SALVINI A ROMA PRESENTA TRASFORMISTI E RICICLATI: C’E’ ANCHE CHI HA CAMBIATO SEI PARTITI IN QUATTRO ANNI
ECCO I NOMI DELLA LISTA DELLA VERGOGNA: EX PARLAMENTARI, EX ASSESSORI DI ALEMANNO E VOLTAGABBANA DI PROFESSIONE… E ALL’INTERNO C’E’ CHI DEFINISCE LA COORDINATRICE DELLA LEGA “MAROCCHINA DI MERDA”
Ex parlamentari, consiglieri municipali uscenti, assessori della giunta Alemanno, ex delfini messi al confino, vecchi mestieranti della politica romana, trasformisti di professione.
Alla faccia del rinnovamento tanto promesso da Matteo Salvini, che assicura di mettere in lista a Roma «tutte persone quasi nuove».
L’usato garantito della politica capitolina – che fino a pochi mesi fa definiva come la «Malagrotta della politica romana» – oggi, tra errori di comunicazione e mancanza di progetto, viene imbarcato per superare quel due per cento più Iva attribuito dai sondaggi a Lega-Noi con Salvini Roma.
E tra i riciclati in cerca di sopravvivenza non mancano beghe, litigi, insulti.
L’ultimo a Souad Sbai, definiva «marocchina di m…» da un collega del coordinamento romano. Il tutto condito dal giallo del commissario Gian Marco Centinaio assente giovedì al Pincio all’apertura della campagna elettorale di Giorgia Meloni, assente venerdì all’inaugurazione della prima storica sede del Carroccio a Roma a piazzale Flaminio, sede a lungo cercata dallo stesso Centinaio che ora su Facebook parla molto della sua Pavia e poco di Roma e dintorni. Probabile che la sua assenza fosse motivata dal ruolo di capogruppo del Carroccio a Palazzo Madama, ma tra i quadri dirigenti leghisti ha generato più d’un dubbio.
La coerenza non appartiene alla politica.
Matteo Salvini, tanto per fare un esempio, aveva detto di non accettare alcuna marmellata e di volere un centrodestra nuovo senza il Nuovo Centrodestra.
Eppure ovunque, sia alle regionali passate che alle prossime amministrative, ha fatto alleanze con Alfano e soci, a partire dalla sua Milano per non parlare di Liguria e Lombardia.
A Roma e nel Lazio poi le incoerenze dei leghisti de’ noantri non si contano più. Incalzato ripetutamente in tv sugli ingressi nel suo movimento di personaggi vicini alla giunta Alemanno, il segretario di via Bellerio ha sempre garantito di non voler avere nulla a che fare con l’ex sindaco, assicurando che nessun amministratore di Alemanno è entrato o sarebbe entrato in Noi con Salvini.
I fatti lo hanno smentito.
Al Comune correranno Sara De Angelis (presidente del II Municipio con Alemanno) e Roberto Angelini, ex consigliere capitolino, entrato nel 2008 come trentunesimo con duemila preferenze e spicci.
Nei Municipi è in corsa per una presidenza Enrico Cavallari, assessore al Personale di Alemanno, famoso per aver assunto il cognato, Marco Mannucci, fratello di Barbara, la «Claretta Petacci di Berlusconi», forzista di rito dellutriano eletta alla Camera nel 2008 e riciclatasi nelle fila salviniste dove si è ricavata un ruolo da prima donna.
In corsa per la presidenza della Garbatella Andrea Baccarelli, già sconfitto nel 2013.
Salvini avrebbe potuto tranquillamente dire che non tutta l’amministrazione Alemanno era da buttare, che ci sono politici che hanno ben operato e che per questo meritano un’altra possibilità e di proseguire il loro impegno in Campidoglio. Nessuno si sarebbe scandalizzato.
Invece ha pubblicamente e ripetutamente detto di non conoscere persone che in Campidoglio e nei Municipi aveva costituito gruppi con il suo nome e operavano per conto del suo movimento. Tra questi Daniele Giannini, diseredato ma candidato al Comune.
C’è chi ha preferito togliere il disturbo, come Marco Pomarici e Luca Aubert, rispettivamente capogruppo di Salvini in Campidoglio e in I Municipio, tornati in Forza Italia. In pochi però credono al bluff del leader leghista: che segretario è quello che non conosce i propri uomini?
Salvini, poi, aveva assicurato che il suo movimento sarebbe stato prevalentemente civico, salvo poi accorgersi che per superare il quorum ed eleggere almeno un consigliere comunale — impresa storica per la Lega — bisogna trovare centinaia di persone da candidare tra Assemblea Capitolina e Municipi e racimolare qualcosa come trentamila voti di lista.
Insomma, servono struttura, voto organizzato, truppe cammellate.
Così ne ha imbarcate a iosa, assicurandosi campioni di trasformismo.
Per l’Assemblea Capitolina correrà Giancarlo Balsamo, ex Amico di Beppe Grillo che improvvidamente lasciò il comico per aderire da consigliere municipale all’Italia dei Valori.
Di Pietro è sparito, Grillo è volato al 25%, quando si dice il fiuto politico… Oggi tenta la sorte con Salvini.
In II Municipio correrà poi Francesco De Salazar, capace di cambiare sei partiti (Pdl, FI, La Destra, Fratelli d’Italia, Marchini, Lega) in quattro anni e di candidarsi nel 2013 contemporaneamente con due partiti diversi (Lista Marchini e FdI) e avversari tra loro in due municipi differenti.
Altro errore di comunicazione.
Il leader di via Bellerio aveva poi assicurato che il movimento creato nel Centro-Sud non sarebbe mai stato una scialuppa di salvataggio per i trombati del centrodestra.
Nella Lega de’ noantri ci sono più naufraghi che all’Isola dei Famosi, tutta gente che viaggiava in seconda e terza classe sul piroscafo del Pdl naufragato come il Titanic.
Nè manca il correntismo.
Nella corsa all’Assemblea Capitolina, i riempilista civici (dentisti, tassisti e altro, tutti nomi pubblicati ieri in antemprima da Il Tempo ) non hanno possibilità . La parte del leone la faranno le accoppiate dei gruppi organizzati.
Barbara Saltamartini punta sui Luigi Servilio-Sara De Angelis, il duo Fabio Sabbatani Schiuma-Barbara Mannucci su Antonio D’Apolito e Alessia Fontana, Souad Sbai su Daniele Giannini e Simona Renata Baldassarre.
Il resto è contorno, compresa la capolista Irene Pivetti. L’emblema del rinnovamento di Salvini: presidente della Camera nel ’94 in quota Lega, rinnegata da Bossi e candidata tre anni fa con Mario Baccini alle regionali: arrivò quarta cn 617 voti in tutta la provincia di Roma. Anche allora era capolista.
Daniele Di Mario
(da “il Tempo”)
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