SCHIFANI MESSO ALL’ANGOLO DAGLI ALLEATI RIBELLI
IN SALITA LA STRADA DEL BIS
Dal fortino di Palazzo d’Orleans non prova a gettare acqua sul fuoco. Anzi, in una nota diffusa dall’ufficio stampa della Regione, senza dichiarazioni, ricorda alcune delle norme a lui care che sono state affossate nella mattanza di Sala d’Ercole: «Le dinamiche d’aula, e in particolare l’uso del voto segreto, hanno bloccato misure caratterizzanti, fortemente sostenute dal governo». Ci sono il film su Biagio Conte, la norma sui laghetti aziendali, quella sul south working. Insomma, la colpa è dell’Aula, di una maggioranza balcanizzata, degli alleati traditori. Per Schifani è un’altra giornata uggiosa. E il futuro non è più sereno.
Lunedì sarà il momento del vertice di maggioranza, che palazzo d’Orleans ha fatto filtrare fosse stato convocato dopo la
Caporetto di giovedì. Una ricostruzione smentita dagli alleati, che parlano invece di un appuntamento fissato almeno un paio di giorni prima. Il rapporto con il suo main sponsor, Ignazio La Russa, che lo scelse tra una rosa di nomi in quota Forza Italia, appare molto meno solido che in passato.
L’alleanza con Raffaele Lombardo, con cui aveva stretto un patto meno di un paio di mesi fa, concordando anche una linea comune sul tesseramento in vista del primo congresso regionale di Forza Italia, scricchiola in maniera significativa. Gli alleati di cui si fida maggiormente, Luca Sammartino e Totò Cuffaro, sono gli stessi contro cui è insorta la restante parte del centrodestra, inclusi alcuni dei suoi.
Noi Moderati di Saverio Romano prova a percorrere la strada della riappacificazione, ma è un sentiero costellato di insidie. Anche perché, guardando al quadro nazionale, non è affatto escluso che il prossimo presidente della Regione possa essere espressione di Forza Italia. Ma sarà davvero Schifani? i forzisti pronti a prendere il posto del governatore non mancano. Giorgio Mulè ha già spostato la residenza in Sicilia: il riferimento è a un precedente, reso noto di recente, secondo cui già alle scorse regionali il centrodestra aveva trovato la quadra attorno al profilo dell’attuale vicepresidente della Camera che, però, non era residente nell’Isola. Alla fine la scelta è ricaduta su Schifani ma, nel dubbio, Mulè ha già abbattuto l’ostacolo burocratico.
Ma ci sono altri nomi che Schifani potrebbe non aver (ancora)
visto arrivare. Come quello di Marco Falcone, fresco di assoluzione dal processo che lo vedeva coinvolto per tentata concussione. E poi c’è l’outsider che lavora nell’ombra: l’ex segretario della Lega siciliana, Nino Minardo, è di recente traghettato nelle file forziste, senza causare strappi traumatici con il Carroccio. La riconferma per Schifani, insomma, non è mai stata così in bilico. E le prossime tappe che la maggioranza terremotata dovrà affrontare non lasciano presagire nulla di buono.
(da agenzie)
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