RENZI SI RICANDIDERA’ A FIRENZE ENTRO 10 GIORNI: IL GOVERNO POTRA’ DURARE FINO AL 2015
ALFANO DOVRA’ RINUNCIARE AGLI INTERNI CHE PASSEREBBERO AL RENZIANO DEL RIO
Chi lo ha visto stamane nelle pause della riunione della giunta di Firenze giura che la decisione è presa: Matteo Renzi si ricandiderà per la guida di Palazzo Vecchio.
Ad oggi la scelta è questa, come del resto annunciato più volte dallo stesso segretario del Pd. Ma qualora ci fossero tentennamenti – come pure ci sono stati nelle ultime settimane, lo spiegheremo più avanti — tutti i nodi dovranno sciogliersi nei prossimi dieci giorni. Non di più.
Perchè per decisione della direzione metropolitana del Pd di Firenze il sindaco uscente dovrà sciogliere la riserva sulla sua eventuale ricandidatura entro il 10 gennaio, data che evidentemente sarà chiave per capire anche i destini del governo Letta.
Va da sè che una nuova corsa di Renzi per il secondo mandato a Palazzo Vecchio fermerebbe automaticamente gli orologi verso il voto anticipato.
Se il sindaco sceglierà di ricandidarsi alla guida della sua città , vorrà dire che rinuncia alla corsa per la premiership: almeno per quest’anno.
L’anno prossimo è un’altra storia. E del resto già prima di Natale Renzi ha avvertito i suoi potenziali elettori che, in caso di rielezione a Firenze, è possibile che non resti lì per i prossimi cinque anni.
Ma un sì alla nuova esperienza da sindaco il 10 gennaio dovrebbe mettere dei punti fermi alla traballante legislatura di Letta, assicurando che — a meno di eventi traumatici – non si torna al voto con le europee del 25 maggio (come invece vorrebbe Silvio Berlusconi) e nemmeno durante il semestre italiano di presidenza europeo (a maggior ragione).
Ad oggi, assicura chi ha parlato con Renzi, la tabella di marcia dovrebbe essere questa.
Ma è vero che nelle scorse settimane un secondo mandato a Palazzo Vecchio in contemporanea con il fresco incarico alla guida del Pd non veniva dato proprio per scontato al quartier generale renziano, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali che non lo hanno mai messo in dubbio.
Il neoleader ci ha riflettuto molto e continua a soppesare per bene l’impatto che un doppio incarico, per giunta a tempo, potrebbe avere sull’elettorato.
Se Renzi non si ricandidasse a Palazzo Vecchio, il suo candidato naturale sarebbe l’ex vicesindaco Dario Nardella, ora deputato del Pd, un nome che circola anche nelle ipotesi di rimpasto di governo.
Rimpasto che, secondo lo schema pensato nella cerchia ristretta del segretario Dem, dovrebbe spostare il renziano Graziano Delrio, attuale ministro per gli Affari Regionali, al Viminale, ministero decisamente più ‘pesante’ ora guidato da Angelino Alfano, cui rimarrebbe solo la carica di vicepremier.
E poi nel mirino del Pd a trazione renziana c’è di sicuro il ministero del Lavoro, ora affidato a Enrico Giovannini.
L’idea di Renzi è di affidarlo ad una personalità di fiducia, di spicco magari nel mondo dell’università . Ad ogni modo, una figura in grado di attuare il Job Act che la sua segreteria sfornerà a breve.
Perchè il Job Act, insieme alla legge elettorale, l’abolizione delle province e quella del Senato almeno in prima lettura sono i provvedimenti che il sindaco-segretario si propone di portare a casa nei primi mesi del nuovo anno.
E da qui si capisce come l’idea di rimpasto sia centrale nella strategia renziana, profondamente legata ai provvedimenti da attuare, insieme al governo Letta per quanto sarà possibile lavorare insieme.
Movimenti che andrebbero a riequilibrare la squadra di governo, troppo sbilanciata a favore del Nuovo Centrodestra, secondo la lettura che se ne fa in casa Pd.
Ma, a quanto sembra, sono pedine che verranno mosse solo dopo il 10 gennaio.
(da “Huffingtonpost“)
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