RENZI STRAPPA QUALCHE SOLDO MA L’EUROPA LO LASCIA SOLO
IMMIGRAZIONE, NESSUN IMPEGNO DALLA UE SU ACCOGLIENZA E INTERVENTO
“È stato un appuntamento molto significativo. Capiremo se si passa dalle parole ai fatti. Ma per la prima volta abbiamo avuto la possibilità di un Consiglio straordinario”.
Matteo Renzi esce in conferenza stampa a Bruxelles poco prima delle 22. E rivendica quello che può rivendicare: il fatto di aver ottenuto un vertice straordinario dopo il naufragio nel canale di Sicilia.
Perchè nel merito dall’Unione europea ha avuto poco e niente.
Il Consiglio doveva durare tre ore e si è protratto per cinque. Sulle richieste italiane (mandato politico Ue per un intervento in Libia, diversa ripartizione dei profughi e rafforzamento di Triton) c’è stata molta resistenza da alcuni dei Paesi membri.
Sono le parole della Merkel a far capire com’è andata: “Abbiamo triplicato i fondi per Triton. Ma non abbiamo parlato dell’ampliamento. Non c’era accordo, troppe divergenze”.
E sull’intervento: “Serve una base di diritto internazionale per una missione militare in Libia”.
Pure sulla richiesta italiana di una revisione delle quote di rifugiati destinati a ogni Paese, la Merkel è netta e non risparmia la bacchettata: “Nessuna decisione sulle cifre. Siamo pronti a sostenere l’Italia ma la registrazione dei rifugiati deve essere fatta secondo le regole Ue”.
Insomma, ha un bel dire Renzi che “per la prima volta c’è una strategia europea”. Quello che c’è è un documento, “che ricalca i 4 punti richiesti dal governo”, sottolinea il premier.
Li ricalca, evidentemente, nel senso che li prende in considerazione.
A metterci più mezzi e più soldi — non tanti in assoluto, ma comunque il triplo di prima — i leader dei 28 paesi sono pronti.
Un po’ meno a spartirsi i disperati che approdano sulle coste italiane e a cambiare le regole del diritto d’asilo, che oggi va chiesto nel Paese d’arrivo nell’Ue e non in quello di destinazione.
Quanto all’imboccare la via del decisionismo contro gli “scafistischiavisti”, l’Ue vuole pensarci sopra.
E affida alla Mogherini l’incarico di definire mandato e dettagli operativi di un’azione comunitaria tesa a contrastare la tratta di esseri umani.
Prima di passare all’azione, bisognerà coinvolgere l’Onu, perchè si tratta d’intervenire nelle acque e lungo le coste libiche, di un Paese terzo senza un governo credibile.
E i tempi si annunciano lunghissimi: si parla di mesi.
I capi di Stato e di governo sono d’accordo sulla necessità di lottare contro i trafficanti, almeno sulla carta, ma ci sono molti dubbi su quale sia il mezzo migliore. La Mogherini si metterà al lavoro per studiare una “possibile operazione”.
L’idea è quella di “montare” un’azione militare che preveda azioni chirurgiche, con obiettivi precisi, per distruggere i barconi prima del loro utilizzo, quindi anche sulle coste libiche.
Si è parlato in questi giorni del modello Missione Atalanta, quella in Somalia: ma non sarà così. Critico verso questa opzione è stato anche il presidente del Parlamento europeo Schulz. Nessun intervento militare, per ora.
Con buona pace dell’interventismo esibito da Renzi in questi giorni. Che però in questa direzione ha spinto fino alla fine durante il vertice: “Abbiamo chiesto a Francia, Regno Unito e anche Spagna una mano per la risoluzione Onu”.
Un percorso pieno di “se”: “Se non ci sarà la missione Onu studieremo le vie alternative”, ammette Renzi.
Niente di fatto sulla richiesta italiana di rivedere gli accordi Dublino 3 sulla ripartizione dei migranti.
La Commissione propone un progetto pilota per reinsediare nei vari Stati, su base volontaria, circa 5000 fra i rifugiati in arrivo e il ricollocamento di una parte dei migranti sbarcati in Italia, Grecia e Malta negli altri Paesi Ue. Un gesto simbolico.
Le risorse di Triton aumentano ma non cambierà il mandato di sorvegliare le frontiere (e non di ricerca e salvataggio, come Mare Nostrum).
Nonostante le pressioni Onu, molti Paesi hanno fatto resistenza. Il vertice, infine, ha stabilito di rafforzare le operazioni di polizia ai confini della Libia per evitare le partenze.
“L’Europa non gira gli occhi rispetto a quanto accaduto. Entro giugno elaborerà una road map”, continua a ripetere il premier.
Giugno è lontano.
Giampiero Gramaglia e Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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