SALVATAGGIO ALITALIA, QUOTA TESORO-FS OLTRE IL 50%: NON SONO BASTATI 8,5 MILIARDI GIA’ PAGATI DAI CONTRIBUENTI, IL GOVERNO VUOL CONTINUARE A SPUTTANARE I SOLDI DEGLI ITALIANI
NESSUN CERTEZZA NEANCHE SUI LIVELLI OCCUPAZIONALI, MISTERO SUL PIANO INDUSTRIALE, SI CONTINUA A PAGARE UN CARROZZONE IN PERDITA COSTANTE
La presenza pubblica in Alitalia, con il Tesoro e le Ferrovie dello Stato, potrà anche superare il 50%, ma ai sindacati non basta. Per fidarsi davvero hanno bisogno di leggere nero su bianco il nuovo piano industriale.
Vogliono vederlo al più presto e dentro vogliono trovarci soprattutto gli investimenti volti al rilancio della compagnia aerea.
Per essere credibile ai loro occhi, questo piano non deve porre il problema degli esuberi e non deve riaprire una discussione sui salari e sui diritti di chi lavora, altrimenti cominceranno a pensare seriamente al tipo di mobilitazione da mettere in atto.
Chi pensava che dall’incontro di oggi, fra Luigi Di Maio e i sindacati, si sarebbe sciolto il rebus esuberi Alitalia, è rimasto deluso.
Senza piano industriale – attualmente lo stanno discutendo le Ferrovie dello Stato insieme ai due soggetti privati coinvolti nella trattativa, ossia la compagnia statunitense Delta Airlines e la britannica EasyJet – manca una visione di insieme ed è praticamente impossibile fare delle previsioni.
Secondo fonti sindacali presenti al tavolo neanche il ministro, quasi scusandosi, ha potuto smentire del tutto le voci sulle potenziali uscite fatte circolare dai possibili partner privati (ad esempio da Lufthansa che — pur non avendo mai formalizzato l’offerta – aveva fatto trapelare voci di 3.000 esuberi).
In questa partita, sul ruolo che giocheranno le parti pubbliche, il ministro Di Maio ha infatti diplomaticamente fornito ai sindacati le massime garanzie: “non ci sarà un’Alitalia più piccola”, assicurando che la presenza del Mef (che potrà andare anche oltre il 15%) e di Fs garantirà la salvaguardia dei livelli occupazionali ed eviterà i licenziamenti.
“Il potere contrattuale dello Stato sarà fondamentale nella società “, ha insistito il vicepremier e la compagnia “non sarà salvata, ma rilanciata”.
Cassa Depositi e Prestiti poi è disponibile per Alitalia e può servire per il finanziamento degli acquisti o del leasing dei velivoli, ma se il nuovo soggetto troverà condizioni di finanziamento migliori, allora non servirà .
Su quello che le parti private, però, metteranno sul tavolo della trattativa, in termini occupazionali, non c’è ancora alcuna certezza.
Ecco perchè sulle scale del ministero dello Sviluppo economico, tutti i rappresentanti sindacali hanno ribadito l’importanza di salvaguardare i livelli occupazionali e i diritti dei lavoratori Alitalia.
“Il governo ha preso atto delle richieste sindacali e ha detto che la tutela dell’occupazione è anche un suo obiettivo, ma ora il problema — ha fatto notare il leader della Cgil, Maurizio Landini – non è lo stato d’animo del ministro, ma cosa dirà il piano industriale”.
Per difendere l’occupazione secondo il segretario generale c’è una sola ricetta, “aumentare il numero di aerei e fare in modo che Alitalia operi su lungo raggio più di quanto fa adesso”.
Aspetta di vedere la proposta anche il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo: “da quello si evincerà se ci sono tutte le promesse fatte, se c’è il rilancio, se non ci sono esuberi nè dumping contrattuali o problemi salariali”.
Quella di cui si parla “non sarà un proposta ‘prendere o lasciare’ — ha aggiunto Barbagallo — o almeno così ci hanno detto, quindi quando la vedremo, discuteremo”. Un vero piano industriale che dia garanzie sui livelli occupazionali è necessario anche per il segretario confederale della Cisl, Andrea Cuccello, che sottolinea come questa vicenda “si stia trascinando ormai da troppo tempo, c’è l’esigenza di stringere i tempi e di dare risposte concrete ai 12.000 dipendenti”.
Una variabile fondamentale è infatti proprio quella del tempo. Al tavolo, il Governo ha parlato di un termine previsto per l’accordo tra le parti entro e non oltre il 31 marzo. “Noi abbiamo risposto che questa deadline è troppo lunga” ha fatto notare Landini, specificando di aver richiesto al ministro di accelerare il più possibile.
“Nei prossimi giorni ci aspettiamo una convocazione, questo tempo è troppo lungo perchè il problema non è solo quello dei lavoratori ma anche dei rapporti con il mercato”, ha aggiunto Landini spiegando che quello delle compagnie aeree è un settore che in questi anni è cresciuto e che se non si interviene velocemente e con un investimento chiaro “lo faranno altri”, per questo il tempo è una variabile da non sottovalutare.
Visto che le procedure sono ancora tutte aperte, Landini non esclude poi la necessità di mettere in campo anche delle azioni di mobilitazione: “se sarà necessario, valuteremo con i lavoratori cosa mettere in campo se nei prossimi giorni non ci saranno convocazioni rapide. Questo, però, lo discuterà la categoria insieme a tutte le altre organizzazioni”.
Intanto, dall’opposizione c’è già chi parla di “statalismo sfrenato di un governo che vuol nazionalizzare tutto con i soldi degli italiani”, dice la presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini.
Mentre il Codacons è già partito all’attacco: “non accetteremo che nemmeno un euro dei soldi della collettività sia utilizzato a fondo perduto per salvare Alitalia” ha commentato il presidente Carlo Rienzi, avvertendo di essere pronti a impugnare al Tar e alla Commissione Europea qualsiasi atto del Governo che vada in questa direzione.
(da “Huffingtonpost”)
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