SEDICI SEMPLICI ALBERI CI INSEGNANO CHE NON C’E’ FUTURO SENZA RADICI
A VARESE LA PROTESTA DI MICHELE CHE HA TRASCORSO SEI GIORNI SU UN ALBERO MOBILITANDO I CITTADINI CONTRO LA SOPPRESSIONE ARBITRARIA DI SEDICI CIPRESSI DA PARTE DI ISTITUZIONI OTTUSE
Mi chiamo Michele Forzinetti. Ho ventisei anni. Sono un insegnante di educazione fisica. Lavoro da quando ne ho sedici. Ho insegnato ad una generazione di varesine a fare le capriole.
Scrivo poesie, non sono un agronomo, non sono un politico, non ho tesseramenti.
Un giorno di Settembre ho deciso di arrampicarmi su un albero con uno zaino
Silenziosamente vi sono rimasto per sei giorni e cinque notti, con poco per resistere, dell’acqua, un libro e un tablet.
Ne ho fatto la mia dimora, mi sono adeguato ai suoi ritmi, condiviso coni suoi abitanti i silenzi di notte umide, fredde e stellate.
Ho iniziato la mia protesta non per reazione, perchè ciò che fai per reazione va ad esaurisi, ma come semplice atto d’amore e di civile responsabilità nei confronti di sedici cipressi, che seppure vicini al palazzo sono totalmente profughi dalle logiche che da li sono emanate.
Il grido alla vita non ha bisogno di ricorsi o carta bollata, ed i tecnici dovrebbero esserne l’uditorio , non il suo mandante
Sono salito per dimostrare che cosa significa essere individuo e battersi per ciò ti tiene vivo e ti permette di respirare.
Convivo e soffro con i miei ideali, e proprio in virtù del doverli accettare senza compromessi, senza bisogno di dargli una casacca politica, ho calato uno striscione-
Non c’è futuro senza radici.
Perchè senza quelle vere, degli alberi, noi non avremmo modo di respirare, e senza quelle della nostra coscienza noi non avremmo che una vita vuota.
Ho deciso di agire personalmente usando l’esperienza del mio lavoro di istruttore e la tenacia nell’intraprendere una battaglia totalmente pacifica e apolitica.
Col trascorrere dei giorni tra la cima e la terra sotto si è creata una bolla di speranza. Soffiata dai bambini con i loro disegni, dalle mamme, dai nonni….la più compassionevole solidarietà civile si è espressa nei confronti miei e dei sedici cipressi condannati.
I giardini di Varese non sono mai stati così vivi.
Vivi di gente, vivi di parole, vivi di idee e di proposte. Ai piedi di un cipresso si è formata un’agorà continua, colorata e spontanea.
Dalle radici è nato un confronto.
Sono salito senza incatenarmi o urlare, portando avanti un sciopero della fame per i primi tre giorni, dichiarando da subito quando sarei sceso e che non sarebbe stato ad’oltranza proprio per non voler creare attrito col comune, e dimostrare che al clamore ed agli insulti si deve rispondere con grazia e fermezza.
Mercoledì notte sono stato tirato giù dal cipresso dai miei amici per un blocco epigastrico perchè non riuscivo a respirare, e portato all’Ospedale di Circolo di Varese in ambulanza. Ecco la risposta alladomanda che più sembra interessare, rispetto al perchè del mio gesto.
La mattina di giovedì all’alba vi sono risalito, perchè sono un testone, perchè dovevo finire quello che avevo iniziato una settimana prima, e dopo qualche ora di sonno ho raccolto lo zaino e le corde e sono sceso. Ma questo è stato già detto e chirurgicamente analizzato da ogni parte.
Non ho preso nessuna multa.
La sera di giovedì con una folla di cittadini variopinta, estranea, autonoma nel suo pensiero abbiamo intonato un coro in salvezza di sedici alberi e del nostro diritto a difenderli.
Sono entrato in consiglio comunale con mio fratello in carrozzina, un bambino, un padre, due ragazze e una nonna, a rappresentare l’uomo e la sua utile diversità .
Ho fatto portare al sindaco un blocco di disegni fatti da bambini delle elementari nei giorni precedenti.
Ho avuto un incontro col sindaco e non vi è stata alcuna mediazione.
La vita non ha mediazione, non ha bandiere.
La vita urla e loro non la vogliono sentire.
Ho chiesto al sindaco di fare un assemblea cittadina al teatro Apollonio impegnandomi a pagare le spese del teatro, in cui ci fossero i tecnici, il sindaco ed un mediatore esterno.
Un’assemblea in cui tutti potessero avere libertà di domandare e di avere una risposta chiara.
Questo non mi è stato concesso, questo non Vi è stato concesso.
Ora non torno alla mia vita normale di insegnante e di zuppa di cipolle perchè siamo stati offesi personalmente ed umanamente tutti, e andrò avanti a raccogliere firme insieme ai ragazzi e alle donne che naturalmente mi hanno aiutato portandomi tè caldo e spontaneità , spendendo il loro tempo per dei “semplici alberi”.
Così semplici che hanno risvegliato nazionalmente una sentimento che va al di là del puro interesse ambientale, ma che investe tutti noi della dignità di difendere quello in cui crediamo.
Io credo alla vita.
Chiunque voglia aderire ai lavori o sottoscrivere la petizione può contattare l’indirizzo e-mail futurosenzaradici@gmail.com
Michele Forzinetti
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