RENZI NELLA PALUDE, IL NO DELLE “FIGURINEâ€, LA MINACCIA DI ALFANO
A VUOTO I COLLOQUI FIORENTINI CON LO SCRITTORE BARICCO E L’AD DI LUXOTTICA GUERRA…. NCD PONE PALETTI: “DA NOI BUONA VOLONTà€, MA L’ESITO È INCERTO”… PIU’ CHE NOMI NUOVI, EMERGONO SOLO VECCHI TROMBONI
“Il Pd pensa che per superare questa difficile situazione sia necessario che il partito di maggioranza relativa metta a disposizione tutta la forza politica di cui dispone a cominciare dalla persona del suo segretario, Matteo Renzi”. La delegazione democratica esce dalle consultazioni al Quirinale e per bocca del capogruppo al Senato, Luigi Zanda, mette sul piatto la sua proposta.
Che a ben guardare si condensa tutta in un nome. Quello, scontato, di Renzi.
Dietro di lui Lorenzo Guerini, portavoce della segreteria Pd, mandato lì insieme ai due capigruppo (l’altro è Roberto Speranza, a capo dei deputati) affinchè tutto andasse come doveva andare, sposta il peso da una gamba all’altra e guarda davanti a sè con aria impaziente. Lui, che per mettere a punto il governo ci sta lavorando, ha il suo daffare.
Renzi è il rottamatore, il velocizzatore, il fenomeno. Ora anche il Salvatore della patria.
Anche i Turbo Renzi, però, nel loro piccolo ogni tanto s’incartano.
E la giornata di ieri non è proprio delle più semplici.
Renzi rimane rigorosamente a Firenze. Consultazioni informali con alcuni dei Leopolda boys, lo scrittore Alessandro Baricco e Andrea Guerra, ad Luxottica.
Un modo per ribadire che lui con i riti stanchi della politica tradizionale non ha niente in comune. Ma non è così facile.
E i colloqui fiorentini non vanno benissimo: Baricco esce e dichiara che lui il ministro non lo fa, anche se è disposto “a collaborare”.
Guerra non dice niente, ma pare piuttosto difficile che decida di lasciare Luxottica per andare a guidare lo Sviluppo economico.
A Firenze a un certo punto arriva Luca Lotti, dopo una riunione romana con Lorenzo Guerini. Da Reggio Emilia arriva Graziano Delrio, che sovrintende alle varie operazioni e cerca di comporre il gioco delle caselle.
La task force renziana è a Firenze. Al Quirinale, intanto, sfilano le delegazioni.
Alfano minaccia: “Diremo di no a una coalizione che si allarghi a sinistra”. E: “Siamo pronti a un nuovo governo, ma senza fretta”.
Insomma, “da parte nostra c’è buona volontà ma l’esito è incerto”. Tradotto: Ncd vuole tenersi almeno tre ministeri, quello dello stesso Alfano agli Interni, la Lorenzin alla Salute, Lupi a Trasporti e Infrastrutture.
E sa benissimo che allungare i tempi gioca a sfavore di Matteo. Spiega un renziano che si sta riflettendo se fare un governo in continuità , ovvero che lasci gli stessi ministri, oppure se cambiare la maggior parte della squadra.
Sorge spontanea la domanda: se va così, Renzi voleva sostituire solo il premier?
Fatto sta che non è così facile per lui non cedere ai ricatti di Ncd. Che vanno anche oltre. “Altro che ministri, dobbiamo decidere se ci stiamo. Domani (oggi, ndr) vedremo per la prima volta quelli che stanno lavorando al programma”, spiega Gaetano Quagliariello, che vuole un programma fino al 2018 concordato al dettaglio.
Gli equilibri di potere sono tutti a favore di Renzi. Che però dalla palude ci deve almeno passare. Intanto Vendola chiarisce che l’appoggio di Sel “è fantapolitica”.
Mentre Berlusconi parla di “opposizione responsabile”. E diventa sempre più chiaro che l’asse con Fi su legge elettorale e riforme e l’unico sul quale il quasi incaricato può contare.
Come se non bastasse Civati e Casson minacciano la sfiducia e arrivano a paventare scissioni. Al Senato hanno 6 voti: non pochi in questa situazione.
Intanto, tutti parlano di squadra forte e programma choc. Per ora, si vede poco.
All’Economia Renzi vuole un politico, ma con buoni rapporti nel mondo delle banche. L’operazione Lucrezia Reichlin non si quaglia. Alla fine la scelta potrebbe ricadere su Fabrizio Barca. Per il lavoro è ancora in corsa Stefano Boeri.
Poi ricominciano i guai: alla Giustizia? Ci vuole un profilo che piaccia al Colle e alla destra.
E dopo le resistenze di Andrea Orlando, che preferirebbe rimanere all’Ambiente, si fa strada Dario Franceschini.
Agli Affari regionali ci potrebbe andare Vasco Errani, uno degli uomini più vicini a Bersani. Inamovibili la Boschi alle Riforme e Delrio come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. L’idea di portare Luca Cordero di Montezemolo a un ministero per il Made in Italy (l’idea fu già di Berlusconi) sembra più suggestiva che realizzabile.
Ieri sera Matteo (in attesa dell’incarico oggi o domani) se ne va a vedere Fiorentina-Inter.
Un break da trattative, mediazioni e bluff. Sperando che un colpo d’ala eviti di trasformare l’attimo fuggente in attimo sfuggente.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply