SEI ITALIANI SU DIECI (57%) DICONO DI STARE CON L’UCRAINA, MENTRE UN 5% PARTEGGIA PER CHI ASSASSINA DONNE E BAMBINI
UN 38% DI INTERVISTATI NON PRENDE POSIZIONE (FRANCIA O SPAGNA PURCHE’ SE MAGNA)… IL 32% E’ CONTRARIO ALLE SANZIONI … UNA SOLUZIONE PER I FAN DI PUTIN: TRENI SPECIALI PER MOSCA CON BIGLIETTO DI SOLA ANDATA E FUORI DAI COGLIONI
«L’Italia è a fianco dell’Ucraina», ha ripetuto più volte il premier Mario Draghi. Di certo lo è il governo, al netto dei mal di pancia di Matteo Salvini. Ma, a quanto pare, non lo sono tutti i cittadini.
Secondo l’ultimo monitoraggio del “sentiment” della nostra opinione pubblica curato da Ipsos, solo sei italiani su dieci (57%) dicono apertamente di stare con l’Ucraina, mentre c’è un 5% che non si fa problemi ad ammettere di parteggiare per la Russia.
In mezzo troviamo un 38% di intervistati che non prende posizione, scegliendo l’equidistanza tra gli aggressori e gli aggrediti: «Esiste la percezione che i filorussi siano molti di più», spiegano i ricercatori dell’Ipsos. Non tutti hanno voglia di dichiararsi ammiratori di Putin, ma lo lasciano intendere
Un italiano su tre, ad esempio, sostiene che Mosca abbia ragione a sentirsi minacciata dall’allargamento della Nato, anche se quasi tutti ritengono comunque ingiustificata l’invasione dell’Ucraina, a parte un 6% completamente allineato sulle mosse del Cremlino.
In un quadro di questo tipo, non sorprende che solo la metà del campione si dica favorevole a mantenere le sanzioni nei confronti della Russia, anche a fronte di un aumento dei prezzi: un terzo (32%) è, invece, poco o per niente d’accordo, un’opinione in crescita rispetto alle prime settimane di guerra.
La volontà che prevale è quella di cercare di restarne fuori, il più possibile.
Metà degli italiani (48%) preferirebbe evitare qualsiasi coinvolgimento nel conflitto, astenendosi anche dall’inviare armi all’Ucraina, un’azione sostenuta solo dal 29% degli intervistati.
Se per uno su quattro (28%) il governo fa bene a insistere con le sanzioni, c’è una percentuale analoga che chiede di scegliere la neutralità: il nostro Paese dovrebbe ritirare le sanzioni e proporsi come mediatore, anche a costo di creare contrasti con gli Stati Uniti e gli alleati europei.
A proposito, sul fronte diplomatico è la Francia di Macron a emergere come l’attore internazionale che più sta contribuendo alla ricerca di una soluzione al conflitto. Seguita dalla stessa Unione europea, dal Vaticano e da Israele.
L’avvio dei negoziati ha ridotto i timori di un allargamento della guerra su scala globale: per oltre il 50% resterà una questione tra Russia e Ucraina o, al massimo, si estenderà ad altri Paesi dell’Est Europa. Allo stesso modo, per il 45% è poco o per niente probabile il ricorso ad armi nucleari.
Tuttavia, l’85% degli italiani resta molto o abbastanza preoccupato delle conseguenze di questo conflitto. In particolare di quelle economiche, sia per la propria famiglia che per il Paese in generale: rincari di beni e servizi, rischi per i risparmi, peggioramento dei conti pubblici, rallentamento dell’export e della produzione industriale.
Ma è in aumento, fino al 30%, anche il timore di un coinvolgimento diretto dell’Italia nelle operazioni militari. Decisiva, poi, per farsi un’opinione circostanziata, è l’offerta di informazione garantita dai media italiani, che solo tre intervistati su dieci giudicano neutrale e oggettiva. Per il 37% del campione, invece, è troppo sbilanciata a favore dell’Ucraina e del presidente Zelensky. In generale, il 28% si considera poco o per nulla informato, confuso rispetto allo scenario bellico, mentre il 42% si ritiene informato solo in parte.
Un terzo degli italiani ritiene che le nostre aziende debbano prendere una posizione pubblica sul conflitto, mentre un 43% auspica che restino distanti e neutrali, per evitare di compromettere gli affari. La maggioranza (58%), comunque, sostiene che le aziende dovrebbero partecipare alle sanzioni nei confronti della Russia, ritirando i loro prodotti dal mercato di Mosca e chiudendo eventuali fabbriche ed uffici. Ma c’è anche un 40% che ritiene giusto non penalizzare i cittadini russi, assicurando loro i prodotti cui sono abituati. Per quanto riguarda le azioni a sostegno dell’Ucraina, per l’85% degli intervistati le aziende dovrebbero innanzitutto inviare aiuti materiali ai profughi, mentre il 72% vorrebbe che arrivassero a donare parte dei loro ricavi a beneficio di chi è scappato dalla guerra.
(da agenzie)
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