SCONTRO TRA YITZHAK YOSEF, IL RABBINO CAPO SEFARDITA, E YAIR LAPID, IL LEADER DELL’OPPOSIZIONE IN ISRAELE, SUL FUTURO DEI GIOVANI ULTRAORTODOSSI CHE SONO ESENTATI DALLA LEVA
IL RABBINO MINACCIA IL GOVERNO: “SE COSTRINGETE I NOSTRI GIOVANI AD ARRUOLARSI, LASCEREMO IL PAESE” E LAPID GLI RICORDA: “ALL’ESTERO VI TOCCHERÀ LAVORARE”
«Se costringete i nostri giovani ad arruolarsi, lasceremo il Paese». «All’estero vi toccherà lavorare». Il botta e risposta non è solo tra Yitzhak Yosef, il rabbino capo sefardita, e Yair Lapid, il leader dell’opposizione.
Tocca le divisioni in Israele, la separazione tra religiosi e laici. Il governo ha un paio di settimane per presentare la legge che definisca la situazione degli studenti nelle yeshivot , dove passano le giornate sui testi sacri: l’esenzione dalla leva, nel 2023 l’hanno evitata in 66 mila, è stata dichiarata discriminatoria già nel 2017 dalla Corte Suprema, la norma temporanea scade, senza una decisione l’esercito dovrebbe arrestare i renitenti. Bibi deve riuscire ad accontentare i partiti religiosi perché non gli salti la coalizione.
All’inizio del conflitto solo qualche centinaio di ultraortodossi si è arruolato, a differenza dei coloni religiosi che lo considerano un dovere. Non tutti: Amishar Ben David, cugino di Bezalel Smotrich, è caduto da riservista a Gaza, mentre il ministro delle Finanze ha rinviato la leva per 10 anni e poi ha indossato la divisa solo per sei mesi.
(da Corriere della Sera)
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