CARA MELONI, C’E’ ODOR DI “RICATTUCCI”
LA FRASE DI POZZOLO: “QUELLI DI FDI MI SCARICANO PER DIFENDERE DELMASTRO”
Quando Emanuele Pozzolo, il deputato pistolero di Rosazza, dice al “Foglio” che quelli di FdI lo “scaricano per difendere Delmastro che non era certo a Canicattì”, la premier (nella versione di leader suprema del partito) avrà sentito puzza di bruciato. Perché in quello che all’inizio poteva sembrare il cinepanettone di un generone politico a cui il potere ha dato alla testa – l’onorevole su di giri che per fare il ganzo si esibisce la notte di Capodanno con un pistolino da borsetta da cui parte un colpo che ferisce alla gamba il genero del caposcorta del sottosegretario alla Giustizia – giorno dopo giorno cresce un certo retrogusto come di ricattucci. Inevitabile pensarlo davanti ad almeno tre versioni contrastanti.
C’è chi giura che alla Pro Loco lui non c’era e dunque non sa chi ha sparato (Delmastro). C’è chi s’è beccato il proiettile (il genero) ma che sull’identità dello sparatore dice e non dice. C’è chi nega di aver sparato (Pozzolo), ma dopo la sospensione dagli incarichi si trincera dietro una frase minacciosetta: “È un momento complesso, ma confido che la verità emerga”. Tradotta qualche riga dopo con quel: “Chi vuole tutelare Delmastro sappia che non mi lascerò ‘buttare dalla torre’”. Caspita. Ci sono tutti gli ingredienti perché la storia vada avanti a colpi di accuse e controaccuse, nel solito fuoco incrociato di “verità” contrapposte (non si escludono memoriali) presso la Procura di Vercelli. Un gran casino che la dice lunga su quanto possa andare fuori controllo (e fuori di testa) una classe dirigente improvvisata perché arruolata troppo spesso sulla base delle convenienze di questo o quel capataz locale. Con una non-selezione che avviene nel vuoto delle non-competenze e non-esperienze che può riguardare più o meno l’intero sistema partitico. Ma se lo scollamento rischia di mettere in crisi pezzi dell’architrave che sostiene il presidente del Consiglio allora il richiamo di Giorgia Meloni alle persone “che sono intorno a me e non capiscono la responsabilità che abbiamo addosso” si fa pressante. Perché se lei non è ricattabile, ma lo sono coloro che le stanno “intorno”, allora come si difende?
(da Il Fatto Quotidiano)
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