RUSSIA VULNERABILE
COSI’ I DRONI UCRAINI COLPISCONO NEL CUORE DEL PAESE
Per la seconda volta in meno di un mese, droni ucraini attaccano Mosca e danno un colpo definitivo alla teoria della cosiddetta “operazione false flag” che era circolata il 3 maggio, quando due velivoli senza pilota erano arrivati a esplodere nel cuore della notte sopra al Cremlino. Per alcuni si trattava di una messinscena organizzata dai servizi segreti russi per creare un pretesto non meglio specificato, perché la Russia sarebbe troppo avanzata dal punto di vista militare per permettere a droni nemici di volare fino al centro del suo potere, a cinquecento chilometri dal confine ucraino. La realtà non è così e la Russia del presidente Vladimir Putin ancora una volta si scopre più vulnerabile di quanto avesse fatto credere al mondo negli anni prima dell’invasione. Con questo lavoro di mappatura fatto con immagini satellitari, Repubblica intende mostrare tutti gli attacchi in profondità ucraini in territorio russo confermati negli ultimi mesi.
La contraerea di Mosca questa mattina è stata costretta a sparare missili modello Pantsir per tentare di abbattere lo sciame di droni esplosivi ucraini che era entrato senza essere intercettato nello spazio aereo della capitale russa. Quando i missili erano stati posizionati sui tetti di alcuni edifici nel centro a gennaio era sembrato un eccesso di cautela, ma adesso è chiaro che la Difesa aveva previsto la minaccia e la considerava reale. Ѐ dalla Seconda Guerra mondiale che la contraerea russa non era costretta a reagire a un attacco dal cielo.
Il sindaco di Mosca dichiara che i droni erano otto, fonti locali invece sostengono che i droni fossero molti di più, trentadue, e a giudicare dai video girati dai cittadini di Mosca sono più credibili. Almeno tre droni sono riusciti a evitare lo sbarramento della contraerea e sono esplosi contro alcuni edifici. Si tratta della risposta ucraina agli ultimi tre giorni consecutivi di bombardamenti russi contro Kiev, con missili e con sciami di droni suicidi di produzione iraniana modello Shahed. Il capo dell’intelligence militare di Kiev che si occupa di queste operazioni in profondità dentro alla Russia, il generale Kirilo Budanov, ieri aveva detto che gli ucraini non si fanno intimidire dalle ondate di bombardamenti russi e che “la nostra risposta arriverà molto presto”.
Gli attacchi all’interno della Russia non sono mai rivendicati dagli ucraini, se non con allusioni del tipo “il mondo è sferico, se lanci qualcosa contro l’Ucraina poi ti ritorna”, e questa è la posizione ufficiale del governo di Kiev per una questione di convenienza politica. Gli alleati internazionali, dai quali gli ucraini dipendono per gli aiuti, mal digeriscono questi raid oltreconfine. Ma che gli ucraini colpiscano in territorio russo anche a centinaia di chilometri di distanza è un fatto certo ormai da quasi un anno e ci sono prove che lo dimostrano. Sempre Budanov a gennaio aveva previsto che le operazioni in Russia – chiunque fosse il responsabile – avrebbero raggiunto bersagli “deeper and deeper”, sempre più in profondità.
Gli stessi droni avvistati questa mattina a Mosca erano stati visti a febbraio e a marzo nell’area di Kolomna, cento chilometri a sud della capitale. Un drone era caduto nella neve per un malfunzionamento, era rimasto integro e questo aveva permesso di capire che gli ucraini stanno lanciando perlopiù modelli UJ-22, che producono loro stessi, armati con una testata di esplosivo al plastico che può pesare tra i venti e i cinquanta chilogrammi. Un altro pochi giorni più tardi era esploso. Altri tre erano stati trovati nelle foreste nel mese di aprile. Si trattava di test di avvicinamento. Poi erano arrivati altri attacchi sempre più vicini a Mosca. In altre regioni era già un fatto normale da tempo. Gli ucraini avevano colpito e incendiato una raffineria a Rostov il 22 giugno 2022 e il drone era stato filmato dagli operai del posto, che fino all’ultimo momento lo avevano scambiato per un drone russo.
Da quel momento gli attacchi contro le raffinerie in Russia sono diventati una notizia che non viene nemmeno più ripresa. All’inizio di ottobre 2022 sempre con un drone gli ucraini avevano attaccato la base aerea di Shaykova, per distruggere sulle piste gli aerei che bombardano le città ucraine. Anche questo tipo di missione è stato ripetuto molte volte. Alla fine di ottobre una squadra di commando ucraini dell’intelligence militare era entrata dentro un’altra base aerea a Veretye, nella regione di Pskov, a centinaia di chilometri dal confine, aveva piazzato esplosivo su quattro elicotteri da guerra, si era filmata mentre lo faceva e poi si era dileguata. A dicembre gli ucraini avevano colpito con droni le basi aeree di Engels e Dyagilevo, che in linea d’aria sono molto più lontane di Mosca e il New York Times aveva scritto che i raid erano stati aiutati da squadre delle forze speciali a terra. Era stato allora che i russi avevano messo le batterie di missili nella capitale, sentivano il problema in arrivo. L’attacco diretto era arrivato nella notte del 3 maggio, sul Cremlino, ma, per una disattenzione generale, era stato considerato un fatto quasi impossibile. Invece era soltanto il più audace di una lunga serie. Oggi gli ucraini hanno ripetuto l’attacco ed è probabile che ci proveranno ancora.
(da La Repubblica)
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