SI METTE MALE: CONSIGLIO UE VICINO ALLA ROTTURA SUL RECOVERY FUND
L’ITALIA SBATTE CONTRO I FRUGALI, L’OLANDA NON CEDE SULL’UNANIMITA’ PER L’EROGAZIONE DI FONDI… SI CONTINUA A TRATTARE MA IL FLOP E’ VICINO CON L’INCUBO DELLE BORSE LUNEDI’
Si mette male. Nel tardo pomeriggio Giuseppe Conte, con il volto stanco di due giorni e una notte di trattative a Bruxelles, lo dice chiaro in diretta Facebook: “Stallo, molto più complicato del previsto”.
E a sera, dopo una nuova girandola di incontri e bilaterali, le previsioni sono fosche sul Consiglio europeo in corso per cercare un’intesa a 27 su ‘Next generation Ue’, pacchetto proposto dalla Commissione europea che include il recovery fund per affrontare la crisi da covid.
Alcune fonti diplomatiche europee temono seriamente il flop, apprende Huffpost. Orizzonte nero che, al confronto, un’altra nottata di trattative sarebbe meglio. Anche perchè di fronte ad un eventuale fallimento, pur con il rinvio ad un altro vertice europeo, si teme la reazione delle borse alla riapertura lunedì.
Insomma, potrebbe finire a gomitate, per non esagerare nelle metafore sulla possibile interruzione del vertice e delle trattative. Del resto, è iniziata così: con i leader che si sono salutati a gomitate, per le misure di distanziamento sociale imposte dalla pandemia. Distanti. E, dopo due giorni, restano distanti.
Le cose cambiano di minuto in minuto. Ma dopo quasi 48 ore di discussioni non c’è intesa su nessuno dei punti del pacchetto.
Nè sull’ammontare del fondo, sulla ripartizione tra sussidi e prestiti e soprattutto sulla governance: come e in quanto tempo questi soldi saranno disponibili per gli Stati che ne avranno bisogno, come Italia, Spagna, Portogallo, Francia, i più colpiti dalla crisi.
E’ nel tardo pomeriggio che Angela Merkel, Conte, Emmanuel Macron, Pedro Sanchez si riuniscono di nuovo, insieme ai presidenti della Commissione Ue Ursula von der Leyen e del Consiglio europeo Charles Michel, per tentare di uscire dall’impasse che ha portato ai ferri corti nord e sud Europa sul recovery fund.
Prima di vedersi, su una terrazza dell’Europa building di Bruxelles dove da ieri mattina sono riuniti i 27 leader Ue, hanno incontrato ancora l’olandese Mark Rutte, il vero ostacolo alle trattative.
Hanno insomma appreso che il premier de L’Aja continua a insistere sull’unanimità in Consiglio europeo per le decisioni sull’erogazione dei fondi, scettico e diffidente sulla capacità degli Stati del sud di usarli per riformarsi.
E allora i quattro leader riuniti con von der Leyen e Michel cercano di svolgere la nuova proposta italiana sulla governance, tentativo di andare incontro alle esigenze dell’Olanda.
Invece dell’unanimità , prevede un meccanismo di maggioranza qualificata rafforzata, con decisione da prendersi entro 4 settimane sull’esborso delle risorse. Se uno Stato solleva problemi, può chiedere al presidente del Consiglio europeo Michel di discuterne in un prossimo summit.
Ma la proposta non chiarisce cosa succede se poi il Consiglio accoglie i rilievi sollevati. L’erogazione a quel punto si fermerebbe, ma la proposta non lo dice.
Prima di cena, insieme alla delegazione italiana, Conte incontra separatamente von der Leyen. Al bilaterale si associa anche Rutte.
Il quadro non è per niente perfetto. Niente coincide in questo puzzle europeo impazzito sulla risposta comune alla crisi da covid.
Sulla richiesta di unanimità , Rutte è abbastanza isolato ma nonostante ciò riesce a tenere il punto. Perchè su altri aspetti del recovery fund trova sostegno non solo da parte degli altri frugali come Austria, Svezia, Danimarca, ma anche dalla Finlandia e dal premier bulgaro Boyko Borissov.
Gli Stati del nord pretendono un taglio vigoroso ai 500mld riservati ai sussidi. Considerano insufficiente la proposta di compromesso (taglio di 50mld) presentata da Michel questa mattina, al termine di una giornata e una nottata trascorse in discussioni senza soluzioni e con tante divisioni.
E, volgendo lo sguardo a est, c’è anche il fronte ungherese molto attivo a chiedere che siano eliminate le condizionalità legate al rispetto dello stato di diritto. Michel ha fatto un bilaterale con Viktor Orban: non è riuscito a placarlo.
L’unico più possibilista circa un accordo è il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, leader conservatore. C’è “un movimento nella giusta direzione”, dice all’agenzia di stampa austriaca Apa, sottolineando di avere “poche obiezioni” sul volume del fondo, da 750 miliardi di euro, anche se pure per Kurz il livello dei trasferimenti diretti non rimborsabili “deve essere ridotto”.
A sera, dovrebbe planare sul tavolo un’altra proposta di compromesso di Michel. Ormai siamo vicini alla decisione tra spunti di accordo, che significa passare un’altra nottata e magari un’altra giornata a trattare, oppure fine, fallimento per riconvocarsi in altra data.
(da “Huffingtonpost”)
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