SE FORZA ITALIA ENTRASSE IN MAGGIORANZA “IN 50 PRONTI AD ANDARSENE”
GELMINI: “PRONTI A VOTARE PROVVEDIMENTI DI CHIARA IMPRONTA LIBERALE”…MA NASCE LA FRONDA: “POTREBBE INNESCARE PIU’ CHE UNA SCISSIONE”
“Io penso, mi auguro, che prima di qualunque iniziativa ci sia un dibattito interno”.
A tarda sera quando le triangolazioni e gli ammiccamenti fra Palazzo Chigi e Arcore continuano a prendere forma, e l’idea di una “maggioranza istituzionale” con dentro il partito dell’ex Cavaliere circola con sempre più insistenza, un parlamentare come Gianfranco Chiarelli, fedele soldato di Raffaele Fitto, affila le armi: “La legislatura nasce in un modo. Poi Forza Italia esce dal governo perchè il programma dell’esecutivo non era coerente con il programma economico di Fi. Escludo, quindi, che possa rientrare al governo fin quando non ci sia un cambio di tendenza”.
Ma un cambio di tendenza, è il ragionamento del fedelissimo dell’ex governatore della Puglia, dovrà passare dagli organi partito: dall’assemblea del gruppo parlamentare, oppure dal popolo di Forza Italia.
Insomma, mentre ad Arcore, Silvio Berlusconi e il “cerchio magico” disegnano lo scenario più congeniale per entrare al governo del “primo prodotto della sinistra italiana che non ci odia”, fra la Capitale e la Puglia si intensificano le telefonate e un fronte largo prepara la controffensiva.
Non importa, infatti, che dalle colonne della Stampa Maria Stella Gelmini — una di quelle che siede ai tavoli arcoriani con il presidente, Denis Verdini, Fedele Confalonieri e Gianni Letta — abbia aggiunto un altro tassello allo scenario sopracitato: “Se Renzi a settembre proponesse provvedimenti di chiara impronta liberale, noi di Forza Italia siamo pronti a votarli. Ma non credo che questo accadrà ”.
Un modo come un altro, giurano bene informati, per preparare ma allo stesso tempo per rassicurare i gruppi parlamentari forzisti.
Perchè se il disegno è la “maggioranza istituzionale” dieci, venti, trenta, forse addirittura 50 parlamentari, sarebbero pronti ad alzare la mano e ad uscire dalla porta principale.
“La mia posizione è arcinota: io non l’avrei aiutato su queste riforme”, annota il toscano Maurizio Bianconi che conosce dal 1995 il “bischero Renzi”.
Un disegno che, continua Bianconi, “potrebbe innescare più che una scissione e creare un contenitore come alternativa a Renzi. Del resto, tengo a precisare, se il destino di Berlusconi è quello di collaborare con Renzi, parlo di Berlusconi non di Forza Italia…”.
Il dubbio potrebbe anche investire parlamentari come la siciliana Gabriella Giammanco che sull’ipotesi di un ingresso di Forza Italia all’interno dell’esecutivo è più che spiazzata: “No guardi, si tratta di indiscrezioni, e non mi soffermo, non mi affascinano. Ma non credo onestamente”.
Mentre il disegno innervosisce il presidente della Commissione Finanza di Montecitorio, l’ex radicale Daniele Capezzone che allontana lo spettro che aleggia nei corridoi dei palazzi: “A me non risulta nulla del genere”.
Insomma la strategia che l’ex Cav e i suoi fedelissimi (con in testa Denis Verdini) starebbero accuratamente tratteggiando e che ambienti arcoriani sintetizzano in “un po’ meno dell’entrata organica e un po’ di più dell’appoggio esterno” si scontrerà con quel fronte largo di parlamentari, e, soprattutto, con “mister preferenze” Raffaele Fitto, a cui l’ex premier avrebbe promesso nell’ultimo incontro le “primarie di coalizione”.
Ma, è il refrain del cerchio magico berlusconiano, “nel Paese ritornano le nubi, la situazione economica è preoccupante, si parla di una nuova lettera della Bce: avremo un autunno caldissimo e naturalmente ci vorranno politiche emergenziali per risollevare il paese.
In queste condizioni non potremo non sostenere il governo di Renzi”.
Insomma si profila l’ennesimo scontro che potrebbe sfociare in un’ulteriore deflagrazione di Forza Italia.
Giuseppe Alberto Falci
(da “il Fatto Quotidiano“)
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