“SIAMO IN GABBIA COME POLLI, MI TENGONO INCATENATO E NON VEDO IL SOLE DA 10 GIORNI”: GAETANO MIRABELLA COSTA, UNO DEI DUE CITTADINI ITALIANI DETENUTI IN “ALLIGATOR ALCATRAZ”, RACCONTA LE CONDIZIONI DISUMANE IN CUI VIENE RINCHIUSO NEL CENTRO PER MIGRANTI VOLUTO DA TRUMP
RENZI: “IL GOVERNO DEI PATRIOTI CONTINUA A FARE IL MAGGIORDOMO DI TRUMP O INTENDE DIFENDERE I DIRITTI DI UN CITTADINO ITALIANO? GLI ITALIANI NEI POLLAI, LA MELONI GENUFLESSA A TRUMP”
«Siamo in gabbia come polli, 32 persone con tre bagni aperti, tutti vedono tutto. Non so di cosa mi accusano, non posso parlare con un avvocto né con un giudice». È un racconto terribile quello che Gaetano Mirabella Costa, uno dei due italiani rinchiusi in Alligator-Alcatraz fa ai microfoni del Tg2.
Le condizioni di detenzione sono disperate: «Le autorità italiane mi aiutino a uscire da quest’incubo». Originario di Fiumefreddo di Sicilia […] ha 45 anni e vive in America da 10. Arrestato in seguito a una denuncia dell’ex moglie per aggressione e possesso di stupefacenti è stato condannato a 6 mesi e all’espulsione.
Doveva uscire dal carcere il 9 luglio, invece l’hanno trasportato direttamente nel malsano centro di detenzione, «incatenato come un cane» come racconta la mamma. Può fare alcune chiamate: «È l’unica cosa positiva» dice la donna, spiegando, però, che anche quello è difficile: «La situazione è molto dura, mi ha detto
“mamma non vedo il sole da 10 giorni”. Noi non siamo stati ancora contattati da nessuno per affrontare questa situazione ma faremo di tutto per farlo tornare, speriamo presto»
A raccontare dall’interno le difficili condizioni di vita in quel luogo costruito in appena otto giorni su un terreno insalubre e infestato da insetti e pitoni assemblando roulotte, tende e circondando il tutto con filo spinato e 200 telecamere, ci ha già provato anche l’altro italiano prigioniero: Fernando Artese, 63anni, entrato con un visto turistico di 90 giorni nel 2014 e rimasto in Florida.
A un giornalista del Tampa Bay Times ha descritto «condizioni da campo di concentramento».
E ieri per lui la figlia 19enne Carla ha aperto una sottoscrizione su GoFoundMe che ha lanciato dal suo account Instagram: […] «Non gli danno informazioni e non lo hanno inserito negli archivi: non esiste come carcerato. Gli danno due miseri pasti a 12 ore di distanza. Il caldo è terribile ma dal 3 luglio ha potuto fare solo due docce. I gabinetti sono otturati non c’è sapone né spazzolini da denti. Ci serve un avvocato che ci aiuti e soldi per coprire le spese. Vi prego, aiutatemi a liberare mio padre».
Ieri anche Matteo Renzi, leader di Italia Viva, è intervenuto sul caso con una nota durissima: «Un italiano è chiuso ” in un pollaio”, detenuto ad Alligator Alcaraz, il centro voluto dai sovranisti americani. Non può chiamare un avvocato. Il Governo dei patrioti continua a fare il maggiordomo di Trump o intende difendere i diritti di un cittadino italiano? La domanda forse è retorica, la risposta di Meloni certo è ridicola. Gli italiani nei pollai, la Meloni genuflessa a Trump». Pure Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra attacca: «Questo governo, sempre pronto a compiacere Washington, resta in silenzio anche davanti a una palese violazione dei diritti umani. Patrioti a parole, vassalli nei fatti».
(da agenzie)
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