SAVOINI, L’OMBRA DI SALVINI NEI RAPPORTI CON PUTIN
SOLO LA SETTIMANA SCORSA ERA A VILLA MADAMA E ALLA FARNESINA DURANTE LA VISITA DI PUTIN A ROMA
Ex portavoce di Matteo Salvini dopo la presa di Via Bellerio, leghista da sempre. Soprattutto, l’uomo vicino al segretario della Lega che gode di un filo diretto con Mosca. Nella folla che circondava il tavolo della cena di Stato a Villa Madama offerta dal premier Giuseppe Conte al presidente russo Vladimir Putin solo una settimana fa c’era anche lui: Gianluca Savoini.
Iscritto al Carroccio dal 1991, dal 2014 è presidente dell’Associazione Culturale Lombardia-Russia.
Un incarico che gli consente di accedere al Palazzo e di partecipare a incontri istituzionali del massimo livello. Non solo alla cena a Villa Madama: Savoini era anche presente al Forum di dialogo Italia – Russia che si è tenuto il 4 luglio alla Farnesina, dove sono intervenuti sia Conte che Putin. Con forti entrature a Mosca e nel partito di Vladimir Putin, Russia Unita, è stato quindi molto attivo durante la recente visita di Stato del capo del Cremlino a Roma.
Il suo compito, in altre parole, è di aprire canali di comunicazione e tessere relazioni tra il mondo leghista lombardo e Mosca. Savoini è l’anello di congiunzione.
D’altronde, è stato promotore dell’accordo di collaborazione politica tra la Lega e Russia Unita siglato nel 2017 a Mosca da Salvini e Sergei Zheleznyak, vicesegretario generale del Consiglio per le relazioni internazionali di Russia Unita.
Perchè si parla di Savoini? È l’uomo finito al centro dell’inchiesta di Buzzfeed sui presunti tentativi di far arrivare milioni di euro derivanti dal petrolio russo per finanziare la Lega alla campagna elettorale per le Europee. Savoini si è incontrato con altre 5 cinque persone, due italiane e tre russe, allo storico Hotel Metropol di Mosca a ottobre scorso. E nell’audio “si sentono negoziare i termini di un accordo per inviare milioni di dollari frutto dei proventi del petrolio russo al partito di Salvini, attraverso un canale segreto”.
Nell’audio si sente Savoini dire in inglese: “Il prossimo maggio ci saranno le elezioni in Europa. Noi vogliamo cambiare l’Europa. E una nuova Europa deve essere vicina alla Russia come prima, perchè vogliamo riprenderci la nostra sovranità . Salvini è il primo che vuole cambiare l’Europa. Insieme ai nostri alleati in Europa”.
Savoini, in qualità di portavoce, ha seguito nel corso degli anni le frequenti visite di Salvini a Mosca, durante le quali l’attuale vicepremier esprimeva vicinanza alla federazione russa e ribadiva la sua contrarietà alle sanzioni dell’Occidente dopo la crisi in Crimea. Ha partecipato agli incontri nel 2014 con esponenti istituzionali come il presidente della Commissione Esteri della Duma Aleksei Pushkov, il ministro russo per la Crimea, Oleg Saveliev. Salvini si è recato in Russia quattro volte tra il 2014 e il 2015: durante queste visite era sempre accompagnato da Savoini.
Nella sua veste di presidente dell’associazione Lombardia-Russia Savoini si è attivato in prima persona sul fronte politico, stringendo rapporti non solo con esponenti russi ma anche di altri partiti europei cosiddetti “sovranisti”, promotori del ritiro delle sanzioni a Mosca e di una più stretta collaborazione tra il Vecchio Continente e l’ex Urss: a giugno ha partecipato alla conferenza sulla geopolitica al gruppo parlamentare di Alternative for Deutschland, in cui si è discusso della necessità per gli europei di rinforzare le buone relazioni con la Russia.
Sempre a giugno ha partecipato alla Festa della Russia presso il Consolato della federazione, insieme al Presidente della commissione attività produttive di Regione Lombardia Gianmarco Senna e al Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana. Savoini gode poi di un rapporto privilegiato con Alexander Dugin, politologo e filosofo russo, controverso teorico dell’impero euroasiatico.
Secondo quanto emerge dall’audio di Buzzfeed, durante l’incontro all’hotel Metropol di Mosca dello scorso 18 ottobre si sarebbe discusso di un progetto per sviluppare un accordo commerciale che avrebbe dovuto coinvolgere una compagnia russa del settore dell’energia e l’Eni per far arrivare il denaro alla Lega sfruttando un presunto sconto nella transazione.
(da “Huffingtonpost”)
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