RIMPASTINO PER NON BALLARE AL SENATO
RENZI VORREBBE SCEGLIERE IL MINISTRO DI NCD MA ALFANO SI IMPUNTA SU D’ASCOLA, AVVOCATO DI TARANTINI E SCOPELLITI
Mai Befana fu così bella. Perchè aveva il volto di Maria Elena Boschi.
Il giorno dell’Epifania la ministra si è presentata a casa di Dorina Bianchi, con cui è nato un rapporto di amicizia e confidenza.
Inevitabilmente il discorso, a un certo punto, vira sul prossimo giro di valzer di poltrone. La certezza è che il premier lo ha fissato il 21 gennaio, comunque il giorno dopo il voto finale sulle riforme al Senato, consapevole che qualcuno sarà scontentato.
Meglio evitare fibrillazioni su uno dei voti più importanti della legislatura.
Incassate quelle, si rinnoveranno le presidenze delle commissioni al Senato e si coglierà l’occasione per riempire le caselle mancanti del governo.
Guai a chiamarlo rimpasto, perchè sa di vecchia politica. Si chiama “integrazione”: “Dorina — dice la Boschi alla Bianchi – se fosse per noi non ci sarebbe problema al tuo incarico da ministro per gli Affari Regionali. Renzi vuole una donna lì. Il problema è che il nome lo deve fare Alfano perchè spetta a Ncd ma Alfano non ti propone”.
Pure Matteo Renzi, chiacchierando qualche tempo fa con Lupi, a margine di un dibattito alla Camera, tagliò corto: “Il nome ve lo dico io. Deve essere la Scopelliti, è giovane, brava”. Se Alfano proponesse la Bianchi, andrebbe bene lo stesso.
Il problema è il nome proposto da Alfano, che ha suscitato smorfie non proprio di entusiasmo dalle parti del giglio magico: Andrea Costa, che attualmente è sottosegretario a via Arenula.
Le smorfie sono legate non tanto a Costa, che ha pure una faccia di bravo ragazzo, ma al fatto che, nel gioco a incastri, nei desiderata di Alfano a via Arenula dovrebbe andare Nico D’Ascola, per soddisfare gli appetiti poltronisti dei “calabresi” del Senato, da tempo insoddisfatti: “Noi — dice un Ncd di rango — abbiamo il problema del Senato. Il gruppo non tiene. Riforme, unioni civili, va tenuta la quadra con qualche incarico”.
I nomi di Ncd al Senato, come noto, non rappresentano proprio il nuovo che avanza. D’Ascola per anni è stato socio di Niccolò Ghedini nel suo studio romano ed è stato protagonista, nei tempi del berlusconismo, quando difesa politica e giudiziaria erano tutt’uno, della difesa di Claudio Scajola, ma soprattutto di Gianpaolo Tarantini in uno di processi sul giro di escort attorno a palazzo Grazioli. Tra gli altri politici eccellenti difesi da D’Ascola, l’ex presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, condannato per abuso e falso a sei anni e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Proprio il suo ruolo al tempo stesso di parlamentare e avvocato di politici che certo non si sono contraddistinti sul terreno della legalità e all’antimafia per parecchi è imbarazzante: “Alfano — prosegue la fonte Ncd — si è impuntato ma Renzi non è proprio entusiasta”.
Da queste caselle dipende il resto del risiko. Che riguarda le commissioni parlamentari. Perchè, se vince Alfano con Nico D’Ascola al governo, a quel punto la commissione giustizia di Palazzo Madama andrebbe al Pd e i Trasporti a Ncd. Altrimenti, nel caso di una donna agli Affari regionali, Costa resterebbe a via Arenula e Nico D’Ascola sarebbe il candidato al posto che attualmente è del forzista Nitto Palma.
E ai Trasporti o Ranucci o Stefano Esposito che però non sembra smaniare per l’incarico. Al momento, l’intenzione è di confermare le commissioni in quota minoranza Pd, a partire da Massimo Mucchetti, per evitare destabilizzazioni. E di confermare anche Maurizio Sacconi al Lavoro e Roberto Formigoni all’Agricoltura.
A scorrere l’elenco dei nomi, si capisce la logica che anima l’operazione a palazzo Chigi: gestire il passaggio in modo low profile, tecnico più che politico, senza enfasi perchè non si tratta di un rimpasto.
E, forse, perchè qualche nome poco entusiasmante va digerito sennò al Senato si balla. Raccontano i ben informati che i verdiani hanno capito che resteranno tutti a bocca asciutta nonostante Verdini avesse promesso mari e monti.
Ciro Falanga sognava la presidenza della commissione Giustizia, Eva Longo quella Trasporti, pure Auricchio ambiva a una poltrona.
Ora, insoddisfatti, hanno mandato qualche segnale a Forza Italia per tornare. A proposito, nel pacchetto di promozione degli insoddisfatti calabresi, Alfano ha chiesto che rientri al governo il noto Antonio Gentile, che Renzi fece dimettere dopo la vicenda delle presunte pressioni sull’Ora della Calabria per impedire che desse notizie sull’indagine del figlio. Una decina i calabresi al Senato che ballano.
Tre i verdiniani insoddisfatti. La Befana, per chi ci crede, finisce il 6 gennaio.
Poi è Quaresima.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply