RIPARTONO I CONTAGI NELLE RSA: “SENZA MISURE AD HOC NON CONTERREMO I FOCOLAI”
AUMENTANO I CLUSTER NELLE STRUTTURE PER ANZIANI, L’INCUBO DI UNA NUOVA STRAGE DEGLI INVISIBILI
C’è — di nuovo — un allarme Rsa. Da nord a sud, il nemico silenzioso è rientrato con prepotenza nelle case di riposo e nelle residenze sanitarie assistenziali, teatro la primavera scorsa di quella che è stata definita una strage degli invisibili. Si parla di diecimila morti, l’equivalente di un piccolo comune italiano interamente sterminato dall’impatto del virus su corpi già fragili. Una sopraffazione a cui in coro si è detto “basta”, ma che rischia di ripetersi nella seconda ondata se non verranno intensificati gli sforzi per proteggere gli anziani.
Dalla Campania al Trentino, passando per la Toscana, di giorno in giorno si moltiplicano i focolai nelle Rsa. Uno dei casi più eclatanti è quello dell’Istituto Povere Figlie della Visitazione di Maria, a Napoli, dove lunedì si contavano una cinquantina di positivi. Nella struttura Rosa Libri a Greve in Chianti, in provincia di Firenze, sono risultati positivi 39 ospiti su 48; quattro i morti. Altri cluster sono stati individuati in residenze per anziani a Caresanablot (Vercelli), a Campofilone (Fermo), a Don Orione di Avezzano (L’Aquila) e in diverse province dell’Emilia Romagna, con 45 positivi in due strutture del Modenese. E ancora a Roma, dove da giorni sono in corso indagini epidemiologiche sui cluster nelle Rsa di Villa Tuscolana e Valle dei Casali. Ma la lista si allunga di ora in ora, dalla Sicilia alla Basilicata fino alla Lombardia.
Il nuovo Dpcm firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal ministro della Salute Roberto Speranza menziona le Rsa nel seguente passaggio: “L’accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite (Rsa), hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non, è limitata ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione”.
In questo modo tutto è affidato alle singole direzioni sanitarie delle strutture, sia pubbliche che private, con il risultato di un’estrema variabilità basata, più che sulla situazione epidemiologica locale, sulla discrezionalità del management. “Bisogna ricordare che l’assistenza medica nelle Rsa, nella maggioranza delle Regioni, non compete alla direzione sanitaria delle strutture, ma ai medici di medicina generale”, osserva Alberto De Santis, presidente nazionale di Anaste (Associazione Nazionale Strutture Terza Età ). “L’impostazione del Dpcm ribalta ogni responsabilità sulle strutture e sui direttori responsabili che, considerata la situazione, non possono far altro che chiusure rigorose”.
Le associazioni di categoria fanno presente che Governo e Regioni stanno varando provvedimenti su tutto — bar, scuole, palestre — tranne che sulle strutture per gli anziani. Alberto De Santis, presidente nazionale di Anaste (Associazione Nazionale Strutture Terza Età ) denuncia l’assenza di un provvedimento ad hoc. “Ci aspettavamo interventi precisi e dedicati. In particolare, ci si attendevamo misure specifiche e puntuali per il controllo periodico dei dipendenti, attraverso un piano di effettuazione di tamponi a brevi intervalli; la organizzazione di squadre di operatori sanitari (infermieri ed OSS) pronti a intervenire in sostituzione degli operatori assenti per malattia o posti in quarantena; un’attività prioritaria per la copertura vaccinale del personale e degli ospiti; un piano di formazione nazionale ben articolato e infine un supporto concreto, in termini di contributo economico a rimborso parziale dei maggiori costi sostenuti per personale e DPI”.
Niente di tutto questo è stato fatto. Una eccezione, per ora, è quella della Valle D’Aosta, dove il governatore Renzo Testolin ha firmato lunedì un’ordinanza che stabilisce il “divieto di ingresso a persone esterne alle strutture residenziali socio-sanitarie e socio-assistenziali pubbliche, private e convenzionate presenti su tutto il territorio regionale”. La stessa ordinanza dispone anche che le strutture provvedano a garantire relazioni a distanza tra ospiti e familiari mediante sistemi di videochiamata o di comunicazione a distanza, con frequenza “almeno bisettimanale”.
Per il presidente Anaste, si tratta di “un provvedimento necessario per proteggere gli anziani fragili, ospiti delle strutture, che sono la categoria che rischia di più. Ci dobbiamo aspettare (ed auspichiamo) provvedimenti simili in tutta Italia”.
Di sicuro il divieto o comunque la riduzione delle visite aumenterà il livello di solitudine per queste persone. La sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa ha auspicato incentivi per l’acquisto di tablet che consentano di vedere i familiari almeno sullo schermo. “Pensiamo alle persone in Rsa, non possiamo semplicemente chiudere l’accesso alle famiglie. Occorre fare una campagna in cui si incentiva l’acquisto di mezzi di comunicazione, come un tablet, che consenta di vedere i familiari almeno sullo schermo. E’ una cosa che sto chiedendo e che chiederò”. La maggioranza delle Rsa — commenta De Santis – ha già da mesi adottato i sistemi di videochiamata come parziale sostituzione delle visite dirette, dotandosi delle apparecchiature necessarie. Incentivi sarebbero utili e graditi”.
Ma mentre si discute su quale approccio sia migliore, o si fa ironia sul “tavolo per sei” raccomandato dai governo per le feste private, i casi nelle strutture per anziani continuano ad aumentare.
Il contagio nelle Rsa, magistralmente raccontato da Giuseppe Genna nel romanzo Reality, è un film che nessuno vorrebbe rivedere. Scorrendo le pagine delle cronache locali, si fa concreto il timore che quei tanti piccoli focolai possano trasformarsi in un’onda più forte. Simbolo, e al tempo stesso monito, dell’ecatombe di una generazione resta l’albergo Pio Trivulzio di Milano, dove si parla di 405 morti in tre strutture in quattro mesi e su cui sono in corso varie inchieste giudiziarie per accertare cosa sia realmente accaduto.
Per scongiurare questo rischio si sono intensificati gli sforzi per individuare eventuali irregolarità . Già nell’ambito dei controlli per la campagna Estate tranquilla i Nas hanno eseguito 1.161 ispezioni nelle Rsa e in 208, pari al 20%, sono state riscontrate gravi irregolarità . Di queste, 18 sono risultate gravemente irregolari o addirittura totalmente abusive. Le irregolarità vanno dalla carenza di figure mediche e infermieristiche per assicurare cure agli ospiti anziani e non autosufficienti, come si è verificato a Viterbo, all’albergo in disuso trasformato in casa di riposo, a Reggio Calabria. Durante le ispezioni sono stati sequestrati 400 chili di alimenti mal conservati o scaduti e segnalate all’autorità giudiziaria o amministrativa 265 persone, tra gestori e dipendenti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di mancata assistenza e abbandono di incapace, esercizio abusivo della professione sanitaria, detenzione di farmaci scaduti.
È di queste ore la notizia dell’arresto di cinque persone a Roma. Un presunto giro di corruzione legato alla ristrutturazione e all’ampliamento di una clinica con Rsa nella Capitale. Autorizzazioni “veloci” in cambio di garanzie di assunzioni nella struttura. Storie di ordinaria corruzione che rendono ancora più urgente l’appello lanciato da Carmelo Barbagallo, segretario generale di Uil pensionati: “il sistema delle strutture per anziani e disabili va profondamente ripensato e riorganizzato” perchè “gli anziani non devono essere abbandonati” e “le case di riposo non possono tramutarsi in case di eterno riposo”.
(da agenzie)
Leave a Reply