma forse già a settembre, dovrebbe costituire l’unico, temporaneo, sostegno per i poveri che non potranno accedere alla misura che sostituirà il Rdc (l’Assegno di inclusione, Adi), perché non hanno minorenni, anziani o disabili in famiglia.
Non solo le piattaforme informatiche necessarie per farlo funzionare sono ancora di là da venire, ma il rischio è l’incentivazione di corsi senza costrutto, utili ai beneficiari solo ad ottenere per qualche mese un piccolo sussidio e a chi li organizza per ottenere finanziamenti. Una storia già vista troppe volte.
In tutto questo colpisce che l’opposizione (a parte Italia Viva e Azione che condividono con la maggioranza di governo l’ostilità radicale al reddito di cittadinanza) sia molto vivace nel denunciare l’espulsione di migliaia di beneficiari dal Rdc, e in futuro dall’Adi, ma non abbia in questi mesi chiamato il governo a far fronte agli impegni presi, denunciandone le inadempienze e i rischi.
Quasi che abbia aspettato che la rivolta scoppiasse e mettesse in crisi il governo. Se è così, a mio parere si tratterebbe a sua volta di una scelta politica un po’ cinica. E temo anche perdente.
(da La Stampa)
Leave a Reply