REGIONALI SARDEGNA, CENTRODESTRA NELA CAOS TOTALE
LA COALIZIONE ORA SI RITROVA CON TRE CANDIDATI A DUE GIORNI DALLA PRESENTAZIONE DEI SIMBOLI
Il centrodestra, a due giorni dalla presentazione dei simboli per le regionali in Sardegna, è ancora in confusione.
E a cascata regna il caos anche per le altre Regioni al voto nei prossimi mesi, Basilicata, Abruzzo, Molise e Piemonte.
Uno scontro durissimo, un tutti contro tutti, che rende difficile al momento trovare la quadra nella coalizione di governo. Perché, mentre si cerca una soluzione tra Lega e Fratelli d’Italia per evitare strappi in Sardegna, con il meloniano Paolo Truzzu ieri ufficialmente in campagna elettorale al posto dell’uscente Christian Solinas sostenuto dalla Lega, arriva la conferma che a spaccarsi adesso è Forza Italia: la vicepresidente sarda Alessandra Zedda, una calamita del voto, ribadisce la sua intenzione di scendere in pista nella corsa a governatore anche da autonoma nonostante il segretario del suo partito, Antonio Tajani, pur di difendere l’uscente forzista Vito Bardi in Basilicata, abbia dato disco verde all’imposizione di FdI su Truzzu.
Scontri e veleni che rischiano di avere conseguenze anche al governo e in Parlamento per la maggioranza guidata da Giorgia Meloni.
Entro domani alle 20 in Sardegna vanno presentati i simboli e sia dal fronte Meloni sia da quello Salvini si ribadisce che le posizioni «restano immutate». E cioè che per la presidente del Consiglio il candidato in Sardegna è Truzzu e non si torna indietro; mentre per Salvini deve essere l’uscente Christian Solinas.
In realtà ieri da via Bellerio aprivano a una soluzione dando per scontato che comunque la Lega non romperà la coalizione di governo per la Sardegna. «Alla fine a noi potrebbero andare la candidatura a sindaco di Cagliari e quella a presidente della Basilicata, in attesa di capire la vera partita che sarà il Veneto nel 2025: Regione che non possiamo mollare nonostante Meloni dica che adesso spetti a lei», sostengono dal quartier generale della Lega.
Solinas, dal canto suo, forte dei voti del Partito sardo d’azione (dopo aver piazzato diversi esponenti degli autonomisti nel sottogoverno) prova a tirare la corda prima di fare un passo indietro e chiede di essere capolista alle europee per la Lega nel collegio dell’Italia centrale, posto che Salvini vuole dare però al generale Roberto Vannacci; oppure di andare a fare il presidente dell’autorità portuale sarda.
Ma mentre è in corso questa trattativa, scoppia il caso Forza Italia: la vice presidente Zedda, che in questo scenario non avrebbe spazio come governatrice, e il partito a sua volta non avrebbe alcuna voce in capitolo nemmeno nella scelta del sindaco di Cagliari, annuncia che si candida comunque a presidente della Regione con liste civiche e senza simbolo di FI: «Nelle prossime ore depositeremo il nostro simbolo in Corte d’appello, noi ci proponiamo come forza esterna», dice Zedda.
I forzisti sardi sono sul piede di guerra e in vista delle europee non è un buon segno per Tajani, che nel collegio Sicilia-Sardegna punta a portare a Bruxelles il siciliano Marco Falcone, fedelissimo di Maurizio Gasparri.
Tajani, all’incontro sulle regionali con Meloni e Salvini di giovedì scorso, si è poi impuntato per difendere in Basilicata l’uscente Bardi. Al momento il segretario di Forza Italia rischia di perdere tutto: sia la Basilicata, dove potrebbe essere candidato un civico, come suggerito da Meloni e Salvini, sia il posto blindato a Bruxelles per il fedelissimo del capogruppo azzurro al Senato.
Ma restando sul fronte centrodestra, perfino tra i centristi è scontro aperto. Uno scontro che potrebbe addirittura far slittare il voto in Sardegna: ieri sul palco di Truzzu, che ha lanciato ufficialmente la sua candidatura, c’erano tra gli altri anche l’eurodeputata Francesca Donato per la Dc di Salvatore Cuffaro e un rappresentante della Dc di Gianfranco Rotondi: entrambi rivendicano il simbolo della Democrazia cristiana e sono pronti a presentare ricorsi e contro ricorsi per chi deve mettere lo Scudocrociato nelle liste sarde.
Insomma, nel centrodestra regna il caos: in Sardegna ma non solo. Ed è comunque molto freddo il dialogo tra i leader, con Meloni che vuole più spazio e uno tra Salvini e Tajani che dovrà rinunciare a qualcosa di importante in queste regionali. Rinunce in cambio di che cosa, poi? Meloni non sembra intenzionata a fare molte concessioni in generale agli alleati.
(da La Repubblica)
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