RIAPERTURE “CON GIUDIZIO” E DIFESA DI ROBERTO SPERANZA: IL METODO DRAGHI
L’OSTENTATO RINGRAZIAMENTO A SPERANZA “VITTIMA DI CRITICHE INGIUSTIFICATE” E’ UNO SCHIAFFO A SALVINI… E SE NON CI SARA’ GIUDIZIO (COME E’ SCONTATO), SI RICHIUDE
Già solo la presenza in conferenza stampa, alla destra di Draghi, sarebbe valsa mille parole, proprio nella settimana in cui Salvini lo ha scelto come “nemico” da offrire alla rabbia che monta che nel paese.
Ma proprio le parole del premier su Speranza danno il senso di un dibattito chiuso, anzi che in verità non si sarebbe dovuto aprire perché giudicato inopportuno.
Non solo il “ringraziamento per tutto il lavoro che precede questa decisione e ha permesso questa decisione”. Definire “né fondate né giustificate” le critiche che lo hanno coinvolto dà il senso di un ripristino dell’ordine.
C’è della consumata sapienza politica in questa gestione di Draghi, che privilegia l’ironia alla drammatizzazione, i dati oggettivi alle frasi ad effetto, nel rivolgersi al suo ministro dando del “tu” come avviene in una squadra coesa e nel non enfatizzare le “turbolenze” manifestatesi nella sua maggioranza.
Il che dà il senso di una distanza rispetto al gioco politico che tutt’attorno è iniziato. Perché è chiaro che, sin dal momento in cui questo governo è nato, è partita una lotta per “egemonia” proprio sul terreno più delicato della gestione della pandemia e dei suoi interpreti principali, a partire da Speranza.
Insomma, lo hanno capito anche i bambini che Salvini è difficoltà con il suo blocco sociale e, nel forzare sulle riaperture, ha bisogno di un capro espiatorio per giustificare che le aspettative giustificate vengono deluse.
Il salto di qualità della conferenza stampa di oggi è che non c’è una “linea Speranza”, ma è reso pubblico che quella posizione è una posizione comune del governo. È, in sostanza, la linea Draghi.
Nell’interpretazione politica delle fasce cromatiche, giallo rafforzato e arancione, ognuno può tendere a vedere un suo successo.
Chi “l’apertura”, chi il fatto che avviene in “sicurezza”. In verità, dal punto di vista del metodo ribadito, sempre nell’ambito di una sostanziale continuità ci si muove. Non tanto perché i ristoranti al chiuso riapriranno il primo giugno, ma perché non c’è il famoso “giorno X”, in cui secondo i desiderata di Salvini si dovrebbe riaprire tutto.
E perché, come evidente, le aperture non sono irreversibili, ma dipenderanno dai dati scientifici, per evitare il famoso effetto Sardegna, regione passata dal bianco al rosso, senza neanche tante sfumature. Se i dati lo consentono si resta aperti, sennò saranno inevitabili nuove restrizioni.
(da “Huffingtonpost”)
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